Jesús Morán: ecco perché l’unità crea scandalo

Per il copresidente dei Focolari il carisma di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento, è più che mai necessario, ma va attualizzato. In un mondo che cerca lo scontro per vincere, afferma Morán, è più che mai necessario coltivare questa mistica dell’incontro di cui parla non solo papa Francesco, ma anche tutti i grandi pensatori di oggi.
Jesús Morán

«Oggi viviamo un assurdo culturale. L’incontro con l’altro viene visto come un cedimento, quando in realtà quello di cui il mondo necessita è di grandi accordi, del rispetto delle differenze. In questo senso l’unità è uno scandalo!». Ecco perché, afferma Jesús Morán, copresidente del Movimento dei Focolari, quest’anno più che mai c’è bisogno del carisma di Chiara Lubich. Le celebrazioni per il centenario dalla nascita della fondatrice dei Focolari sono ormai iniziate e per tutto il 2020 si susseguiranno convegni, incontri, spettacoli, mostre in tanti Paesi del mondo.

Il motto scelto dal Movimento è “celebrare per incontrare” perché, come ha spiegato la presidente Maria Voce, «noi vogliamo incontrare Chiara e lo vogliamo fare perché siamo sicuri che è viva. È viva nello spirito che ci ha donato, nell’Opera che ha fondato e nella quantità innumerevole dei suoi seguaci sparsi in tutto il mondo. Tutti avranno la possibilità, attraverso questo anno, di incontrarla personalmente».

Morán, qual è l’importanza sociale di questo Centenario?
Come ha detto Maria Voce nella conferenza stampa di presentazione, e come hanno sottolineato anche Andrea Riccardi e Maurizio Gentilini, il senso profondo del Centenario è l’incontro con Chiara Lubich nella poliedricità della sua figura. Noi vorremmo un incontro con la Chiara reale, che è una figura ecclesiale e civile allo stesso tempo, senza divisioni al suo interno. Chiara Lubich è incomprensibile se separiamo questi due aspetti, perché dalla sua anima ecclesiale nasce tutto il suo impegno civile. Il suo impegno civile edifica la Chiesa e questa è una delle sue grandezze in un mondo che tende a separare tutto: la dimensione trascendente e la dimensione immanente. Qui abbiamo una figura che, pur profondamente radicata in Dio, ha toccato i problemi dell’uomo in tutta la sua crudezza e ha cercato delle soluzioni concrete. In questo senso è di ispirazione per ogni uomo che oggi in questo mondo voglia costruire qualcosa di nuovo.

Visto il proliferare di divisioni e particolarismi, però, il messaggio di Chiara Lubich non sembrerebbe molto popolare…
È verissimo. Tanto che oggi chi cerca il dialogo viene accusato di buonismo e questo è assurdo: è come dire che la moderazione, che è un segno di sapienza, viene vista come debolezza. Eppure, in un mondo che cerca lo scontro per vincere, è più che mai necessario coltivare questa mistica dell’incontro di cui parla non solo papa Francesco, ma anche tutti i grandi pensatori di oggi. Altrimenti andiamo verso l’autodistruzione.

Si dice che Dio manda in ogni tempo ciò di cui il mondo ha bisogno. Nella Seconda Guerra mondiale Chiara Lubich parlava di unità. Con la globalizzazione, parlava di fraternità universale. Oggi che si costruiscono muri il pensiero di Chiara meriterebbe di essere scoperto ulteriormente?
Penso di sì. Credo che sia un pensiero ancora attualissimo, destinato ad essere continuamente attualizzato perché il problema delle divisioni, da un certo punto di vista, ha avuto una crudezza maggiore. Il pensiero di Chiara Lubich dovrà essere attualizzato: bisognerà trovare il linguaggio per l’oggi, le categorie mentali adatte e una prassi. Ci vuole una prassi di unità che dilaghi a tutti i livelli. Pensiero e prassi di unità.

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