La Casa studentesca Santa Fosca festeggia i suoi 40 anni 

Lo studentato del Centro di Pastorale Universitaria di Venezia celebra il suo quarantesimo anniversario. Scopriamo lo stile di vita della Casa, un modello utile e replicabile per attirare nuovi abitanti e lavoratori in città.
Festa dei santafoschini nel 40esimo anniversario della Casa. Fonte: Casa studentesca Santa Fosca

Durante i miei anni di vita universitaria, la metà dei quali trascorsi in città diverse, il mio programma di studio mi ha portata a stabilirmi per alcuni mesi in un luogo che, a priori, avrei considerato turistico, più che residenziale: sto parlano di Venezia, situata nell’omonima laguna veneta, al nordest dell’Italia, totalmente circondata dalle acque dell’Adriatico.

Per uno studente fuori sede, trovare alloggio lontano da casa può diventare un’Odissea. A Venezia, i numeri evidenziano che gli iscritti ai suoi atenei sono in costante crescita, mentre si riduce gradualmente il numero di turisti – dai 3,8 milioni ad agosto 2019 ai 1,27 milioni ad agosto 2021 secondo il database della regione Veneto. Tuttavia, i posti letto disponibili sembrano non bastare alla quantità di domande, e questo complica la ricerca ai giovani che desiderano trasferirsi in città. Infatti, è stato attivato un piano congiunto attraverso la piattaforma students.veniceapartments.com affinché gli appartamenti prima destinati ai turisti vengano adesso affittati agli studenti.

Quando nel 2018 ho iniziato la mia ricerca girovagando sulle diverse pagine web, ho trovato alcuni suggerimenti sul sito dell’Università Ca’ Foscari, tra cui alcuni studentati. Essendomi già vissuta l’esperienza comunitaria in altre occasioni, sono andata subito a vedere le proposte; tra queste, una su tutte ha attirato la mia attenzione: la Casa studentesca Santa Fosca.

Posizionata nel sestiere di Cannaregio, nel bel centro di Venezia e a due minuti di Strada Nuova, quella principale che attraversa l’isola e collega la stazione ferroviaria con il Ponte di Rialto, in un primo approccio mi è sembrata un’ottima scelta, anzi, mi ha sorpresa, e quindi mi sono incuriosita per saperne di più.

Innanzitutto, quello che ho potuto constatare è che non si trattava né di un collegio né di una pensione, bensì di una vera e propria casa. Santa Fosca è uno studentato appartenente alla Pastorale Universitaria –insieme alla Casa studentesca San Michele a Mestre– autogestito dagli stessi studenti universitari, che vi arrivano con l’intenzione di aggiungere al loro percorso educativo un’esperienza di fede e di crescita spirituale. Così, la vita comunitaria e la condivisione sono alla base di questa dimora, che trova come valori fondanti il rispetto, la fiducia, la fraternità, la cura delle relazioni, la gratuità e la responsabilità condivisa.

L’impegno dei residenti per mantenere la casa pulita e sistemata si concretizza attraverso una pianificazione dettagliata per la pulizia delle zone comuni e l’assegnazione di mansioni annuali a propria scelta. Per quello che riguarda specificamente la costruzione dei rapporti e l’ambiente di famiglia, si organizzano incontri periodici come cene, feste di casa, lauree e compleanni, gite e sporadiche serate, pranzi o colazioni con gli amici.

Al centro di questo stile di vita ci sono gli incontri comunitari del martedì sera, in cui tutti gli abitanti di Santa Fosca si riuniscono intorno alla messa o si dividono in piccoli gruppi di lavoro orientati a rafforzare il cammino di fede intrapreso.

Ad affiancare gli studenti nella loro esperienza di casa ci sono due coordinatori, attualmente Lorenza Fasolo, veneziana, e Fosca Rosso, piemontese ed ex santafoschina. In parole di Rosso, a Santa «i ragazzi sono chiamati a diventare grandi insieme a noi: una palestra di vita nella Chiesa».

Devo dire che per me è stata una svolta: arrivare a quella che ancora oggi ritengo Casa e conoscere numerose persone della mia età con cui condividere i pesi e le gioie della giornata, trovare sempre le braccia aperte di chi ti dava il benvenuto o ti chiedeva come fosse andato l’esame, o avere semplicemente qualcuno con chi confrontarsi, uscire a fare una passeggiata o anche la spesa non solo dava il senso di comunità, ma ti faceva sentire apprezzato e amato.

Conservo tantissimi ricordi di quegli otto mesi sembrati anni in cui la realtà di Santa Fosca è diventata la mia realtà. Devo ammettere che la penso con certo grado di nostalgia, ma anche con tanta allegria e affetto: le giornate passate in biblioteca o in una delle sue quattro aule studio, i pranzi condivisi nel cortile o in una delle quattro cucine, le feste e le ore di svago in Città di Dite, i pomeriggi al sole nel giardino di casa e, soprattutto, le ore trascorse nella sua cappellina Emmaus, dove andavo a trovare conforto e a ringraziare Dio davanti al tabernacolo.

Due studenti residenti a Santa Fosca salutano il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Fonte: Casa studentesca Santa Fosca

Un’esperienza personale, quindi, un senso di appartenenza che però, come me, hanno provato in tanti dei 1200 studenti che hanno vissuto a Santa Fosca lungo i 40 anni dalla nascita della Casa. Una constatazione che si è fatta presente in questi giorni di festa, in cui lo studentato ha festeggiato il suo quarantesimo anniversario.

Per la ricorrenza sono stati organizzati una serie di incontri che hanno permesso non solo di riavvicinare gli ex santafoschini alla comunità attuale, ma hanno favorito lo scambio con gli altri residenti della città. Il primo tra tutti è stato un pellegrinaggio a remi da Santa Fosca a San Marco, dove i giovani di Santa Fosca sono stati ricevuti dal patriarca Francesco Moraglia. Con le porte della Basilica di San Marco chiuse al pubblico, c’è stata «una cosa di famiglia con il patriarca», racconta Fasolo. Da parte sua gli studenti hanno raccontato la loro esperienza comunitaria nella casa studentesca, mentre mons. Moraglia ha dato ai ragazzi alcune raccomandazioni su come affrontare gli anni universitari e questo stile di vita. Nel dialogo sono emersi due pilastri: la gestione della Casa a modo di preservare un luogo della storia veneziana, e la condivisione di un cammino di crescita spirituale, oltre che intellettuale.

Pellegrinaggio acquatico dei santafoschini verso la Basilica di San Marco a Venezia. Foto: Casa studentesca Santa Fosca

Il secondo appuntamento del quarantennio si è tenuto insieme ad Alberto Toso Fei, uno scrittore veneziano esperto di leggende che ha raccontato le storie legate all’isola Santa Maria dei Servi, dove si trova la casa del centro pastorale universitario (C.P.U.). In questo modo, sono state tessute delle relazioni con la città e «un po’ di Venezia è entrata a Santa Fosca», continua Fasolo.

Convegno “Universitari comunità futuro”, nella Scuola Grande di San Teodoro di Venezia. Fonte: Casa studentesca Santa Fosca

A questo evento è seguito un convegno tenutosi presso la Scuola Grande di San Teodoro insieme a rappresentanti dell’Istituto Universitario Salesiano, l’Università IUAV e l’Università Ca’ Foscari, dell’Università Cattolica di Milano, l’Università degli Studi di Torino, l’Università degli Studi di Trieste e l’Istituto Toniolo, ai responsabili di altri studentati veneziani e no, al presidente dell’ACRU (Associazione Collegi e Residenze Universitarie) e al direttore di ESU Venezia. Il tema dell’incontro è stato “Universitari comunità futuro”, un momento di riflessione che ha radunato oltre una centinaia di persone e in cui si è discusso sulle residenze universitarie, il valore dell’esperienza comunitaria e il rapporto con le città, considerandole generatori di competenze trasversali per la crescita a livello personale, come professionisti e come cittadini. In più, è emerso come punto di forza di questo stile di vita la scoperta e custodia degli affetti e dei legami costitutivi.

In questo modo, case studentesche come Santa Fosca diventano un motore per dotare la città di nuovi residenti a lungo termine, professionisti qualificati propensi a far ruotare l’economia e a scegliere Venezia come luogo per formare la loro famiglia –nel caso dello studentato del C.P.U. sono già 42 i matrimoni che ne sono usciti, ovvero 84 le persone ex santafoschine che si sono scelte per continuare un cammino di vita insieme, alcune delle quali hanno deciso di rimanere a vivere nella Laguna. Un impulso per contrastare il calo demografico e trasmettere il messaggio che, oltre che turistica, Venezia è una città abitativa.

Tra gli eventi non è mancata l’intervista a Don Fausto Bonini, fondatore della Casa, in presenza dei santafoschini presenti e passati che arrivavano ogni volta più numerosi. Dopo un aperitivo e cena tutti insieme, la festa è arrivata al suo culmine domenica 8 maggio, con pure l’adesione delle famiglie, radunati tutti come una sola, grande famiglia. Non è mancato niente: il catering, la torta, il ballo, eppure un monologo fatto dalla responsabile del Centro Teatrale di Ca’ Foscari ed ex santafoschina Sabina Tutone che ha messo in prosa le parole e le sensazioni di quanti negli anni abbiamo scelto Santa Fosca come casa. «Una cosa che emerge nel testo di Sabina è che l’esperienza è stata la stessa per tutti. È sempre personale perché siamo tutti diversi e ciascuno fa la sua, ma il dono che ti lascia è universale e vale per tutti. Ho sentito come gli ex dicevano: “Sono le stesse sensazioni che avevo io quando ero lì”. Secondo me c’è stata una grande sensazione di essere tutti parte di una stessa storia, anche se non ci si fosse mai visti prima, perché in realtà si ha dentro la stessa storia», conclude Fasolo.

Si celebrano così quattro decenni di vita comunitaria che hanno portato a vivere la città e i rapporti, l’università e la spiritualità in un modo particolare e pieno di spunti. Forse due delle cose che hanno caratterizzato questo periodo di festa sono state il coinvolgimento e l’enorme generosità ricevuta, che poi si è trasformata in amicizia. Per quanto mi riguarda, non posso che sentire gratitudine per la profondità e la pienezza delle emozioni che lì ho vissuto.

 

Per maggiori informazioni:

santafosca@cpuvenezia.it

 

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