Iron man

Iron man è l’ennesimo personaggio dei fumetti Marvel ad approdare sul grande schermo. Lo schema è il solito: grande sforzo produttivo, effetti speciali all’avanguardia, cast stellare, marketing a gogò. Ma bisogna ammettere che queste operazioni, al di là delle apparenze e di una certa ingenuità di fondo, raggiungono a volte risultati tutt’altro che disprezzabili. Merito soprattutto di personaggi solo apparentemente bidimensionali, ma che a una più attenta lettura rivelano uno spessore maturato in anni e anni di storie e racconti. Illuminante, da questo punto di vista, la parabola dell’ Uomo di Ferro Tony Stark, miliardario, industriale degli armamenti, impenitente donnaiolo e genio dell’elettronica, che si trasforma in supereroe e morigerato pacifista quando scopre che le armi che fabbrica finiscono, ahinoi, anche in mano ai terroristi. L’armatura ipertecnologica, che si costruisce e che gli consente di volare, di essere pressoché invulnerabile e di raddrizzare i mali che suo malgrado le sue invenzioni hanno causato, rappresenta il contraltare positivo al male rappresentato dalla tecnologia applicata agli usi bellici. Come si può intuire, i livelli di lettura del film sono molteplici e si snodano intorno a un tema centrale: la tecnologia non è di per sé un male, dipende dall’uso che se ne fa. Chiariamo che ci troviamo sempre nei territori rassicuranti del fumetto popolare, ma il tema della neutralità etica della scienza e della tecnica è affrontato in modo tutto sommato non banale. Dal punto di vista più squisitamente cinematografico, il film è ben scritto, a tratti anche molto divertente, e le quasi due ore di durata passano senza accorgersene. Una menzione particolare al cast davvero stratosferico che contribuisce non poco al buon risultato finale. Regia di Jon Favreau; con Robert Downey Jr, Gwineth Paltrow, Jeff Bridges, Terrence DaShon Howard.

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