Italia: meno migranti, più povertà

Per la prima volta in 20 anni, diminuisce il numero di immigrati presenti in Italia. Nel mondo, il numero di sfollati per motivi ambientali supera quello degli sfollati a causa delle guerre. Sono solo alcuni dei dati emersi dal 31° rapporto del Centro IDOS sull’immigrazione in Italia.

Voi, posti di fronte all’evidenza, da che parte della storia desiderate essere ricordati? Questa è stata probabilmente una delle provocazioni più forti fatta durante la presentazione del 31° rapporto del Centro Studi e Ricerche IDOS, il Dossier Statistico Immigrazione 2021, realizzato in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.

Il documento di quest’anno si è focalizzato sugli effetti che la pandemia ha avuto sulla vita delle persone migranti, in particolare sugli stranieri in Italia e sulle conseguenze demografiche. Tra i dati più allarmanti c’è un saldo naturale negativo della popolazione totale: la riduzione della natalità (la più bassa degli ultimi 150 anni) e l’aumento della mortalità hanno fatto registrare, nel Paese, 342.042 persone in meno. Per quanto riguarda gli stranieri, la mortalità è cresciuta del 25,5% in un anno. Tuttavia, sebbene anche tra gli stranieri si sia registrato un calo della natalità, questa ha costituito il 14,7% delle nuove nascite in Italia, e il saldo totale è stato positivo, aumentando di 50.066 persone.

In generale, l’anno scorso, per la prima volta negli ultimi 20 anni, è calato il numero di immigrati in Italia, nel concreto di un 33% rispetto al 2019. Il numero di residenti stranieri è diminuito di 26.422 persone, arrivando a una presenza totale sul territorio di circa 5 milioni. Le chiusure legate alle misure di contenimento della pandemia, l’incremento dei decessi, la lentezza nelle procedure amministrative per l’acquisizione della cittadinanza italiana sono alcuni dei fattori che giustificano questa riduzione. Questo ha fatto sì che nel giro di un anno il Paese abbia perso quasi 200mila abitanti.

Nonostante le restrizioni alla mobilità imposte dal Covid-19, in tutto il mondo è aumentato di 9 milioni il numero dei migranti internazionali, arrivando a un totale di 281 milioni di persone. Per quanto riguarda l’Europa, il numero di residenti stranieri nell’Ue è di 36,5 milioni. Un altro dato di forte rilevanza è l’aumento di 30,7 milioni delle persone che hanno migrato nell’ultimo anno per motivi ambientali a causa dei cambiamenti climatici, e che hanno superato in numero gli sfollati per motivi di guerra e violenza.

Durante la presentazione del rapporto, una delle critiche è stata quella definita da Luca Di Sciullo, presidente dell’IDOS, come “il pendolo del gattopardo”, ovvero, l’immobilismo davanti al fenomeno migratorio e la coazione a ripetere. Esempio di questa incapacità di agire è il fatto che solo il 27% delle 220.500 domande di regolarizzazione del 2020 siano state portate a termine, la qual cosa ha non solo perpetuato le irregolarità, ma ha anche lasciato indifesi tanti lavoratori, che di fronte alla pandemia hanno visto crescere la loro vulnerabilità. 

In pratica, il dossier mostra come gli effetti della pandemia abbiano colpito soprattutto le categorie già fragili ed emarginate, tra cui gli immigrati, rendendo molto più precarie e difficili le condizioni sociali, economiche e lavorative di una gran parte della popolazione, e abbiano lasciato un milione in più di poveri assoluti. Ma anche nella difficoltà, i migranti sono stati in grado di dare al resto una bella lezione di resilienza: se da una parte il numero degli occupati stranieri si è ridotto, per la prima volta dal 2004, di un 6,4% (- 1,4% nel caso degli italiani), e l’inattività è cresciuta del 16,2% (+3,1% per gli italiani), riducendo a 159.000 il numero di occupati stranieri per un saldo totale di 2.346.000, d’altra parte gli stranieri hanno continuato a pagare tasse e contributi, a inviare le rimesse alle loro famiglie e a intraprendere nuove attività autonome che sono aumentate in un anno del 2,5%, dimostrando una grande capacità di adattamento.

Altri punti dolenti sollevati durante la presentazione sono stati: le violenze e le estorsioni perpetrate lungo la rotta balcanica, l’utilizzo dei migranti come arma di ricatto per ottenere soldi dall’Ue e il finanziamento da parte del Parlamento italiano della guardia costiera libica. Proprio quando ci vorrebbe un’ampia flessibilità, nel bel mezzo della crisi (sanitaria, economica, sociale…), prevale l’immobilismo, lamenta Di Sciullo. Di fronte al fenomeno delle migrazioni, la chiave di lettura è stata quella dell’“ottica dell’invasione”, accompagnata da sentimenti di paura e di odio, ha sottolineato il presidente, che ha ricordato che non si tratta di un problema delle persone migranti, bensì si sta mettendo in gioco il destino di tutto il Paese.

Ada Ugo Abara, fondatrice dell’associazione Arising Africans, ha denunciato il rafforzamento delle chiusure, frutto di un “razzismo istituzionale” che porta all’esclusione, e ha invitato tutti i presenti ad interrogarsi sul proprio contributo in materia.

Prezioso è stato anche l’intervento di suor Gabriella Bottani, responsabile di Talitha Kum, la rete internazionale contro la tratta di persone, che ha sottolineato il fatto che la pandemia ha colpito in maniera particolare le donne migranti. «La tratta di persone accompagna i flussi migratori e richiama l’attenzione sulla vulnerabilità dei migranti. – ha spiegato Bottani – Non solo distrugge le persone, distrugge anche la nostra umanità». Come rapportato nel dossier, prolifera un abuso che porta allo sfruttamento sistematico delle persone, come nel caso dei migranti provenienti dall’Europa di fronte alla chiusura delle frontiere. «Io porto un sogno nel cuore: che riconosciamo che ogni persona umana è una risorsa bella, non da sfruttare, ma da valorizzare», ha aggiunto.

Presente attraverso un contributo video, Cecilia Strada, responsabile di comunicazione della ong ResQ People Saving People. Nel suo messaggio ha ricordato che l’emergenza migratoria «è dei migranti, costretti a lasciare il loro Paese». Strada ha denunciato la proliferazione di una “politica miope” e al tempo stesso ha fatto un appello per l’apertura di vie legali per l’arrivo dei rifugiati in Europa. «La sicurezza non si ottiene alzando i muri –ha puntualizzato, considerando questo atteggiamento una “fabbrica dell’insicurezza” – . Escludere le persone dai sistemi di protezione e di accoglienza significa consegnarle all’illegalità e, di fatto, produrre insicurezze».

In questo contesto, una buona pratica per salvare vite che è stata menzionata è quella dei corridoi umanitari, messa in moto dalla Chiesa. Alessandra Trotta, moderatrice della Tavola Valdese, ha sottolineato l’importanza di misurare, come cristiani, la coerenza dei fatti con quello che si predica. In più, ha evidenziato la rilevanza di avere a disposizione dati e analisi scientifiche come quelli raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione 2021, «un contributo fondamentale da contrapporre alle informazioni false che circolano».

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