La fede è un fuoco che cresce!

Chi fa crescere è Dio. Ma quale gioia essere suoi cooperatori!
Giovani

La fede è un fuoco che tanto più cresce a quante più anime si apprende: chi se lo chiude in sé, rischia di soffocarlo, per mancanza di quell’ossigeno che è la carità, virtù espansiva, e non egocentrica. Non si è fatto tutto quando si ha la fede per sé; allora comincia il debito di darla ad altri. La religione nella coscienza nasce; ma non ci muore. Nasce, e si espande fuori. Chiudersela dentro, come in uno scrigno, significa comprimervi l’immensità di Dio e dell’amore, cioè compiere un’operazione di deformazione e limitazione; e ne segue un piccolo culto, a nostra misura, geloso del culto altrui; un tentativo settario di sequestrare per propri usi la divinità. Al Gesù nostro si sostituisce il Gesù mio: la cattolicità si raggrinzisce a morte; la fraternità si viviseziona. Si diventa acattolici, senza accorgersene, adottando in pratica il principio dell’ognuno per sé e Dio per tutti, nel quale la solidarietà del Corpo mistico si scompone. Nella Chiesa siamo solidali: di qui il debito dell’apostolato, che poi si traduce in associazione d’anime, in attuazione dell’universalità cristiana.

Naturalmente l’apostolato degli uomini è ancora simile all’opera di chi innaffia un giardino: chi fa crescere fiori e frutti è Dio. Ma quale gioia essere cooperatori di lui! Egli manda, e noi ci mettiamo in cammino: uno farà migliaia di chilometri, e un altro farà quel tratto a cui arriva un tram: ma c’è lavoro per tutti; quel che importa è di mettere in circolazione i valori del cristianesimo, non nasconderli, come moneta infruttifera, nelle viscere di un materasso.

Insomma, i cristiani tutti da atomi erranti vengono raccolti in Chiesa, fatti popolo santo, sacerdotale: ora compito sacerdotale è anche la propagazione della buona novella. Compito superbo, che li mette in comunione con Cristo docente e li fa partecipi del Regno.

 

(Da: Segno di contraddizione, Città Nuova)

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