La comunità ebraica americana incontra papa Francesco

Si è conclusa la visita ufficiale di una qualificata delegazione dell'American jewish committee, formata da una cinquantina di ebrei provenienti dagli Stati Uniti. «La cosa più importante non è cosa ci siamo detti, ma ciò che abbiamo sperimentato. Siamo andati come amici e siamo stati accolti come amici», ha detto nella conferenza stampa il rabbino David Rosen
Il rabbino David Rosen

«Non è stato un incontro formale, ma un momento di famiglia», ha dichiarato il rabbino David Rosen, riferendosi all’incontro fra una nutrita delegazione di ebrei appartenenti all'American jewish committee (Ajc), il comitato ebraico americano, e papa Francesco. L’udienza è venuta al termine di una serie di incontri fra il gruppo ebraico e vari rappresentanti della Santa Sede, fra cui il segretario di Stato, mons. Parolin, e il presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, il card. Koch.

L’incontro con papa Francesco è stato un momento particolarmente apprezzato da tutta la delegazione, che ha sperimentato, come è emerso dalle parole del rabbino, il potere dell’amore. «Ci siamo sentiti oggetto del suo affetto», ha dichiarato. «La cosa più importante non è cosa ci siamo detti ma ciò che abbiamo sperimentato. È la forza di questo papa, il suo carisma. Siamo andati come amici e siamo stati accolti come amici». L’Ajc, ha spiegato Rosen, direttore per gli affari interreligiosi dell’American jewish committee, è una organizzazione che raccoglie ebrei degli Stati Uniti che da tempo hanno instaurato un rapporto di dialogo con la Chiesa cattolica.

«È un rapporto iniziato quando da entrambe le parti pesava ancora enormemente il negativo del passato. […] Ci consideriamo gli ambasciatori del mondo ebraico verso le religioni del mondo», ha precisato ancora il rabbino. Rappresentanti dell'Ajc mantengono rapporti costanti con il mondo cattolico e nel corso degli anni si sono intessuti preziosi rapporti di dialogo, fondati su una crescente conoscenza comune, particolarmente negli Stati Uniti, dove da alcuni decenni è ormai in atto una collaborazione costruttiva a livello di parrocchie, scuole e università per garantire un'adeguata conoscenza e stima fra le due comunità.

L’incontro fra la delegazione e papa Francesco è avvenuto anche nella prospettiva del cinquantesimo anniversario della promulgazione della dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II. Il documento ancora oggi costituisce «il punto di riferimento imprescindibile» per i rapporti con «i nostri fratelli maggiori», ha sottolineato papa Francesco, da sempre vicino alla comunità ebraica in Argentina. Ma anche da parte ebraica si riconosce che Nostra Aetate ha trasformato i rapporti fra cristiani ed ebrei.

L’intervento del papa si è concentrato su alcuni punti fondamentali quali, per esempio, la dimensione teologica del dialogo, che supera il semplice «desiderio di rispetto e stima reciproci. […] È importante – ha detto papa Bergoglio – che il nostro dialogo sia sempre profondamente segnato dalla consapevolezza della nostra relazione con Dio». Tuttavia, qualsiasi dialogo non si può fermare alla riflessione e a un confronto teologico, ma è necessario che «ebrei e cristiani possano agire insieme per la costruzione di un mondo più giusto e fraterno». Papa Francesco, riferendosi all’Esodo, ha sottolineato la necessità dell’assistenza ai poveri, della protezione della vedova, dell’orfano, dello straniero.

«È un compito affidatoci da Dio – ha detto –, un autentico dovere religioso». Un secondo aspetto, al centro sia delle riflessioni di Bergoglio che delle considerazioni della delegazione ebraica, è stata la necessità di formare generazioni future ad un atteggiamento di dialogo, per costruire rapporti di amicizia e di stima reciproca che possano scongiurare il ripetersi di fenomeni sia di antisemitismo che, come spesso accade oggi, anche di cristianofobia. Proprio in riferimento al crescente sentimento anti-cristiano in diverse parti del mondo, il rabbino Rosen ha sottolineato come «l’esperienza negativa vissuta nella storia ebraica» può essere di aiuto e sostegno ai cristiani che oggi affrontano il fenomeno della cristianofobia.

Nel corso della conferenza stampa si è parlato anche del prossimo viaggio di papa Francesco in Terra Santa. «Il papa è atteso e quindi si può già pronosticare che la sua visita sarà “un successo” – ha affermato ancora David Rosen –. In fin dei conti, non è importante quanto il viaggio sarà breve ma il fatto che il papa è atteso da tutti e tutti sono emozionati e pronti ad accoglierlo. Sarà accolto e lascerà una speranza per il futuro che è ciò di cui ha bisogno il Medio Oriente».

Nella foto il rabbino David Rosen, presidente dell'American jewish committee, a New Delhi in India insieme al rabbino Yona Metzger

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