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La casa della porta sempre aperta

a cura di Maria Pia Di Giacomo

- Fonte: Città Nuova

Una pagina della storia del Movimento dei focolari in Svizzera

Foto Pexels

Cantone di Basilea: la famiglia Müggler Heier e Kadeli con i 3 figli è fra le prime a conoscere il Movimento dei Focolari. Il figlio Christian racconta quando la porta della loro casa era sempre aperta.

«Ricordo che molti nostri amici si fermavano volentieri sia per avere notizie del Movimento, che per confidare una preoccupazione o per salutarci.

Da noi si radunava il primo gruppo di famiglie della regione, ma molti altri incontri si tenevano in questo luogo così centrale! La camera per gli ospiti, con l’entrata distinta dal nostro appartamento, era sempre occupata. Focolarini del Belgio o dell’Olanda, viaggiando in auto diretti a Roma, facevano volentieri una tappa a casa nostra.

Abbiamo accolto ospiti come Mister Maika profugo del Sudan, o la giovane Uschi Schlee, un’assistente di laboratorio della Germania, o un apprendista sarto con un’esperienza di carcere alle spalle… Anche il sacrestano della vicina parrocchia di Santa Clara, Karl Oeschger, era spesso a tavola da noi.

Una domenica, che ridere! Al ritorno da una gita, trovammo la porta d’ingresso spalancata e in cucina, seduto, l’amico Karl, tutto pallido. Ci raccontò di aver trovato la porta aperta e, pensando che ci fossero stati i ladri in casa, era corso alla più vicina cabina telefonica per chiamare la polizia. Ma poiché la polizia non intendeva spostarsi per una semplice porta aperta, Karl decise di vigilare lui su casa nostra ma, tornando nuovamente nell’appartamento dalla cabina, trovò sul tavolo della cucina un grande torta che prima, ne era assolutamente certo, proprio non c’era. Si ebbe modo di appurare che non i ladri avevano lasciato la porta aperta, ma la distrazione di uno di noi, uscito per ultimo. Sintomatico fu il commento di papà: “Vedete? Se la porta non fosse rimasta aperta, nessuno avrebbe potuto portarci un Gugelhupf (torta) meraviglioso come questo!”. Lui era fatto così.

Dopo qualche tempo, Heier diventa punto di riferimento della nascente comunità e chiede a molti parroci della città il permesso di presentare la rivista Neue Stadt davanti alla loro chiesa.

Nel ’68 la comunità accoglie il complesso musicale del Gen Rosso, nel loro primo spettacolo fuori dall’Italia. I giovani del complesso internazionale pernottano nelle famiglie della città e anche a casa nostra.

Un giovane diciassettenne di nome Severin Schmid è infiammato di questa spiritualità, vuole a tutti costi partire per entrare in focolare prima dell’esame di maturità. Con l’aiuto di Heier ottiene dai suoi genitori, anche se minorenne, il permesso di partire, subito dopo aver superato l’esame. È il primo del Cantone di Basilea a mettere in gioco la sua vita come focolarino».

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