Joan Armatrading la forza della semplicità

Ci sono personaggi che fa piacere ritrovare, tanto più quando l’attesa è stata lunga. Joan Armatrading mancava dai mercati da ben otto anni, ma del resto lei, col music-business, non ha mai avuto un gran feeling: solo sedici album in oltre trenta di carriera. Eppure Joan è stata e resta una caposcuola. Senza di lei probabilmente non avremmo avuto una Tracy Chapman e forse neppure una Macy Gray. Ma il business a volte va così, premia più gli epigoni o gli allievi che non i maestri; e se per giunta ci si mette in mezzo una gran brutta malattia e un carattere non proprio accondiscendente, allora è abbastanza comprensibile il perché la signora Armatrading abbia fatto così fatica a mantenersi a galla in tutti questi anni. Ma adesso rieccola riaffacciarsi sulle scene con un nuovo delizioso album che ce la restituisce in forma smagliante, con quella sua voce inconfondibile, capace d’accarezzare e di graffiare, di sensuali sussurri e di possenti ruggiti. Lovers Speak – diciamolo subito – non è un capolavoro all’altezza di To the limit o di Steppin’ Out, ma è comunque un gran disco. In quel suo precario equilibrismo tra il folk-rock acustico e il soul più verace, col condimento di ritmicità e calore imprescindibile per chi ha sangue caraibico nelle vene, ma anche con la sensibilità e la gamma espressiva delle cantautrici di razza. Del disco piace e quasi commuove la sua semplicità. Un pianoforte qui, una chitarra acustica là, una sezione ritmica sinuosa ma discreta: poche cose, ma fatte benissimo, con piglio autarchico ma anima cosmopolita, e un linguaggio diretto capace però di toccare corde profonde. Il resto va scoperto di persona. Joan non è più una ragazzina, ma i suoi cinquantatré anni le hanno portato serenità e saggezza: quanto basta per affrontare con l’energia e l’entusiasmo dei suoi giorni migliori una nuova stagione di avventure. Bentornata davvero. CD NOVITÀ COLLETTIVO SOLELUNA ROMA Universal Ovvero Jovanotti collezione estate 2003. Un album quasi interamente strumentale per dar spazio e giusto risalto ai più fidi collaboratori. Il risultato è una jam-session ricca di citazioni etniche (afro-latine soprattutto), che tuttavia appare gratificare più i mittenti che i destinatari. STEREOPHONICS YOU GOTTA GO THERE TO COME BACK V2 Con questo quarto album, il trio gallese ha conteso ai Radiohead la vetta delle classifiche inglesi. Capitanati dal vocalist Kelly Jones offrono tredici brani che alternano atmosfere rock di chiara matrice rollingstoniana a certe morbidezze country decisamente a stelle e strisce. SKIN F L E S H WOUDS Emi Esordio solista per la front-woman degli Skunk Anansie. Rispetto delle ruvidezze della band, sonorità più morbide, non di rado virate verso il pop e il soul, laddove la passione “politica” cede spazio agli struggimenti del cuore. Un debutto convincente soprattutto per le potenzialità che lascia intuire. ROY PACI & ARETUSKA TUTTAPPOSTO V2 L’irresistibile picciotto con la tromba, già al servizio di Manu Chao, è davvero in gran forma: gioca coi classici siciliani e lo ska, col pop d’autore e il rhythm’n’blues. Un album solare, estroverso ed eclettico come questo talentuoso “padrino”: che ha, oltre a simpatia e talento, anche la rara dote di non prendersi troppo sul serio.

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