La forza del perdono

Una pagina di Vangelo interpretata in uno dei quartieri più poveri della capitale delle Filippine  
Baraccopoli Manila

Pedro Lantero viveva con la moglie e cinque figli a Tondo, una delle 526 baraccopoli della Grande Manila: non meno di due milioni e mezzo di persone ammassate in alloggi di fortuna. Ogni mattina Pedro si alzava all’alba, ma quel poco che riusciva a raggranellare non era sufficiente ad offrire alla famiglia un’abitazione decente. Negli ultimi anni, aveva dovuto ricostruire più volte con materiale di risulta la casupola invasa dalle violente piogge monsoniche.

 

Eppure non si lamentava. Anzi si sentiva un uomo fortunato: aveva conosciuto degli amici veri, dei focolarini, in quel quartiere invivibile, noto come il “barangay senza Dio”. Da quando li frequentava, aveva trovato dentro di sé la molla per riprendere in mano le redini della sua esistenza. Davvero tante, talvolta insormontabili, le difficoltà che ogni giorno si trovava ad affrontare. Ma aveva modo di condividerle con i nuovi amici, un gruppo locale dei Focolari.

 

È uno di loro a raccontare di quando «un vicino, in stato di ubriachezza, aveva lanciato un coltello a Charito, la bambina di Pedro, ferendola a una mano. Era la sua primogenita, di appena sei anni. Solo due settimane prima l’aveva accompagnata ad una riunione di bambine dei Focolari, le Gen 4, e l’aveva riportata a casa molto contenta perché aveva sentito parlare di cose belle. Charito aspettava con ansia il giorno del suo compleanno, ormai prossimo».

 

Inutile la corsa verso l’ospedale: durante il tragitto la piccola Charito moriva tra le braccia della mamma, probabilmente per un’infezione tetanica. Accecato dal dolore, Pedro si armò di un coltello e si mise alla ricerca dell’uomo che l’aveva colpita: «D’un tratto – racconta l’amico – si fecero strada nel suo animo alcune parole del Vangelo che aveva ascoltato e fatto sue durante il nostro ultimo incontro: “Non sette volte, ma settanta volte sette occorre perdonare”: era la Parola di vita del mese.

«Fu un attimo che sembrò un’eternità. Scorse l’uomo, che si era nascosto. Con la voce spezzata dai singhiozzi, si limitò a gridargli: “Perché l’hai fatto?”. Al tono di quella voce, l’uomo chinò la testa».  

 

«Quello stesso pomeriggio – prosegue l’amico – siamo andati a trovare Pedro e la sua famiglia. Vivevano in un’unica stanza di due metri per tre, appena rialzata da terra per non far entrare la polvere e la sporcizia della strada. I muri erano di assi di legno e di pezzi di latta arrugginita. Il tetto aveva un buco, da cui entrava un po’ di luce nella stanza senza finestre. In un angolo, su una semplice panca di legno, stava dormendo un neonato di pochi giorni. Charito era deposta in una poverissima bara appoggiata su due pezzi di legno, su cui era stata messa una semplice immagine della Madonna; accanto, un ritratto del papa. C’era anche un bicchiere dove la povera gente del quartiere deponeva pochi centesimi come contributo alle spese del funerale, l’equivalente di dieci dollari».

 

Charito ebbe il suo funerale, semplice ma decoroso. Un sacerdote benedisse e accompagnò la salma sino alla sua ultima dimora. Nemmeno nei giorni seguenti la famiglia Lantero rimase sola. «La moglie di Pedro – continua il racconto –, essendo vissuta sin da piccola in una baraccopoli, sembrava assente, lontana, quasi incapace di reagire a qualsiasi sofferenza. Eppure, nel salutarci ci stringeva con forza la mano, ripetendoci con dolcezza: “Grazie, grazie!”. Pedro poi impressionava tutti per il volto sereno, lo sguardo limpido, la pace profonda che riusciva a trasmettere. Nel suo grande dolore non era stato lasciato solo, e questo – ci disse – gli dava la forza per rimanere fermo nel proposito del perdono».

 

In seguito a questa dolorosa vicenda gli abitanti di quel quartiere vennero coinvolti nel progetto sociale “Bukas Palad”. Ora i bambini che giocano hanno abiti puliti. In ogni angolo si vedono donne che lavano la biancheria, dappertutto i panni sono stesi ad asciugare. Segni evidenti di una vita dignitosa, anche dove la polvere e il fango la fanno da padroni.

 

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