La curia: strumento a servizio dell’unità

Un discorso lucido, articolato e determinato quello che il Papa ha tenuto in Vaticano giovedì scorso, il 22 dicembre, in occasione della tradizionale presentazione degli auguri natalizi.

Francesco ha voluto condividere a cuore aperto e con chiarezza di prospettiva i criteri-guida, i passi già in questi tre anni compiuti e soprattutto il significato profondo e la direzione di marcia di quella riforma della curia romana che, se certo non è l’unico e neppure il principale obiettivo del suo pontificato, ne è però una condizione indispensabile e un segno eloquente in vista del salto di qualità nella figura e nella missione della Chiesa che lo Spirito Santo oggi chiede e il mondo si aspetta.

 

Perchè la curia romana – come ha argomentato il Papa – è lo strumento immediato che il Vescovo di Roma ha nelle sue mani per esercitare, in conformità al messaggio di Gesù e all’altezza dei segni dei tempi, il suo servizio universale di unità a favore di tutte le Chiese e di tutta la famiglia umana. Tutto ciò chiede una costante apertura alle esigenze del Vangelo e una permanente capacità di interpretare le istanze della storia in spirito di sincera e leale comunione con chi è chiamato da Dio a segnare la direzione del cammino.

 

È naturale che vi siano resistenze al cambiamento – ha riconosciuto Francesco -, ma questo è appunto il segno inequivocabile che il processo è decisamente avviato e chiede di essere sviluppato con attenzione puntuale, con rigoroso impegno e con quella libertà di spirito che nasce dall’ascolto senza se e senza ma della voce dello Spirito.

 

Francesco non ha solo sciorinato con puntigliosa precisione i cambiamenti già messi in opera (dal comparto finanziario a quello giudiziario, a quello della comunicazione e dello sviluppo integrale della persona e della società), ma ha anche indicato gli esigenti criteri-guida di quest’opera di riforma: alcuni riguardanti lo spirito che la deve animare (conversione personale e pastorale, spiritualità di comunione e missionarietà), altri gli aspetti essenziali della sua gestione (razionalità, funzionalità, aggiornamento, sobrietà, sussidiarietà, professionalità), altri ancora lo stile della sua esecuzione, in particolare la sinodalità come coinvolgimento partecipativo e la cattolicità come ulteriore internazionalizzazione del personale e affidamento di ruoli di responsabilità (finalmente!) ai laici e in particolare alle donne.

 

Un programma per nulla utopistico, dunque, ma realistico e concreto, in cui il Papa è più che mai deciso a procedere secondo una tabella di marcia le cui tappe saranno volta a volta individuate con gradualità nel più rigoroso discernimento evangelico delle decisioni che ciò comporta: «Dio ha scelto di nascere piccolo – ha sottolineato Francesco -, perché ha voluto essere amato». Questo è il senso più vero del Natale. Con il sincero augurio che anche la curia romana, nel prezioso servizio che offre al Papa, possa passare attraverso la cruna di quest’ago che dice senza possibilità di equivoci la logica delle cose di Dio.

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