La contemplazione vissuta per strada

A cinquant’anni dalla morte di Raïssa Maritain, lo scrittore Piero Viotto, in un’intervista, sottolinea la modernità del suo pensiero.
piero viotto

Un cammino radicale verso la santità, alla ricerca della verità, nella contemplazione dell’Assoluto. La vita di Raïssa Maritain è stata, spiega lo scrittore Piero Viotto, già docente universitario presso l’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato scientifico dell’Institut International Jacques Maritain, un’avventura meravigliosa, nel corso della quale lei ha saputo raccordare esperienza mistica e poetica, religione e cultura.

Professor Viotto, dopo 50 anni cosa ha ancora da dire questa figura al nostro mondo inquieto?

«L’attualità dell’esperienza e della riflessione di Raïssa Maritain consiste nel fatto di avere saputo indicare ad un mondo laico, tutto immerso nell’azione, la possibilità di vivere in spirito di contemplazione nella vita e nelle faccende di ogni giorno. Per adorare e servire Dio non è necessario chiudersi in un monastero, si può fare contemplazione anche per le strade, in famiglia, sul lavoro, in parlamento… Basta non staccare il filo della relazione interiore con Dio e servire il prossimo, proprio per amore di Dio. Si tratta di essere nel mondo, senza essere del mondo, senza accettare compromessi con la propria coscienza pur di avere successo. Raïssa ci avverte che possiamo risolvere i problemi concreti della disoccupazione, dell’immigrazione, dell’ecologia a questa condizione: “Prendiamoci teneramente cura delle creature, usando la carità secondo l’ordine voluto da Dio, affinché nel giorno del giudizio esse non facciano testimonianza contro di noi».

 

Sorprende il sodalizio con tanti intellettuali, lei donna, di origine russa, nel dopoguerra: era un’élite o un gruppo che ha davvero avviato sentieri di pensiero e di azione per il nostro tempo?

«Durante tutta la loro lunga vita, in Francia, in Italia – durante l’Ambasciata di Jacques presso il Vaticano – come in America, i Maritain hanno sempre animato, a casa loro, gruppi di studio. Questo lavoro di promozione intellettuale faceva parte della loro vocazione e non era un compito facile, perché sapevano di dovere contrastare sul terreno della letteratura e dell’arte il diavolo, Il principe di questo mondo, come Raïssa titola uno dei suoi libri. A casa loro avvennero conversioni famose, come quella del romanziere anglo-francese Julien Green, che seppe combattere la sua omosessualità. Ma soprattutto il loro interesse principale era diffondere la filosofia di san Tommaso nei diversi campi del sapere, dalla politica all’estetica. Quanto ai russi, come è stato dimostrato in un recente convegno a Parigi, i Maritain erano in relazione di amicizia con Chagall nel campo dell’arte, con Stravinskij, con Arthur Lourié, con Nabokoff nel campo della musica. Alcune poesie di Raïssa sono state illustrate da Chagall, altre musicate da Lourié».

 

Dallo scetticismo alla fede: un passaggio interessante. Imitabile, proponibile ancora oggi?

«I Maritain si sono convertiti dal loro radicalismo laico alla fede cattolica andando a sentire Bergson che spiegava i mistici e frequentando la casa del romanziere Lèon Bloy. Scoprirono la filosofia di san Tommaso, più tardi, dopo il battesimo. La loro conversione non è stato un fatto intellettuale, ma, oserei dire, un fatto più affettivo che filosofico, poi l’incontro con gli scritti di san Tommaso trasformò le loro convinzioni morali in solide cognizioni intellettuali, evitando loro di cadere nel fideismo. Il problema oggi si è aggravato, perché non riguarda tanto l’ateismo quanto l’indifferenza religiosa; la civiltà tecnologica con la sua informazione di massa, dalla televisione a internet, che di fatto sostituisce l’immagine alla parola, che procede per frammenti in rapida successione, non aiuta a pensare e a riflettere, omogeneizza tutte le informazioni. A maggior ragione per vincere questa indifferenza occorre aiutare i giovani ad incontrare grandi personalità che vivono in concreto l’esperienza religiosa, ma poi occorre fornire loro la dottrina, aiutandoli ad avere intelligenza della propria fede. In questo senso l’itinerario intellettuale dei Maritain è emblematico. La fede si comunica con la fede, la ragione è solo un supporto, ma un supporto necessario, perché la virtù teologale della fede implica un assenso ragionevole. Solo una solida preparazione dottrinale può far resistere al relativismo della cultura contemporanea. Mai come oggi c’è stato bisogno di esercizi spirituali, anche solo per qualche ora, di fare sosta nel turbinio della vita quotidiana».

 

Lei ha curato un dizionario delle opere, c’è n’è una a cui è particolarmente legato?

«Di Dizionari maritainiani ne ho preparato due, uno per le opere di Jacques e un altro per le opere di Raissa, leggendo, ad una ad una, tutte le loro opere, analizzando la loro dottrina; ma quello a cui sono più affezionato è il terzo Grandi amicizie, perché l’esplorazione delle loro corrispondenze con romanzieri e poeti, con artisti e musicisti, con filosofi e teologi, mi ha permesso di raccontare la testimonianza della loro esperienza religiosa. In questi giorni ho consegnato all’editore un quarto dizionario, La storia del pensiero moderno secondo Maritain, che mi sembra il più importante della serie, perché evidenzia come il pensiero cristiano abbia saputo assumere gli aspetti positivi della modernità, conciliando l’oggettività della verità con la soggettività della coscienza, evitando gli errori del razionalismo, del marxismo, del freudismo, del pragmatismo che tanti danni hanno arrecato alla modernità».

 

Come si sono intrecciati i vostri percorsi?

«Durante i miei studi universitari frequentavo i salesiani, che allora avevano la loro Università a Torino e nella loro biblioteca scoprii Umanesimo integrale di Jacques Maritain. Proposi al prof. Angiolo Gambaro di fare una tesi di laurea, la mia proposta fu accettata, cosi sono diventato il primo studente italiano a laurearsi con una tesi su Maritain. In seguito don Giovanni Barra, che era l’assistente della Fuci, mi propose di fare la prefazione ad una nuova edizione di Umanesimo integrale per l’editore Borla, poi ho tradotto altre sue opere, tra cui Il pensiero di san Paolo e Scienza e saggezza. Ho continuato a leggere e studiare Maritain perché mi sono convinto che il suo pensiero sia in grado di aiutare gli uomini contemporanei a evitare sia fondamentalismo, eredità delle ideologie del secolo scorso, e sia il relativismo che deriva dal pensiero debole. Al tempo in cui lavoravo alla mia tesi ho consultato Giorgio La Pira, che mi disse “Scava e troverai dell’oro”: a 86 anni continuo a scavare e la miniera non si è esaurita…».

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