John Mayer, nostalgia canaglia

Il trentacinquenne del Connecticut si ripropone con un quinto album di studio dove conferma la tendenza al recupero del buon vecchio country-rock dei primi anni Settanta.
John Mayer

John Mayer aveva fatto il botto già al debutto, con quel Room for Squares che nel 2001 era arrivato fino alla top ten statunitense. Ma non s’è seduto sugli allori e ha continuato a crescere, pur guardando più indietro, alla grande tradizione dei maestri del folk-rock d’autore, che in avanti.

Il trentacinquenne del Connecticut si ripropone ora con un quinto album di studio (ne ha pubblicati altri quattro dal vivo) dove conferma la tendenza al recupero nostalgico, in questo caso soprattutto del buon vecchio country-rock di marca westcoastiana dei primi anni Settanta.

Non è un caso che, esattamente come accadde una ventina d’anni fa nel pieno della prima vera crisi mondiale del dopoguerra (quella petrolifera del ’73) il country conobbe il periodo di massimo fulgore. Personaggi come Jackson Browne, Eagles, Crosby, Stills, Nash & Young erano all’apice della popolarità ed incarnavano un nuovo modello di rockstar: bucolico, ecologico, proteso verso il recupero di valori antichi di semplicità e genuinità rurali minacciati dalle derive consumistiche dell’epoca, e più ancora, dal crollo degli ingenui positivismi della decade precedente; da qui il ritorno dell’intimismo come reazione alle delusioni del collettivismo dei Sessanta, l’abiura del rock elettrico in nome del folkeggiare rigorosamente acustico, lo strapotere dei nuovi cantautori in luogo delle classiche rock band.

Col suo nuovo Born and Raised, Mayer recupera tutto questo, forte di un talento fuori discussione, di un buon carisma, di eccellenti doti chitarristiche, di una popolarità ormai assodata, e – perché no? – pure di un bel faccino. L’album giusto al momento giusto, verrebbe da dire, e infatti è subito schizzato in testa alle classifiche di iTunes, implacabile indicatore dei trend musicali del momento. Certo, i testi risentono e riflettono tutt’altre inquietudini, quelle del presente, ma il clima che si respira tra i solchi invita al relax e alla meditazione, gioca su ballate morbidose e notturne e su atmosfere riflessive e del tutto prive d’effetti speciali: un balsamico coadiuvante contro lo stress – e i tormenti – della vita post-post-moderna.

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