La donna di Corano e Vangelo

Tra le festività libanesi, una è davvero “troppo” unica: è la festa dell’Annunciazione, che cade come dovunque il 25 marzo, nove mesi prima di Natale

E fin qui niente di particolare, l’Annunciazione è una festa come le altre. Ma la cosa si fa interessante scoprendo come una ricorrenza apparentemente solo cristiana sia diventata in Libano una festa nazionale interreligiosa, inserita nel calendario della repubblica libanese fin dal marzo 2010 con l’approvazione del Consiglio dei ministri. Per di più in un Paese dove i cristiani rappresentano probabilmente meno del 40% dei cittadini (maroniti e altri cattolici 23%; ortodossi 11%; assiri, caldei, copti ed evangelici circa il 3%) e i musulmani oltre il 60% (sciiti 33%; sunniti 22%; drusi 6%; alawiti, ismailiti ed altri circa il 2%). Un piccolo Paese i cui cittadini appartengono però a 18 confessioni riconosciute (di cui 12 cristiane e 5 musulmane). Senza naturalmente considerare la maggioranza islamica dei rifugiati (siriani, iracheni e palestinesi), che peraltro non sono formalmente cittadini del Paese dei cedri.

Che l’Annunciazione sia stata dichiarata dal governo festa nazionale dei libanesi è giustificato dal fatto che, particolarmente in Libano, la Madonna non è amata solo dai cristiani ma anche dai musulmani. E se l’Annunciazione è presente in due dei quattro Vangeli cristiani (Mt 1, 18-25 e Lc 1, 26-37), lo è anche in due famosi brani del Corano: nella sura medinese della “famiglia di Imram” 3, 45-48 e in quella meccana detta di “Maryam” 19, 17-21. A questo va aggiunta una devozione popolare molto diffusa fra la grande maggioranza dei libanesi verso Notre Dame du Liban: il principale santuario mariano del Libano, quello di Harissa, è meta costante di famiglie cristiane e musulmane in visita.

L’iniziativa di riconoscere il 25 marzo come festa comune islamo-cristiana ha alcuni protagonisti che meritano di essere segnalati. Naji Khoury, promotore cristiano dell’iniziativa e presidente degli ex-allievi del collegio gesuita di Jamhour, ha detto: «Chi altro se non questo Paese, all’incrocio delle tre religioni monoteiste, può meglio contribuire all’apertura e al dialogo? Non è troppo pretendere che, a partire da questa terra benedetta, la civiltà dell’amore si allarghi ormai a tutta l’umanità».

la-statua-di-nsotra-signora-del-libano-foto-apE lo sciita Ibrahim Shamseddine, ex ministro e membro dello stesso comitato promotore, ha aggiunto: «Ci ritroviamo davanti a lei, a Maria, oggi, per confermare la nostra unità, perché lei è la stessa Maryam che è nel Vangelo e nel Corano». Un altro instancabile promotore dell’evento è lo sheikh Mohammad Nokkari, sunnita, giudice e professore di diritto all’Università di Saint Joseph a Beirut e all’Università di Strasburgo in Francia, ex direttore generale di Dar El Fatwa, il principale organismo della direzione degli affari sunniti in Libano. In una recente intervista, il dottor Nokkari, con il tratto ardito che lo caratterizza, ha detto: «Da quando il governo libanese ha dichiarato la festa nazionale dell’Annunciazione, altri paesi come Polonia, Francia, Belgio e Brasile hanno iniziato a promuovere eventi al fine di unire cristiani e musulmani in preghiera. Io e Naji Khoury abbiamo ricevuto un premio dal vice segretario delle Nazioni Unite, Sergio Vieira de Mello, perché grazie al giorno dell’Annunciazione abbiamo trovato un punto di dialogo tra musulmani e cristiani… Io e il comitato ci stiamo interessando a promuovere questa festività anche in Cisgiordania ed Egitto, perché pensiamo che la figura della Santa Vergine sia divenuta una materia di dialogo pratica e non teorica. Maria è oggi considerata in Libano come la madre di… musulmani e cristiani».

Naturalmente non tutti approvano, c’è chi non se la sente e chi prende le distanze, sia tra i musulmani come tra i cristiani. Non c’è da meravigliarsi. Ma è anche innegabile che l’iniziativa ha incontrato un consenso sempre più largo e crescente in questi anni, ed ha continuato a diffondersi spontaneamente. Ed è un’iniziativa in controtendenza che è tutt’altro rispetto al luogo comune (talvolta purtroppo alimentato anche dai media) di musulmani=terroristi, da un lato, e di cristiani=crociati, dall’altro.

In una intervista su “formiche.net” del 20 novembre 2016, Mohammad Nokkari così risponde alla domanda di Luca Fortis: “Come vede il dialogo tra le fedi diverse in Medio Oriente alla luce di quello che avviene in Siria e Iraq?”. «La storia – ha risposto – ci mostra che tutti i conflitti prima o poi passano e il popolo va oltre. In Libano lo si può constatare, siamo ancora insieme dopo la guerra civile. Quello che fa male è vedere il prezzo altissimo che le persone stanno pagando oggi, anche per le interferenze politiche esterne che usano la religione per dividere il Medio Oriente in piccoli paesi confessionali. Spero che in futuro la Siria e l’Iraq non siano divisi per ragioni geo strategiche ed economiche in piccoli stati sunniti, alawiti, cristiani, curdi, drusi. Sarebbe un disastro».

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