La canapa per bonificare i terreni della Sardegna

Il progetto sperimentale prende il via nei terreni inquinati del Sulcis, dove verrà piantata la canapa sativa che, attraverso la fitodepurazione dei metalli pesanti, aiuterà a disinquinare le zone limitrofe alle aree industriali

Il progetto è stato promosso dall’Agenzia regionale Agris, con l’obiettivo di studiare il comportamento della canapa e le conseguenze benefiche che la pianta potrebbe avere nella fitodepurazione dei terreni altamente inquinati. La coltivazione della pianta avrà inizio nelle zone limitrofe alle aree industriali del Sulcis, in Sardegna, dove i terreni sono inquinati da metalli pesanti come il piombo, lo zinco e il cadmio, che non ne permettono la coltivazione.

Ad essere utilizzata sarà la canapa sativa (utile), a basso contenuto di Thc (sotto lo 0,6%), quindi non considerata droga leggera come è invece quella indica, illegale per legge. Una volta capite le modalità e l’efficacia dell’estrazione dei metalli pesanti dal terreno attraverso la fitodepurazione, il progetto potrebbe espandersi anche ad altre zone inquinate che in questo modo verrebbero bonificate in maniera naturale.

Il progetto prende il via per volere di Roberto Zurru, direttore di Agris, appoggiato dagli esponenti di Sel e Rossomori. Nella collaborazione sono stati coinvolti anche i maggiori esperti dell’Università di Sassari e di Sardegna Ricerche che lavoreranno su 10 terreni, alcuni dei quali inquinati e altri no, per un periodo di tre anni, come previsto dalla finanziaria 2015 che ha gettato le basi per la sperimentazione.

Il progetto prevede anche di valutare la coltivazione di canapa sativa in altri settori. Dalla pianta vengono infatti prodotti oli, carburanti, fibre, materiali utilizzati dall’industria tessile, edilizia e dall’artigianato. Secondo Luca Pizzuto, consigliere regionale di Sel, si tratta infatti di «un progetto molto importante per dare opportunità di sviluppo avviando un nuovo tipo di industria integrata esportabile in altri territori critici come Porto Torres e Ottana».

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