La lega dei miti

L’uomo di cui l’altro ha bisogno per sconfiggere il male dentro di sé
Norberto Bobbio

Nel 1983 Norberto Bobbio tenne a Milano una conferenza che era parte di un ciclo di incontri dedicati alle virtù. Lui scelse la mitezza. Nel 1993 questo discorso divenne un piccolo libretto, poche pagine davvero, con titolo Elogio della mitezza (Edizioni dell’asino).

Fece scalpore e suscitò pure polemiche. Quando s’accostano i termini “mitezza” e “nonviolenza” i distinguo di varia bandiera sono inevitabili. Ma non è questo il punto. Veramente grandioso è che il filosofo torinese vede nel mite «l’uomo di cui l’altro ha bisogno per sconfiggere il male dentro di sé».

Il mite non sembra aver goduto di gran rispetto nel corso della storia. Nella politica, nel lavoro, nell’educazione dei giovani, oggi mite è sinonimo di sfigato, di perdente. Vengono privilegiate l’aggressività e la competitività. Bobbio riferendosi al Principe di Macchiavelli ricorda che gli animali simbolo del politico sono il leone e la volpe. «Il mite agnello non è un animale politico: se mai la vittima predestinata, il cui sacrificio serve al potente per placare i demoni della storia».

Allora, chi vuole essere mite? La prospettiva non pare attraente. Ma è pur vero che il mite – sebbene impolitico – compie il gesto politico più grande che si possa immaginare: si adopera per sconfiggere il male dentro di sé, al punto da motivare e aiutare l’altro a fare altrettanto. Era questo a cui alludeva Gesù quando sconcertava chi l’ascoltava dicendo: «Beati i miti, perché erediteranno la terra»?

Il demonio che gli ballonzolava spesso attorno, cantava un’altra canzone: mostrandogli i regni della terra diceva spavaldo: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data». La politica, il potere, è dunque appannaggio dei prepotenti? Spesso pare di sì. Ma nel lungo termine no. Un mondo nuovo sta avanzando nella storia, anche se impercettibilmente perché viaggia su percorsi tortuosi. E «il mite può essere configurato come l’anticipatore di un mondo migliore». Parola di Bobbio.

Nell’introduzione del libretto, Pietro Polito, che è stato vicino al filosofo nei suoi ultimi anni di vita, scrive: «I miti non sopportano l’ingiustizia quanto disapprovano la violenza, non esagerano, mantengono la calma quando tutti intorno la stanno perdendo, non confondono l’equanimità con l’equidistanza, l’equilibrio con l’inazione, attraversano la vita e fanno del loro meglio per una vita più vera. Agli entusiasti e fanatici di ogni credo, religione o ideologia si dovrebbe e si potrebbe opporre una sorta di lega dei miti, uomini e donne comuni che nell’ora della scelta ritrovano in sé stessi i valori più antichi e più semplici: il disinteresse, la generosità, l’integrità morale».
Che sia giunta l’ora di costituire questa “lega dei miti”?

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