La cosmovisione di Giovanni Bignami

Ci ha lasciati un astrofisico di fama mondiale, grande divulgatore e prestigioso rappresentante della scienza italiana nel mondo. La strada verso Marte

Per molti scienziati ed operatori nel campo dell’astronomia Giovanni Bignami era semplicemente un amico. Presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), accademico dei Lincei, chairman del Board dello Square Kilometer Array Organizazion, collaboratore della rivista Le Scienze, grande divulgatore e autore di libri di successo: una vita professionale piena di impegni e soddisfazioni, iniziata con la laurea nel 1968 alla scuola del «famoso professor Occhialini».

Giovanni Bignami (presidente Cospar) con Vladimir Putin, in occasione delle celebrazioni in onore di Yuri Gagarin
Giovanni Bignami (presidente Cospar) con Vladimir Putin, in occasione delle celebrazioni in onore di Yuri Gagarin

Tra i tantissimi impegni, dieci anni fa, al tempo della sua direzione dell’Asi, trovò il tempo anche per un’intervista con il sottoscritto. Dopo anni di prestigiosi incarichi all’estero, era appena ritornato in patria per dare il suo contributo allo sviluppo scientifico del Paese. Lo incontrai all’uscita del consiglio di amministrazione. Mi salutò e sorridendo mi disse: «Sono subito da lei; intanto pensi a qualche domanda intelligente». Per fortuna non mi scoraggio facilmente.

Nel breve colloquio dell’intervista parlammo di tante cose, in particolare dei vari progetti spaziali in cui l’Italia faceva una parte da protagonista. Ma mi colpì soprattutto la sua visione dell’avventura dell’uomo nel cosmo, una concezione realistica e insieme visionaria, che ha poi descritto nei suoi libri di divulgazione. Lavorava per mettere insieme una collaborazione internazionale, capace di partire da un porto spaziale in orbita intorno alla Terra, con un’astronave marziana alla conquista del pianeta rosso. Non era più la trama di un film di fantascienza, ma un progetto fattibile, la lucida visione di una delle menti più brillanti nel campo spaziale europeo.

Giovanni Bignami, presidente dell'Asi, alla conferenza stampa dopo il successo nel lancio del satellite italiano Agile dalla base spaziale indiana di Sriharikota (AP Photo/M. Lakshman)
Giovanni Bignami, presidente dell’Asi, alla conferenza stampa dopo il successo nel lancio del satellite italiano Agile dalla base spaziale indiana di Sriharikota (AP Photo/M. Lakshman)

Alla mia osservazione sul fatto che era stato coraggioso a proporre un tale progetto, la costruzione di una base spaziale in orbita equatoriale, da cui spiccare il balzo verso Marte con equipaggio umano, rispose: «Le visioni costano poco… era un dovere per me proporre una visione precisa per il futuro. L’industria se lo aspetta, così come i politici ed il pubblico. L’idea di portare delle persone su Marte è una visione che può motivare tutti. Come fece Kennedy nel 1961. Cosa andiamo a fare su Marte, a cercare tracce di vita? Anche, ma soprattutto “perché è lì”, come diceva un famoso alpinista inglese quando gli chiedevano perché tentava di scalare l’Everest. Andiamo su Marte perché è lì che ci aspetta. La conoscenza ha valore di per sé. Per di più adesso siamo capaci anche tecnicamente di realizzare l’impresa. Perciò è inevitabile».

Non dobbiamo dimenticare la sua eredità, sia di uomo che di scienziato.

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