La Germania in cerca di migranti qualificati

La Germania ha firmato con il Kenya un accordo storico che consentirà ai lavoratori qualificati di migrare in Europa. Per far fronte alla carenza di manodopera, stipulati accordi simili anche con altri paesi. "Il fondamento della nostra prosperità, ha detto il cancelliere Scholz - è la nostra apertura al mondo”
Il ministro degli Esteri del Kenia Musalia Mudavadi, il presidente del Kenya William Ruto, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il ministro degli interni tedesco Nancy Faeser, partecipano alla firma di un accordo sulla migrazione presso la cancelleria di Berlino, Germania, il 13 settembre 2024. Foto Ansa, EPA/CLEMENS BILAN

La Germania e il Kenya hanno firmato il 13 settembre un accordo storico che consentirà ad un numero imprecisato (si dice 250 mila) di lavoratori qualificati keniani di trasferirsi in Germania. Per far fronte alla carenza di manodopera, accordi simili la Germania li sta concludendo anche con altri paesi.

La partnership strategica Germania-Kenya sull’immigrazione mira ad affrontare la crescente carenza di manodopera in Germania, fornendo allo stesso tempo nuove opportunità a giovani keniani.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sottolineato l’importanza di questa partnership dicendo: “Un accordo molto importante dal mio punto di vista. Si aprono prospettive per i keniani, perché lavoratori qualificati o giovani possono venire a formarsi in Germania. Ciò può aiutarci a compensare la grave carenza di manodopera”.

Ma Berlino ha subito smentito la quota di 250 mila permessi che era circolata sottobanco: “L’accordo tra Germania e Kenya non prevede cifre o quote di lavoratori qualificati che avranno l’opportunità di lavorare in Germania”. Così il ministro dell’Interno tedesco su X.

L’esportazione di manodopera era una promessa del presidente keniano William Ruto: all’inizio del suo mandato aveva auspicato che ogni settimana 5 mila giovani keniani potessero lasciare legalmente il Paese per lavorare all’estero.

L’accordo firmato il 13 settembre prevede anche “procedure di rimpatrio immediato per coloro che provengono dal Kenya, ma non acquisiscono o non possono acquisire il permesso di soggiorno in Germania”, ha aggiunto Olaf Scholz.

Quando si parla di immigrazione irregolare in Germania, il peso del Kenya è relativamente basso. Nei primi otto mesi dell’anno solo 225 persone provenienti da questo paese hanno presentato domanda di asilo in Germania per la prima volta.

Tuttavia, questa partnership non è priva di controversie. In effetti, solleva preoccupazioni in Kenya riguardo ad una possibile “fuga di cervelli”, professionisti qualificati che potrebbero lasciare il paese per cercare opportunità all’estero, lasciando in patria un vuoto in settori chiave.

Il fondamento della nostra prosperità è la nostra apertura al mondo. E dobbiamo difenderlo”, ha detto Scholz. Nel sostenere questa apertura, il cancelliere tedesco ha chiesto di “limitare l’immigrazione clandestina”.

Paradossalmente, questa cooperazione evidenzia una contraddizione al centro delle politiche migratorie europee.

Da un lato, l’Europa è spesso vista come riluttante ad accogliere i migranti a causa di preoccupazioni politiche e sociali. Dall’altro, sta guardando attivamente a paesi come il Kenya per colmare le lacune nel mercato del lavoro, dimostrando il desiderio di attrarre lavoratori qualificati e limitando al tempo stesso l’immigrazione in generale.

Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung del 15 settembre, il cancelliere Olaf Scholz e il suo governo sono “in missione sull’immigrazione”. In effetti, la Germania ha un problema con il suo sistema di immigrazione.

In realtà, Berlino ha già concluso accordi di cooperazione simili con Georgia, India e Marocco. Dopo il Kenya è in programma un accordo anche con l’Uzbekistan. All’inizio dell’anno la Colombia è stata anche oggetto della visita di una delegazione tedesca. Sono all’orizzonte anche accordi con Ghana, Kirghizistan e Moldavia.

Come rileva la un’emittente televisiva, gli obiettivi variano. Per la Georgia l’obiettivo era ridurre il numero di richieste di protezione in Germania. Da quando è stato concluso l’accordo questi sono diminuiti del 60-70%. Con il Marocco la sfida era ristabilire efficaci relazioni diplomatiche, a lungo poco chiare.

All’inizio di settembre, lo stesso commissario federale incaricato dell’immigrazione, Joachim Stamp, aveva affermato che la Germania avrebbe dovuto rilevare le infrastrutture finanziate – e ora abbandonate – dagli inglesi in Ruanda. E che Berlino dovrebbe mandarvi una parte dei migranti irregolari, come inizialmente aveva previsto di fare il Regno Unito.

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