La legge popolare sull’azzardo e rischio della democrazia

La proposta di legge arriva alla Camera. Serve ora il coinvolgimento diretto dei parlamentari che sperimentano una nuova condivisione trasversale. Critica durissima di As.Tro Confindustria in nome della democrazia delle maggioranze. Seconda parte intervista ad Angela Moroni, di Legautonomie
Sindaci contro l'invasione dell'azzardo. foto Legautonomie

Come abbiamo già riportato nell’intervista alla segretaria di Legautonomie, Angela Moroni, la presidente della Camera Laura Boldrini ha accolto con grande favore la delegazione dei sindaci che il 9 aprile ha consegnato a Montecitorio le oltre 93 mila firme raccolte a sostegno di una legge di iniziativa popolare per la regolamentazione del gioco d'azzardo, promossa dalla Scuola delle Buone Pratiche, progetto di Legautonomie e Terre di Mezzo.

La notizia non ha certo reso felici gli esponenti dell’organizzazione imprenditoriale aderente a Confindustria, As.Tro (Asssointrattenimento 2007), che in un comunicato rilasciato il 10 aprile ha inteso evidenziare la scarsa rappresentatività di una tale proposta, mettendo a confronto le poche migliaia di firme raccolte con «i 60 milioni di italiani e quasi 5 milioni di stranieri residenti stabilmente nel Paese». Secondo l’avvocato Silvia Taddei, direttrice generale di As.Tro, «una democrazia viva non rifiuta il confronto con il suo “1,5 per cento”, ma dovrebbe avere il tatto necessario per significargli la distanza rispetto al restante 98,5 per cento, e la conseguente inidoneità a fungere da faro-guida». Proseguendo con tali concetti che pretendono di esprimere le esigenze di una sana democrazia, la rappresentante degli industriali dell’azzardo giunge ad affermare che «As.Tro si opporrà sempre a chi pensa di tutelare i deboli consigliando loro di non uscire di casa solo per non scontrarsi coi forti, di non fare perché non possono capire come farlo, di non pensare, perché troppo rischioso potrebbe essere l’esito di una analisi, di non giocare perché privi della capacità di controllarsi emotivamente e finanziariamente. Chissà se il 98,5 per cento degli italiani è d’accordo a sentirsi dare questi consigli dal (restante, ndr) 1,5 per cento».

Una vera e propria chiamata alla conta che potrà farsi in Parlamento se la proposta di legge popolare riuscirà a superare i vari guardiani e paladini della democrazia. Come tutti sanno, per presentare una proposta di legge popolare occorrono solo 50 mila firme. Averne raccolte molte di più, serve a dare il via alla procedura e non è affatto paragonabile con un risultato referendario. Per capire meglio il meccanismo e il ruolo decisivo di una mobilitazione popolare, continuiamo il dialogo con Angela Moroni.

Quali rapporti esistono tra il percorso avviato con la vostra proposta e il testo unico che si trova in commissione Affari sociali alla Camera (relatrice Binetti) e che dovrebbe giungere in aula per fine aprile?

«Stiamo seguendo l’iter della proposta di legge Binetti e presteremo particolare attenzione ai decreti che il governo dovrà predisporre per dare attuazione all’art. 14 della delega fiscale: se viene approvata la proposta Binetti e se vengono emanati i decreti corrispondenti al testo dell’art. 14, tanta parte della legge popolare sarà già legge vigente. Il nostro non sarà un lavoro facile, però abbiamo già avuto un’esperienza interessante: a dicembre, quando il Senato ha approvato l’emendamento che tramite il taglio dei trasferimenti “puniva” i sindaci che introducevano limitazioni al gioco d’azzardo, anche grazie al nostro movimento l’emendamento non è stato approvato alla Camera, ed è stato definitivamente abbandonato. Un successo piccolo, però significativo».

Quindi possiamo dire di essere vicini ad un possibile risultato considerando la trasversalità della proposta che va dalla Boldrini alla Binetti?

«L’onorevole Paola Binetti era presente all’incontro di oltre 60 amministratori e cittadini con la presidente Boldrini, invitata proprio da lei, perché potesse accogliere le istanze che venivano portate da tanti territori d’Italia. Nella mattina del 9 aprile infatti erano state consegnate le 93.194 firme raccolte in 18 regioni, 61 province e oltre 400 comuni di tutta Italia. Le regioni più rappresentate sono la Lombardia, dove sono state raccolte oltre 35 mila firme, l’Emilia Romagna con più di 27 mila, il Piemonte e il Veneto; ma oltre 6 mila firme sono state raccolte dall’Azione Cattolica in 4 comuni vicini a Molfetta, altre in Sicilia, nelle Marche, nel Lazio, in Campania. E a Roma, all’incontro con la presidente Boldrini, c’erano più di 60 persone provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dal Piemonte, dall’Emilia Romagna, dalla Toscana, dalle Marche, dal Lazio, dalla Campania. La Binetti ha potuto sperimentare la forza e la passione di queste persone, il sostegno che ne deriva alla sua proposta di legge. Lei è sicuramente meno sola nel suo lavoro e i sostenitori e i firmatari della legge sono consapevoli del fatto che una buona parte della proposta, quella dei primi capitoli, che corrisponde anche al titolo “Tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro-giochi d’azzardo”, ha la possibilità di essere approvata in un tempo breve».

Quale sinergia si può ancor più incentivare tra la promozione culturale delle iniziative di Slot Mob e i lavori dei sindaci contro l'azzardo?

«Credo che in questo campo si possa ancora fare tanto. Insieme con l’economista Valter Vitali ho partecipato a un incontro con gli studenti di un liceo di Brescia: l’ho ascoltato descrivere ai ragazzi la forza economica che può avere la decisione di alcune persone di andare a prendere un caffè in un bar piuttosto che in un altro. Gli ho sentito descrivere in modo semplice ed efficacissimo il rapporto tra le possibilità di vincita e le giocate, e sono convinta che questi ragionamenti vadano diffusi, portati in tutte le iniziative culturali organizzate nei vari territori.

«Ho l’impressione che nella corsa che tutti abbiamo affrontato in questo anno, gli amministratori locali, la campagna "Mettiamoci in gioco", Slot Mob, Noslot, ognuno ha cercato di mettere a punto e sperimentare i propri strumenti. Così il movimento di consapevolezza dei rischi del gioco d’azzardo si è esteso da Nord a Sud, da Est a Ovest, e si è arricchito delle voci e delle competenze di tanti che però hanno agito su percorsi propri, e solo occasionalmente hanno trovato e sviluppato sinergie. Penso, invece, che quello delle sinergie da ricercare e sviluppare insieme, pur nelle differenze e nelle modalità di intervento diverse, sia il terreno dove siamo chiamati a misurarci. Il coordinamento lombardo della campagna “Mettiamoci in gioco”, ad esempio, ha invitato a un incontro i sindaci più attivi della Lombardia nella raccolta delle firme e nell’ideazione di iniziative, per verificare la possibilità di attività comuni. Credo che questo percorso lo si possa fare tutti insieme, anche con Slot Mob e Noslot: mettere insieme le idee, le competenze, i punti di forza di ciascuno rafforza tutti, costruisce dialogo, rispetto reciproco e scambio. Costruisce un movimento molto più forte e competente dei movimenti attuali. Inoltre, si potrebbero scoprire insieme i campi nuovi in cui attivare un movimento come quello creato per il gioco d’azzardo e lavorare insieme. Se pensiamo alle ingiustizie, ai tanti problemi sottaciuti, alle tante questioni irrisolte presenti ancora nel nostro Paese, scopriamo che i campi di intervento comune sono davvero tanti, che aspettano tutti la nostra iniziativa».

 

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