La galea ritrovata

Ultimamente il Museo del Mare di Genova si è arricchito della perfetta riproduzione di una antica galea costruita nei cantieri belgi di Ostenda. Ecco una nuova attrazione per chi metterà piede nel capoluogo ligure designato quest’anno, insieme a Lille, capitale della cultura. E a proposito di queste navi che per oltre due secoli hanno dominato il Mediterraneo, è ancora vivo il ricordo del rinvenimento – nei fondali davanti a quella che fu la rivale di Genova, Venezia – di due relitti trecenteschi: una rascona (imbarcazione da trasporto lagunare e fluviale) e una galea, appunto; imbarcazioni note solo da descrizioni e da fonti iconografiche, e di cui mai prima d’ora erano stati rinvenuti esemplari. La scoperta, tra le più importanti degli ultimi anni per quanto riguarda l’archeologia navale, ha avuto enorme risonanza nazionale ed internazionale anche perché ha dato luogo, nell’agosto-ottobre 2001, ad un cantiere di scavo tutto particolare: l’isolamento mediante un palancolato a tenuta stagna dell’area da scavare, corrispondente all’isolotto oggi sommerso di San Marco in Boccalama, che ha permesso di effettuare all’asciutto l’indagine archeologica e lo studio dei reperti, attualmente protetti e di nuovo ricoperti. Uno scavo innovativo, dunque, che ha visto lavorare fianco a fianco esperti di varie discipline e può costituire un punto di riferimento per future imprese del genere. Chi desideri approfondire questa vicenda emozionante, con le nuove conoscenze acquisite e i progetti legati al definitivo recupero e restauro delle due imbarcazioni, ha ora a disposizione un libro scientifico e al tempo stesso divulgativo, edito da Marsilio con uno splendido corredo fotografico: La galea ritrovata. Grazie ad esso, il lettore può rivisitare – fra l’altro – la storia gloriosa della Serenissima nelle sue relazioni marittime in Adriatico, Mediterraneo e verso Oriente, e nel suo commercio locale di ambito lagunare o di collegamento con le vie fluviali. La storia della galea ritrovata è diventata anche un giallo archeologico, narrato dalla penna esperta di Valerio Massimo Manfredi, l’archeologo emiliano che alle pubblicazioni scientifiche per pochi addetti ai lavori sembra preferire la ricostruzione romanzata di eventi e personaggi della storia, autore di best seller come la trilogia Aléxandros tradotta in tutto il mondo e apprezzato conduttore di programmi culturali televisivi. Nel racconto L’isola dei morti, anch’esso edito da Marsilio, Manfredi immagina che la galea rinvenuta a San Marco in Boccalama, l’isolotto usato come luogo di sepoltura dei morti della peste del 1348, sia stata scenario di un delitto misterioso legato al trafugamento di un tesoro inestimabile che… ma è meglio fermarsi qui per non togliere al lettore il gusto di questa avventura nella storia, piena di colpi di scena e di inquietanti interrogativi, che si svolge tra le calli di Venezia e la sua laguna.

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