La droga viaggia sul web

Le ultime novità tra le sostanze illecite di natura sintetica derivano da scarti di ricerca di cannabinoidi e vengono vendute su Internet abbinate ad erbe pubblicizzate come naturali. È in Rete che si gioca oggi la lotta allo smercio e alla diffusione di stupefacenti
Nuove droghe sintetiche

Gli esperti li chiamano “esperiti”, trentenni che con la droga hanno già avuto a che fare e sono talmente tanto informati da cercare le “ultime novità” con il nome scientifico del principio attivo che vogliono. E il mercato più proficuo risulta proprio Internet, il luogo dove navigando ci si imbatte in siti specializzati dove acquistare le nuove droghe è più facile a farsi che a dirsi. L'ultima moda sembra essere quella delle droghe sintetiche. Attualmente nel nostro Paese sono più di centocinquanta quelle ritrovate e “cartabellate”, ovvero registrate dagli inquirenti. Si tratta di nuove sostanze di natura sintetica derivate da scarti di ricerca di cannabinoidi, vendute in confezioni abbinate a erbe e pubblicizzate come naturali. Nel mondo circolano qualcosa come 500-600 di queste nuove sostanze.

A dare i numeri di questo fenomeno è il professore Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. «Nel nostro Paese – spiega Serpelloni –, il consumo di queste nuove sostanze non è ancora allarmante. A farne uso sono per lo più giovani di età media di 34 anni, già consumatori di sostanze stupefacenti, che cercano sul web delle novità. E a volte lo fanno inserendo il nome scientifico della sostanza che vogliono».

Un mercato che nel web ha trovato il suo regno e nel quale si muove con una «politica di web marketing molto aggressiva –, aggiunge ancora Serpelloni –. Spesso infatti si pubblicizza una sostanza che di fatto non esiste ancora, ma si vuole testare il possibile interesse della clientela». «Se il riscontro è buono – continua – allora inizia la vera produzione». Ma si va anche oltre. Perché come riscontrato nei sequestri di queste sostanze, spesso nei pacchi inviati all'acquirente-consumatore all'interno si trova anche una brochure su come poter produrre in proprio la droga e i riferimenti per trovare strumenti e consigli nel sito. La difficoltà, però, è proprio quella di stabilire se la sostanza trovata è una droga e di che tipo.

«Queste nuove droghe vengono prodotte in centri di ricerca – afferma il capo del Dipartimento politiche antidroga del governo – legali, che vendono anche altri prodotti. Produttori grossi sono cinesi e spesso di tratta di laboratori di ricerca brevettati. L'illecito scatta quindi al momento dell'acquisto e della successiva trasformazione e utilizzo delle sostanze. Sono poi i Paesi del Nord e dell'Est europeo che acquistano e confezionano queste sostanze, le trattano se commercializzano via Internet».

In Italia, come detto, l'uso di queste nuove droghe è ancora limitato e i numeri dei ricoveri, 40  quelli registrati nei pronto soccorso, non ha ancora i connotati di una invasione. Diverso è invece il discorso se si parla di sostanze più “tradizionali”, come cocaina e cannabis. «Ovviamente ci preoccupano tutte le droghe presenti sul mercato – aggiunge Serpelloni –. Dal nostro monitoraggio sulle 18 città principali è emersa una diminuzione del 50 per cento dell'uso di cocaina a Roma, Napoli e Milano, grazie alle analisi dei residui nelle acque reflue. In aumento è invece l'uso di cannabis, in particolare quella geneticamente  modificata. Processo che avviene in California e Olanda».

Tuttavia, questo mercato, il “web shop” come è stato definito, pone un'attenzione sempre maggiore da parte degli investigatori, sia per i pericoli alla salute che per il commercio e profitti illegali che ne derivano. Il prezzo medio di una bustina di nuove droghe, ad esempio, si aggira attorno ai 30-40 euro, mentre con un chilo di cannabis del valore di 1500 euro si ricavano circa 10 mila bustine con un ricavo di 300 mila euro. A pubblicizzare queste sostanze sono alcuni siti, spesso gli stessi nei quali si organizzano rave party illegali. Solo in Italia sono 426 quelli scoperti. Una parte di questi sono stati chiusi, per altri casi si è provveduto a oscurare il messaggio pubblicitario pericoloso. È in virtù della consapevolezza che la nuova frontiera della battaglia alle sostanze stupefacenti va fatta su Internet che l'Arma dei carabinieri e il Dipartimento politiche antidroga hanno sottoscritto una collaborazione che ha dato origine al “R.I.S. –  N.E.W.S”. L'obiettivo è una maggiore e tempestiva individuazione delle nuove droghe per contrastarne la libera circolazione e la vendita.

«La tempestività delle notizie da raccogliere e battere sul tempo la diffusione di questo nuovo fenomeno è lo scopo principale di questo accordo – ha detto il generale Enrico Cataldi, comandante del Racis, raggruppamento investigativo scientifico dei carabinieri –. Si tratta di sostanze di sintesi chimica mischiate a erbe innocue, prodotti da bagno vendute attraverso il canale di Internet. Nel nostro Paese è solo agli inizi – ha precisato il generale Cataldi – mentre è  molto più esteso in America e nei Paesi del Nord Europa. Per questo è importante la collaborazione internazionale».

Da non sottovalutare poi i danni che queste sostanze arrecano: «L'amnesia è uno degli effetti che possono avere queste sostanze che infatti vengono usate per stuprare le donne – spiega il generale Cataldi –. Quando le vittime di violenza sessuale dicono di non ricordare nulla non è una invenzione, ma purtroppo quello che accade veramente». «Poi ci sono i problemi celebrali – aggiunge il professore Serpelloni –, fino ai casi più gravi, e la schizofrenia. Con questo accordo – conclude il capo della Dpa – vogliamo portare informazioni e mettere in contatto i centri di ricerca per essere aggiornati sulle nuove tecniche di laboratorio e di identificarle; un database nazionale che contenga i profili delle nuove sostanze e infine studiare e sperimentare test per identificare queste sostanze quando sono sequestrate. Il tutto con costi sostenibili».

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