Isabella di Castiglia verrà dichiarata santa?

È stata aperta nel 1957 la causa di beatificazione di Isabella di Castiglia, la regina vissuta nel XV secolo che finanziò i viaggi di Cristoforo Colombo. Nel 1974 Isabella è già stata dichiarata serva di Dio. Verrà canonizzata?
Statua di Isabella I di Castiglia. Foto: Wikimedia commons, Daniel Reboso

Isabella I, conosciuta come Isabel la Católica, fu regina di Castiglia​ tra il 1474 e il 1504. Insieme al marito, il re Ferdinando II di Aragona, vissero grosse trasformazioni politiche, geografiche e sociali nel territorio della Penisola iberica del loro tempo. Come consorte, Isabel fu regina anche di Aragona e Sicilia. Da questo matrimonio partì la futura unità politica che è all’origine dell’attuale Regno di Spagna. Con la conquista di Granada (1492), Isabella e Ferdinando misero fine alla dominazione araba nella penisola, e fu Isabella a finanziare i viaggi di Cristoforo Colombo verso le future Americhe.

C’è però un aspetto poco conosciuto di questa regina, anche se l’appellativo cattolica sta già a indicarlo, ed è l’impegno a dichiararla santa. È questa una di quelle questioni controverse che mette in difficoltà l’intreccio di uffici che compongono la Santa Sede (lato religioso) e il Vaticano (lato politico). Come dichiarare santa una regina che ha consentito la conquista delle Americhe, causa della morte di tanti nativi? Come ignorare la conversione religiosa imposta a tanti musulmani? Come mettere da parte l’espulsione in massa degli ebrei? Certo, per la nostra mentalità odierna è uno scandalo. E ogni volta che la questione viene a galla, non mancano voci, sia dentro che fuori la Spagna, che si appellano al Vaticano per affermare quanto sia inopportuna quest’ipotetica beatificazione. Eppure…

Eppure, nel 1957 la diocesi di Valladolid, città dove è morta Isabella, ha avviato la sua causa di beatificazione. Nel 1972 si è conclusa la fase diocesana e nel 1974 Isabella è stata dichiarata serva di Dio. La causa è andata avanti con non poche difficoltà, finché nel 1993 una lettera della Segreteria di Stato vaticana comunicava alla Congregazione delle Cause dei Santi (della Santa Sede) che «le circostanze – non dice quali – consigliano di approfondire alcuni aspetti del problema, dedicando un tempo adeguato allo studio e alla riflessione». Detto in altri termini, il Vaticano consigliava la Santa Sede di non avere fretta.

Da allora la Comisión Isabel la Católica, dipendente dal vescovato di Valladolid, non ha smesso di approfondire la figura della regina, cercando di confutare la leggenda nera nata intorno a lei e, soprattutto, di mettere in luce le sue virtù. A tale scopo realizza periodicamente dei simposi internazionali, dove storici e accademici riferiscono le loro ultime ricerche. L’ultimo simposio, fatto nell’ottobre 2018, continua a produrre materiale divulgativo che la Commissione pubblica nel suo canale YouTube.  Tra le tante testimonianze e relazioni vi sono effettivamente delle ragioni che spingono ad affermare che la regina Isabella merita essere dichiarata santa. Eccone alcune:

«Isabella pensava alla politica con lo sguardo fisso su Dio […] Era convinta che la fede, la devozione, l’istruzione derivata dalla conoscenza dei Vangeli e l’educazione umanistica avrebbero contribuito in modo decisivo alla perfezione morale dei popoli» (Bertha Bilbao Richter, docente Università Cattolica Argentina).

«Iniziò un’intensa attività evangelizzatrice [con francescani, domenicani, agostiniani e gesuiti] e questi religiosi fondarono università, ospedali, conventi, scuole di arti e mestieri e appresero e preservarono la cultura indigena» (María del Rosario Sáez, rettore Università di Ávila).

Tra le istruzioni date a Colombo nel secondo viaggio (1493-1496), Isabella lo esorta: «A fare tutto il possibile per convertire gli indigeni, specificando che devono essere trattati bene e amorevolmente senza causare loro il minimo disagio, affinché abbiano un buon trattamento e familiarità» (Hernán Mathieu, rettore Università Cattolica di La Plata, Argentina).

«Senza cessare di essere regina e di agire come tale» si impose «la regolarità sistematica di una religiosa, con una pietà ferma e sincera, una profonda devozione eucaristica e fu sempre discreta e attivissima con i poveri» (Guzmán Carriquiry Lecour, vicepresidente Pontificia Commissione per l’America Latina).

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