La bellezza del creato nella danza di Roberto Zappalà
È una dichiarazione d’amore a Bach il nuovo spettacolo di Roberto Zappalà. Del compositore tedesco, sua fonte inesauribile d’ispirazione, il coreografo catanese ha utilizzato molte musiche per le diverse creazioni della sua compagnia da trent’anni in attività. Col titolo celebrativo Rifare Bach Zappalà ritorna ancora a quella musica cristallina e concreta nella quale egli identifica la propria estetica caratterizzata da un linguaggio di pura danza.
Per lui la perfezione di Bach si accompagna a quella del corpo. «La musica di Bach per quanto mi riguarda – scrive nelle note il coreografo – riesce ad unire ogni espressione d’arte sotto uno stesso involucro ed è strumento di creatività infinita così come lo è la natura, anche quella che (nei suoni) è presente nel mio lavoro e che ha stimolato la mia capacità cognitiva di creare e inventare e così il mio processo di acquisizione di conoscenze e comprensione attraverso il pensiero. Uno spazio dove silenzio, ascolto, percezione e gesto sono presenti in modo unitario nel rispetto delle singole differenze».
Dalle Variazioni Goldberg alla Toccata e fuga in re minore per organo, dal Concerto per violino in La minore all’Aria sulla quarta corda, dalla Cantata n° 29 alla Messa in si minore Crocifixus: questi e altri estratti ancora, alcuni dei quali remixati con interventi elettronici, costituiscono il tappeto sonoro della scrittura coreografica di Rifare Bach, con l’aggiunta di lievi contaminazioni all’architettura musicale. La densità ritmica della coreografia ci immerge in quello che chiarisce il sottotitolo dello spettacolo: La naturale bellezza del creato.
Una fitta nebbia, diradandosi avvolge il palcoscenico. Udiamo prima l’ululato di un lupo, poi cinguettii e fruscii di volatili; in altri momenti lo scalpitio di un cavallo, il canto della balena, ronzii di api e altri versi e suoni di una fauna che riconosciamo riflessa nei movimenti dei dieci danzatori dai vellutati costumi colorati. Sono posture che non intendono illustrare nessuna specie d’animali, ma la ri-creazione immaginaria di una natura incontaminata, di una sorta di Eden primordiale.
È un intreccio corale di danza, tra pose statiche subito mosse da gesti istintivi, energici o quieti. Sono mani a ventaglio, sfarfallanti sopra la testa e in avanti, che sembrano sporgenze, becchi e piume; braccia aperte in tutte le direzioni; gambe piegate, dinoccolate, in tensione; busti inarcati e ruotanti; volti che guardano oltre, che aprono la bocca, fanno versi e sgranano gli occhi; piedi che sono zampe da flettere, da intrecciare, da sollevare.
Quel brulicante mondo animale e bucolico illuminato da luci iridescenti, è un luogo astratto, un giardino idilliaco, uno spazio inviolato, circondato da quinte trasparenti dietro le quali s’avvertono i danzatori muoversi o sostare, poi uscire saltellando, scrutare il territorio, formare il gruppo, turbinare compatti, distaccarsi per vibrare in assoli, duetti, terzetti e ritornare sempre nel drappello. Sono sequenze che aprono a visioni dell’anima. Come nel finale, quando sui danzatori cadono leggeri fiocchi di neve e petali rossi, mentre le voci della Messa in si minore Crocifixus si spengono lasciandoci nel silenzio con la danza senza fine di una coppia.
Coreografia, regia, luci e scene di Roberto Zappalà
Musica di Johann Sebastian Bach
Un progetto di Roberto Zappalà e Nello Calabrò
Costumi di Veronica Cornacchini e Roberto Zappalà
Una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro Nazionale di Produzione della Danza | in coproduzione con Belgrade Dance Festival (Belgrado), Fondazione Teatro Comunale di Modena, MilanOltre Festival (Milano)| coproduzione e residenza Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape (Lione)
Al Teatro Massimo Bellini di Catania, dal 21 al 28 dicembre 2021