La vita matrimoniale, amicale, professionale, è cosa rara che sia sempre lineare, esente da cadute e risalite. Nelle relazioni di coppia (di qualsiasi entità questa risulti composta) possono, infatti, emergere divergenze e/o stanchezze che, se non saggiamente affrontate, possono portare alla rottura.
La fase dell’idealizzazione, del “volemose bene” a tutti i costi, lascia la palla, infatti, al disincanto. E insospettabili donne e uomini ragionevoli e composti possono arrivare a dirsi le cose peggiori.
Le giornate no, è ovvio, possono capitare a tutti. Anche a coloro che desiderano compiere un cammino di santità. Abbiamo parlato dei riflessi dei nostri stati d’animo con la psicologa Antonella Spanò.
Uno studio condotto all’Università di Pavia ha costatato che ogni passione dura poco…
La coppia romantica sperimenta nel corso del primo anno un periodo di confluenza, ci si perde nel “noi” indifferenziato. Nel corso del tempo comincia il processo di individuazione e con questo arriva il disincanto, dove le singolarità emergono con forza. Sono, però, cicli naturali! Anche l’arrivo del figlio fa sperimentare al sistema coppia una trasformazione sostanziale. Tutto quello che si faceva in due deve essere programmato in tre, in quattro, in cinque. Benché se ne dica diversamente, in Italia abbiamo molte famiglie numerose.
In molte coppie, al settimo anno si arriva al capolinea. Perché?
Verso il settimo anno i figli vanno a scuola e cominciano ad essere più autonomi. Questo rompe, in maniera paradossale, gli assetti del sistema, portando a nuova crisi e quindi alla ricerca di un nuovo equilibrio.
Molti esternano dolore o rabbia al coniuge. Quale dei due è peggiore?
Rabbia e dolore fanno parte dello stesso processo di riconoscimento ed elaborazione della sofferenza. Quando neghiamo il dolore possiamo rimanere intrappolati nella rabbia. Non possiamo demonizzare né il dolore che ci aiuta a operare il cambiamento, né l’energia della rabbia che, quando non è cieca, ci consente di camminare verso l’altro.
È giusto mostrare gli stati d’animo all’interlocutore di turno? O è consigliabile mediare, dire che va bene, per quieto vivere?
Talvolta inibiamo l’espressione della rabbia perché abbiamo introiettato delle regole che ci impongono di retro-flettere le emozioni legate alla collera. L’energia anziché essere diretta verso l’ambiente esterno, finisce per rivolgersi sull’organismo, generando depressione. Esprimere la rabbia ci assicura, quindi, di non cronicizzare sensi di colpa o astio verso l’altro. Questo non ci esime dall’imparare a gestirla.
Perché è più semplice comprendersi ma anche litigare fra donne?
Secondo John Gray, autore di Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, l’uomo ricerca approvazione. Cerca di trovarla dimostrando di avere ragione, talvolta, e mostrandosi insensibile verso la compagna. Quest’ultima tenderà a mettersi sulla difensiva, rifiutando il compagno. Le donne hanno, invece, bisogno di parlare, di capire, di comunicare il proprio disagio, le emozioni, e forse nel litigare anche con un’altra donna trovano lo stesso bisogno
Le crisi nei rapporti sono necessarie per ristabilire nuovi equilibri?
L’amore ci fa perdere il nostro Io costringendoci a vivere la follia del Noi. La crisi ci fa sentire angosciati, perdiamo i punti di riferimento del Noi, ma è proprio grazie alla crisi che emergono pensieri nuovi, apprendimenti nuovi riguardo alla nostra natura. Emerge la bellezza della propria e altrui individualità. E non serve proprio questo riconoscimento di sé e dell’altro, della propria soggettività, del proprio corpo, per essere felici?
È giusto, però, mostrare/incassare il disincanto, la delusione dell’imperfezione altrui e propria?
Nella fase dell’innamoramento tendiamo a idealizzare l’altro, ad attribuirgli qualità che potrebbe anche non possedere. Quando i nostri occhi incontrano lo sguardo disilluso dell’altro, ecco che ci troviamo improvvisamente soli e incompleti. Abbiamo perso la nostra metà? Noi siamo completi e non possiamo addossare all’altro la responsabilità di essere lui a completarci. Vivere il disincanto è un passo per crescere verso la consapevolezza della propria unicità.
Ci si può amare di nuovo ed anche di più, dopo essersi chiariti? Se sì, con quali mezzi: la consapevolezza o l’ironia?
L’ironia, soprattutto l’autoironia porta sollievo in una situazione di tensione e anche la consapevolezza di essere “umani” ci permette di superare il conflitto e di guardare all’altro con una rinnovata tenerezza, riaccendendo il desiderio.
Quale è dunque la ricetta perché un rapporto (matrimoniale, amicale, parentale, professionale) possa durare nel tempo?
I momenti di crisi si presentano periodicamente in qualsiasi relazione e servono a ricordarci che una relazione richiede lavoro, intenzionalità e impegno. Occorre sviluppare la sana abitudine di riconoscere la propria porzione di errore, prendersi il tempo per parlare, porre un freno all’impulsività, non dare l’altro per scontato, ricordare che quello che accade nella relazione è una co-creazione.
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