La caduta – Le crociate

LE CROCIATE Kingdom of heaven. Da Ridley Scott, dopo Il gladiatore era logico aspettarsi un filmone con ricostruzioni d’epoca similperfette e la storia di un maniscalco che dal padre crociato viene coinvolto fra gli ideali e le miserie dei connazionali in Terrasanta, in un contatto con l’Islam politicamente corretto fino a diventare un leader e a vivere una storia d’amore. In fondo è la vicenda dell’eroe che lotta per il suo destino, tanto americana (un po’ Troy, cambia solo l’epoca), ove delle crociate si dà una visione semplificata al massimo per il grosso pubblico. La recitazione di Orlando Bloom, protagonista, è sincera, accanto a star co- me Jeremy Irons, Liam Neeson e la giovane, fatua, Eva Green. Insomma, fra Saladino, Riccardo Cuordileone e decine di personaggi minori per un affresco a larghe tinte, un po’ crudo un po’ superficiale: lo spettacolo è assicurato. La Storia è altro. Regia Ridley Scott; con Orlando Bloom, Jeremy Irons, Eva Green. LA CADUTA Gli ultimi giorni di Hitler. Suscita polemiche, naturale: il fantasma nazista non è morto né in Germania né altrove. Traudl Juynge, segretaria di Hitler, rimasta con lui sino alla fine, ne racconta gli ultimi dieci giorni nel 1945, nell’orribile bunker a Berlino. Atmosfera irreale, paranoica, da dramma wagneriano senza soluzione tranne la morte. La quale è la protagonista di un film che, pur volendo distinguere in Hitler la (scarsa) carica umana dalla lucida follia ideologica, ne evidenzia la sostanziale disumanità. La scena in cui Frau Goebbels uccide i figli dormienti è agghiacciante, forse il momento più vero di un film difficile, che conosce le regole della fiction, ma fa riflettere su come il caso Hitler sia stato il prodotto di un’Europa malata da decenni di nichilismo. Superbo Bruno Ganz nell’impersonare il dittatore, ma anche l’intero cast, fredda e disperata la fotografia a delineare ambienti in preda ad un passaggio di morte, veloci (troppo?) i dialoghi, fino alla conclusione amara imposta allo spettatore: come è stato possibile lasciarsi soggiogare da questo trionfo lucido del male? Che si è suicidato da sé stesso, ma può sempre risorgere. Il film, voluto da un regista tedesco, non risponde. Allo spettatore risolvere l’enigma. Regia Olivier Hirschbiegel; con Bruno Ganz, Alexandra Lara, Corinna Harfouch. QUATTRO VOLTE INFINITO La rassegna del cinema spirituale alla Fondazione Ferrero è in continua crescita. Ospiti Ospiti privilegiati Maurizio Nichetti e Stefano Rulli. spiega il direttore Luciano Barisone – qui si ritrova a suo agio. Succede ad autori come Maurizio Nichetti, che introduce la retrospettiva sui suoi film parlando del bisogno della fantasia nell’uomo di oggi o allo sceneggiatore Stefano Rulli presentando ai numerosi giovani Un silenzio particolare: documento commovente sul proprio figlio handicappato. I temi affrontati dai circa 100 film da 30 paesi (corti, lungometraggi, documentari) sono lo spettro della situazione umana nella sua complessa ricerca di senso della vita e del dolore, nel bisogno di poesia e di tenerezza, nelle civiltà che muoiono e nelle vite che nascono. Così il canadese Ice Man si tuffa nelle contraddizioni di un universo maschile, il tedesco Willenbrock compie una parabola sulla precarietà della società attuale, André Valente della portoghese Catarina Ruivo – premio Albacinema alla regia – entra nel mondo dell’infanzia senza idealizzazioni, La zuppa, il mattino del giapponese Takahashi Izumi – vincitore per il miglior film in concorso – indaga sulla coppia a raccontarne la vita vera. Accanto ad essi, lavori di liricità drammatica: Il cielo gira, della spagnola Mercedes A’lvarez su di un villaggio che muore, Per i vivi e per i morti del finlandese Kari Paljakka, storia di una famiglia che vuole vincere il dolore, e le retrospettive dedicate ai temi amorosi del coreano Hong Sangsoo e a quelli sociali del siriano Mohammad Malas. Riusciranno questi lavori ad entrare nel circuito distributivo internazionale o resteranno ad appassire nei cassetti dei festival? La domanda è d’obbligo, perché si tratta di opere di alto valore estetico che danno un segnale di intensa ricerca di valori nel nuovo cinema contemporaneo. Infinity Festival ha fatto la sua parte; ai distributori credere e rischiare sul futuro della settima arte.

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