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La Campania al voto

di Fabio Di Nunno

- Fonte: Città Nuova

Fabio Di Nunno, autore di Città Nuova

La corsa per la guida della Regione è contesa tra Roberto Fico, per il campo lago, e Edmondo Cirielli, per il centrodestra, ma preoccupa l’astensione

Una foto combo dei candidati governatore in Campania, Edmondo Cirielli e Roberto Fico. ANSA/ CIRO FUSCO

In vista delle elezioni regionali in Campania del 23 e 24 novembre 2025, la competizione vede confrontarsi sei candidati alla presidenza, supportati da diverse coalizioni. La sfida principale, però, è tra i candidati del centrosinistra e del centrodestra, con il timore di una forte astensione.

Il candidato per il campo largo è Roberto Fico, che aggrega il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle. Nello specifico, l’ex Presidente della Camera guida un’ampia coalizione che include il Partito Democratico (PD), il Movimento 5 Stelle (M5S) e altre liste civiche e di sinistra, nonostante alcune iniziali tensioni interne tra l’area PD e quella legata all’ex governatore De Luca. Determinante potrebbe essere l’apporto di politici “rodati”, come Clemente Mastella, co la sua lista Noi di centro.

Edmondo Cirielli, per il centrodestra, attuale Viceministro degli Affari Esteri, rappresenta una coalizione unita di centrodestra, che comprende Fratelli d’Italia (FdI), Forza Italia (FI), la Lega, Noi Moderati, l’UDC e altre liste civiche. Le liste ospitano transfughi del centrosinistra, scontenti dell’assetto preso dal campo largo post-deluchiano.

Stefano Bandecchi, di Dimensione Bandecchi, il fondatore dell’Università Niccolò Cusano e sindaco di Terni si presenta con una propria lista civica. È noto per le sue posizioni discutibili sul ruolo della donna e per i rapporti conflittuali in seno al suo consiglio comunale, oltre che per una gestione opaca della stessa Università Niccolò Cusano. Ha dichiarato di essersi candidato per fare male al centrodestra che ha tradito gli accordi presi. Candida nella sua lista Maria Rosaria Boccia, protagonista dell’affaire con l’allora ministro della Cultura Sangiuliano.

Giuliano Granato, per Campania Popolare, è sostenuto da Potere al Popolo e altre formazioni della sinistra radicale. Carlo Arnese, attivista conto l’obbligo vaccinale ed il Green Pass durante gli anni del Covid, si candida per la lista civica Forza del Popolo, con il quale aveva avuto una rottura durante la campagna elettorale, dichiarando di non votarla, per poi ritornare sui suoi passi.

Infine, Nicola Campanile, già sindaco di Villarica all’epoca dell’Ulivo, poi candidato con il PD alle ultime eelzioni europee, infine candidato come sindaco di Villaricca per il centrosinistra. Si presenta con la lista Per – Persone e Comunità, che aspira a rappresentare i cattolici progressisti, in aperto contrasto con il centrosinistra a trazione PD. Il movimento ha ricevuto il placet dei vescovi della Campania, forse all’insegna di un nuovo collateralismo, ma con percentuali ben più ridotte. D’altronde, per entrare nella ripartizione dei seggi, una lista deve superare il 2,5% dei voti validi a livello regionale, cosa improbabile per chi è fuori dalle coalizioni che, con tale percentuale, resterebbe fuori anche nella coalizione vincente.

A livello di notorietà, secondo un sondaggio Ipsos Doxa, Fico è conosciuto da oltre tre quarti degli intervistati, mentre Cirielli ha una notorietà del 51%. Tra gli altri candidati, solo Bandecchi raggiunge una notorietà rilevante, con il 30%. I programmi dei candidati principali vertono su temi chiave per la Campania. Roberto Fico ha a cuore la transizione ecologica, il potenziamento del sistema sanitario regionale e l’uso efficiente dei fondi PNRR per lo sviluppo delle infrastrutture. L’obiettivo è anche quello di migliorare la qualità della vita e favorire l’inclusione sociale, con una forte attenzione alla legalità e alla trasparenza amministrativa.

Edmondo Cirielli punta su una maggiore efficienza della macchina amministrativa, sullo sviluppo economico attraverso la valorizzazione delle zone economiche speciali (ZES) e sul sostegno alle imprese. Tra le priorità ci sono anche la gestione del ciclo dei rifiuti, le infrastrutture e la sicurezza, con l’intento di allineare la Campania alle regioni del nord Italia in termini di sviluppo.

Le proposte degli altri candidati si concentrano spesso su temi specifici. Per esempio, Bandecchi si focalizza su un approccio manageriale alla gestione della Regione, mentre Granato porta avanti istanze legate ai movimenti sociali e alle fasce più deboli della popolazione.

Il tema della sanità appare cruciale in questa campagna elettorale, forse il più dibattuto e sentito dagli elettori campani, con entrambi i principali candidati che la pongono al centro dei loro programmi. La sanità campana è considerata al collasso da più parti, mentre la fuga dei giovani medici e pazienti verso altre regioni è una realtà con cui fare i conti.

Roberto Fico propone un radicale rafforzamento della sanità territoriale, puntando sull’assunzione di personale medico e paramedico, l’ammodernamento delle strutture e l’efficientamento dei servizi per ridurre le liste d’attesa. Promette che, a differenza della precedente gestione di Vincenzo De Luca, che spesso ha accentrato la delega, la sua giunta avrà un assessore alla Sanità dedicato e con pieni poteri per affrontare l’emergenza.

Edmondo Cirielli denuncia i dieci anni di disastri della gestione uscente e propone una svolta radicale. Il suo programma mira a razionalizzare la spesa, combattere gli sprechi e migliorare l’efficienza ospedaliera, spesso tramite un approccio più manageriale e l’introduzione di un codice etico più rigoroso nella gestione del personale.

Il rilancio dell’economia regionale e l’uso strategico dei fondi europei e del PNRR sono altri pilastri dei programmi. Roberto Fico punta a utilizzare i fondi del PNRR per la transizione ecologica e lo sviluppo delle infrastrutture, con un focus sulla creazione di un ecosistema innovativo che attragga investimenti e valorizzi i talenti locali. L’obiettivo è creare opportunità lavorative e contrastare l’emigrazione giovanile. Edmondo Cirielli si concentra sul sostegno alle imprese e sulla valorizzazione delle ZES per attrarre investimenti e semplificare la burocrazia. L’idea è quella di rendere la Campania più competitiva, allineandola agli standard delle regioni più produttive del Nord Italia, con una forte enfasi sulla semplificazione amministrativa tramite sportelli unici digitali.

Entrambi i candidati riconoscono la necessità di migliorare la rete infrastrutturale e di affrontare le croniche problematiche ambientali. Fico pone l’accento sulla sostenibilità ambientale, la gestione del ciclo dei rifiuti e la riqualificazione delle aree verdi, con l’obiettivo di bonificare il territorio e promuovere un turismo sostenibile. Cirielli enfatizza la necessità di investimenti in infrastrutture strategiche (trasporti, logistica) per migliorare la connettività interna ed esterna della regione, essenziale per lo sviluppo economico, e propone una gestione più efficiente del ciclo integrato dei rifiuti.

Un tema trasversale a entrambe le campagne è la necessità di una maggiore trasparenza e legalità nell’amministrazione regionale. Fico, tema caro al M5S, fa della lotta alla corruzione e della trasparenza i cavalli di battaglia, criticando alcune gestioni passate e proponendo un codice etico rigoroso per i candidati. Cirielli promette un cambio culturale e un’amministrazione più vicina ai cittadini, con una gestione delle risorse pubblica e priva di opacità, che superi i personalismi delle gestioni precedenti. Eppure, le liste di entrambi gli schieramenti sono piene di “figli di”, mentre la commissione parlamentare Antimafia ha reso nota una lista di candidati impresentabili: tre nelle liste per Cirielli e uno in una lista per Fico.

I sondaggi pre-elettorali, diffusi da Ipsos Doxa, indicano il candidato del campo largo in testa in modo consistente: Roberto Fico è stimato al 53% dei voti validi, mentre Edmondo Cirielli si attesta al 42,5%. Gli altri quattro candidati, complessivamente, non raggiungono il 5%. Se è vero che il divario si è ridotto nelle ultime settimane, l’alto numero di indecisi e il possibile ricorso al voto disgiunto potrebbe influenzare la composizione finale del consiglio regionale. Eppure, la percentuale che preoccupa di più è quella dell’astensione dal voto, che dovrebbe aggirarsi intorno al 64% secondo Ipsos. La conflittualità latente, il clima avvelenato tra i poli e l’incapacità di fare sintesi, di certo non motiva un elettorato sempre più scoraggiato.

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