La crisi italiana sulla stampa estera

La crisi di governo in Italia ha naturalmente avuto eco sulla stampa straniera; con reazioni  diversificate, che vanno dai semplici resoconti fattuali a prese di posizione anche molto forti.

Nel Regno Unito impegnato dalla Brexit, le vicende italiane non sono la principale preoccupazione dei britannici: sia il Guardian che il Times si limitano a ricapitolare quanto accaduto, con titoli quali «L’Italia e Matteo Salvini affrontano l’incertezza dopo le dimissioni del primo ministro» e «Il primo ministro italiano si dimette in un duro scontro con Matteo Salvini». Su toni simili, dall’altra parte dell’oceano, anche il New York Times, con il suo «Il governo italiano crolla, trasformando il caos in una crisi». Tutti articoli incentrati essenzialmente sull’incertezza che il Paese si trova ad affrontare. Più deciso il Washington Post, che nell’editoriale di Ishaan Tharoor «La crisi politica italiana segna un fallimento del populismo», si sofferma sulle divisioni interne e sugli interessi di parte che sin dall’inizio hanno minato l’attività dell’esecutivo; mentre il Financial Times osserva anche come «Salvini era certo di poter andare a elezioni anticipate e vincerle, ma la storia si è rivelata più complicata. I tempi della crisi non sono sotto il suo controllo, e l’idea di una colazione tra M5S e PD potrebbe lasciarlo fuori dal potere».

Stampa estera su situazione politica italiana

Nella Francia in cui l’affinità tra Salvini e la Le Pen è spesso citata dai commentatori, Le Figaro parla di «fine partita per l’inedita esperienza populista», in un’Italia che «riprende con l’instabilità politica cronica che la caratterizza»; mentre Les Echos titola «L’Italia affonda nella crisi politica», e nell’articolo di Yves Bourdillon nota come Salvini con questa sua mossa rischi di essersi tagliato fuori dai giochi. Nel vicino Belgio, Le Soir definisce la crisi politica italiana «una vera House of Cards», e pone l’attenzione sulle consultazioni in vista di un possibile nuovo governo – lasciando sullo sfondo, come extrema ratio, le elezioni anticipate.

Elezioni anticipate che invece sembrano essere date per certe in Russia – Paese, verrebbe da osservare, non certo estraneo al dibattito politico italiano quando si parla di Lega –: il Kommersant parla di un Conte che «sbatte la porta del governo mentre l’Italia si prepara a elezioni anticipate», mentre la Komsomol’skaja Pravda si spinge a titolare «L’Italia potrebbe essere guidata da un politico filorusso». Un Salvini dipinto dal politologo Mark Bernardini come qualcuno che «ha agito da premier di fatto» e che ha pensato – erroneamente – di poter volgere rapidamente questa crisi a suo favore; ma gode di vasti consensi nella popolazione, che non si vede più rappresentata da un Parlamento che non rispecchia l’attuale sentire politico del Paese – di qui l’opportunità, a suo dire, di un ritorno alla urne.

Stampa estera su situazione politica italiana

Anche la Spagna, a sua volta alle prese con una situazione politica instabile, sembra guardare più in casa propria: El Paìs dedica alla questione un resoconto che, per quanto vivace, si limita a riferire i fatti.

Stampa estera su situazione politica italiana

Toni più accesi, invece, sui giornali tedeschi. Der Spiegel titola con una citazione del discorso di Conte, «non abbiamo bisogno di nessuno che voglia ottenere pieni poteri»; e si sofferma a lungo sull’acceso dibattito parlamentare, e su come spesso la presidente del Senato abbia dovuto richiamare all’ordine. Ma chi davvero usa parole forti è la Süddeutsche Zeitung. Nel pezzo dal titolo «Salvini inciampa sulla sua arroganza», il corrispondente da Roma Oliver Meiler osserva come, per quanto per l’Italia non sia insolito avere governi di durata così breve, ciò che è insolito sono «i profondi solchi nella società» che il governo populista lascia: quel risentimento diffuso, insomma, di cui da tempo si parla, «che molti italiani neanche sapevano di avere». Salvini, a dire di Meiler, ha «utilizzato il suo incarico come ministro dell’Interno per seminare paura, drammatizzare tutto, e atteggiarsi a salvatore. Come guardiano dei porti contro i migranti, come sceriffo in uniforme, come custode di ciò che è giusto. Non era interessato a trovare soluzioni, ma semplicemente ad essere applaudito. E lo è stato in maniera incredibile». Tra baci al rosario e incitamenti alla piazza, «la sua popolarità è cresciuta esponenzialmente»; ma ora «sta inciampando sulla sua arroganza, rigettata dal Parlamento, verso il quale ha dimostrato ben poco rispetto» – non da ultimo con la richiesta unilaterale di elezioni anticipate «solo per il suo bene, per il suo potere. A quanto pare, il colpo di Stato non gli è riuscito. Una fortuna per l’Italia».

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons