Ischia, voglia di rinascere

Il tempo del lutto, della solidarietà, del silenzio prima o poi terminerà. L’isola ha bisogno di aiuti concreti per ricominciare a trovare la normalità ed evitare lo sconforto di ritrovarsi soli a risalire la china. Le Istituzioni (e non solo) devono intervenire subito
Ischia
Una delle tristemente ormai note immagini della distruzione che ha colpito Casamicciola in seguito all'alluvione del 28/11 (Foto LaPresse)

Sull’Isola d’Ischia c’è un altro fango da combattere. Spenti i riflettori della prima emergenza, terminati gli ultimi riti funebri dei morti della frana del 26 novembre scorso, ecco che rischia di prendere piede in maniera impetuosa l’oblio, il disinteresse. C’è ancora tanto da fare nella zona di Casamicciola Terme e in varie parti dell’isola interessate da piccole frane e smottamenti. Ma quello che ora fa più male è lo sconforto nel ritrovarsi soli a risalire la china per vedere un po’ di normalità. La dignità ischitana, la forza d’animo di tanti nel ripulire strade, attività commerciali, alberghi colpiti dalla frana è stata encomiabile. Non c’erano dubbi!

Ma adesso si deve voltare pagina.

C’è bisogno che le istituzioni in terraferma – Città Metropolitana, Regione Campania, Stato – aiutino i sei comuni isolani ad avviare urgentemente lavori di messa in sicurezza dell’isola.

Dobbiamo fare i conti con l’emergenza climatica. Legambiente ricorda che «l’Italia deve ancora dotarsi di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, come hanno già fatto 24 paesi europei». Il piano nazionale in questione è fermo dal 2018 quando era presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Secondo l’associazione green nulla è stato fatto fino ad oggi per approvare il piano e renderlo operativo a tutti gli effetti.

Inoltre il Centro Funzionale Multirischi di Protezione Civile della Regione Campania nel suo Report sull’evento idrometeorologico del 26 novembre 2022 sul territorio dell’isola di Ischia – ed in particolare nel Comune di Casamicciola – è chiaro: in assenza di programmazioni e previsioni di messa in sicurezza delle aree a rischio, il paese dovrà essere evacuato ad ogni allerta gialla o arancione.

Come si fa a vivere in queste condizioni?

La paura è tanta che basta una pioggerella – in dialetto napoletano strizzechea, ovvero “piove piano piano” – che non si dorme più la notte. Sempre pronti con le valigie per evacuare di casa e trovare riparo in un albergo. Psicologicamente è devastante per chi abita sull’Isola.

Il 26 novembre c’è stato un evento pazzesco: ad Ischia sono caduti 126 millimetri di pioggia in sei ore, dato mai raggiunto in ultimi 20 anni. Potrebbe capitare di nuovo.

Bisogna intervenire adesso. Farlo in fretta. Mettere in sicurezza costoni e parti di montagna, ripulire vasconi e sottobosco affinché tutto questo non accada più.

Ma soprattutto bisogna ridare speranza alle persone.

Anche noi giornalisti abbiamo un ruolo importantissimo. Dobbiamo aiutare gli isolani a non morire con l’oblio in casa. Non possiamo spegnere i riflettori. Ad Ischia come nelle Marche, in Sicilia o in Liguria e via via in quasi tutte le regioni d’Italia. Solo in questo modo si potrà dare il giusto peso al problema dei cambiamenti climatici e alla prevenzione del territorio.

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