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Persona e famiglia > Famiglia

La Chiesa si fa dialogo

di Roberto Catalano

- Fonte: Città Nuova

A meno di due settimane dal  XXV anniversario della Preghiera per la Pace celebrata da Giovanni Paolo II nella città di Francesco nel 1986, il blog "In dialogo" ci prepara a questo appuntamento

incontro assisi religioni

Il 27 ottobre Benedetto XVI ricorderà quella preghiera per la pace promossa da Giovanni Paolo II ad Assisi. Il papa vi si recherà da  «pellegrino invitando a unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà». Nel blog In dialogo alcuni testi per prepararsi ad Assisi 2011.

 

Sappiamo bene che il Concilio ha, poi, aperto vie nuove al dialogo fra fedeli di religioni diverse, partendo dal presupposto della stessa origine, la paternità di Dio, e fondando su questo l’universalità della famiglia umana in cammino verso lo stesso fine. Il documento fondamentale è, a questo proposito Nostra Aetate, i cui principi risuonano anche in Lumen Gentium.

 

La radice di tutti questi documenti resta, tuttavia, l’enciclica con cui Paolo VI ha aperto il suo pontificato Ecclesiam Suam, incentrata proprio sull’idea di una Chiesa che si apre al mondo e, quindi, anche agli uomini che credono diversamente. Paolo VI riprende questa prospettiva nel discorso con il quale apre la seconda sessione del Concilio Vaticano II.

«La Chiesa cattolica guarda anche più lontano, oltre i confini della famiglia cristiana; infatti, come può circoscrivere il suo amore entro certi limiti, se deve imitare l’amore di Dio Padre, che elargisce a tutti i suoi doni, ed ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per la sua salvezza? Per questo punta i suoi occhi al di là delle comunità cristiane e vede le altre religioni che conservano il concetto e la nozione di un Dio unico, creatore, provvido, sommo e trascendente la natura delle cose; che praticano il culto di Dio con atti di sincera pietà e che derivano da queste usanze e credenze i principi della vita morale e sociale. […] la religione cattolica giudica con doverosa stima ciò che di vero, di buono e di onesto si trova in esse».

 

Paolo VI aveva una chiara idea del rapporto di dialogo con fedeli di altre tradizioni religiose. Lo rivela Mons. Rossano, per anni segretario dell’allora Segretariato per i Non-Cristiani (oggi Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso). Il papa affermava che «lo scopo del dialogo è di manifestare agli uomini l’amore di Cristo»[2] . Aveva, Paolo VI, una metodologia di dialogo che esplicitò ai leaders religiosi a Bombay (oggi Mumbai), durante lo storico viaggio in India del dicembre 1964.

«Non dobbiamo incontrarci solo come turisti, ma come pellegrini che si mettono in cammino alla ricerca di Dio, non negli uffici di pietra ma nei cuori umani. In questa mutua comprensione dobbiamo anche cominciare a lavorare insieme alla costruzione del comune avvenire della stirpe umana. Dobbiamo cercare modi di organizzazione e di cooperazione pratici e concreti, per associare tutte le risorse e riunire tutti gli sforzi verso il raggiungimento di una vera comunione fra tutte le nazioni».

 

Ecco la metodologia dialogica di papa Paolo, che torna in tanti dei suoi documenti, fra cui anche l’Evangelii Nuntiandi pubblicata nel 1974. Mons. Rossano ha, quindi, ragione quando sottolinea come «il cammino del dialogo si sarebbe arrestato o si sarebbe confuso e smarrito nelle peripezie delle discussioni e non ci fosse stata la mano sicura e risoluta dei papi ad aprirne e sostenerne il cammino».

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