La difficile conciliazione tra lavoro e famiglia

Secondo i dati Istat quasi la metà degli adulti svolge un'attività di cura rivolta ai figli piccoli o a persone non autosufficienti. Le più coinvolte sono le donne, che per questo motivo spesso rinunciano al lavoro.

È possibile conciliare gli impegni familiari con il lavoro? Cosa accade quando i bambini sono piccoli o bisogna prendersi cura di altri familiari anziani o malati? Il rapporto “Conciliazione tra lavoro e famiglia” per l’anno 2018 diffuso dall’Istat offre una fotografia della società tra lavoro, servizi e difficili equilibri. L’approfondimento tematico è stato realizzato sulla base dei dati del modulo europeo «Reconciliation between work and family life» inserito nella Rilevazione sulle forze di Lavoro nel 2018, nel quale la popolazione di riferimento è costituita da persone tra 18 e 64 anni.

Dai dati emerge che, tra gli occupati, quasi il 40% dei 18-64enni svolge «attività di cura». Dover conciliare l’attività lavorativa dovendosi occupare di figli piccoli o parenti non autosufficienti ha una ripercussione sull’attività lavorativa soprattutto per le donne. Nel 2018 le donne occupate o ex occupate che hanno interrotto l’attività lavorativa per almeno un mese continuativo per prendersi cura dei figli piccoli sono state quasi il 50%. La percentuale è più alta al Nord (61,6%) e tra le donne con almeno la laurea (71,8%).

È difficile conciliare i tempi di lavoro con le responsabilità della vita familiare per più di un terzo degli occupati (35,1%) che hanno figli. Naturalmente, le difficoltà sono maggiori quando i bambini sono molto piccoli (tra 0 e 5 anni), soprattutto per chi deve prendersi cura contemporaneamente di figli minori di 15 anni e di familiari non autosufficienti. Il 22,5% dei lavoratori con figli di 0-14 anni ha dichiarato di aver operato un cambiamento professionale: riduzione o cambiamento dell’orario, cambiamento di lavoro o altra modifica. L’orario full-time è indicato come l’ostacolo maggiore da più di un quarto dei genitori che lamentano almeno un problema di conciliazione lavoro/famiglia.

Sono soprattutto le donne a cambiare stile di vita: «Se padri e madri riportano problemi di conciliazione in ugual misura, sono soprattutto le donne – si legge nel report – ad aver modificato qualche aspetto della propria attività lavorativa per meglio combinare il lavoro con le esigenze di cura dei figli: il 38,3% delle madri occupate, oltre un milione, ha dichiarato di aver apportato un cambiamento, contro poco più di mezzo milione di padri (11,9%)». Tra le madri, più di sei su dieci hanno ridotto l’orario e circa due su dieci lo hanno cambiato senza ridurlo. Tra i padri invece, il cambiamento più indicato è la modifica dell’orario (38,3%) più che la sua riduzione (27,2%).

La possibilità di modificare l’orario di inizio o di fine della giornata lavorativa e di assentarsi un’intera giornata per motivi familiari senza ricorrere a giornate di ferie sarebbe un importante strumento di conciliazione vita-lavoro per chi ha un lavoro dipendente. Occorre anche notare che l’11,1% delle donne con almeno un figlio non ha mai lavorato per prendersene cura, valore – questo – superiore alla media europea (3,7%). Tale fenomeno è diffuso soprattutto nel Mezzogiorno, dove una donna su cinque con almeno un figlio dichiara di non aver mai lavorato per tale motivo. Sono 12 milioni 746 mila le persone tra i 18 e i 64 anni (34,6%) che si occupano dei figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani. Tra queste, quasi 650 mila si prendono cura sia dei figli minori sia di altri familiari.

Un dato interessante emerge riguardo l’accesso ai servizi: il 31% dei nuclei familiari con figli coabitanti di 0-14 anni si avvale regolarmente per almeno uno dei figli di servizi pubblici o privati (asili nido, scuole materne, pre o post scuola, ludoteche, baby-sitter o altro). La percentuale è più alta al Nord (34,5%) e al Centro (33,3%), più bassa nel Mezzogiorno (24,9%). All’aiuto fornito da parenti o amici ricorre il 38% dei nuclei familiari con figli di 0-14enni e, in nove casi su dieci, sono i nonni a dare il supporto (34,4%). La percentuale è più bassa tra i nuclei familiari del Mezzogiorno (33,0%) rispetto a quelli del Centro-nord (circa il 40%) per la minore presenza di famiglie in cui la donna lavora.

Tra le madri di figli di 0-14 anni che dichiarano di non utilizzare i servizi circa il 15% ne avrebbe bisogno. Tale quota sale al 23,2% per chi ha figli tra 0 e 5 anni, a 19,1% per le non occupate e al 17,5% per le residenti nel Mezzogiorno. Le motivazioni per le quali non si ricorre all’utilizzo dei servizi sono: perché troppo costosi (9,6%), assenti o senza posti disponibili (4,4%). Lamentano costi troppo alti le madri con figli di 0-5 anni (15,6%) e le non occupate (12,9%); la percentuale più alta per la mancanza dei servizi è tra le madri di figli in età prescolare (6%) e le residenti nel Mezzogiorno (5,5%).

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