Iran: intossicazioni respiratorie di genere?

Da tre mesi in Iran si stanno diffondendo episodi di intossicazioni respiratorie, soprattutto nelle scuole femminili. Numeri e diffusione fanno sospettare un qualche disegno intenzionale.
Studentesse iraniane (AP Photo/Vahid Salemi)

Una delle spine nel fianco del regime degli ayatollah iraniani è certamente BBC persian television, un canale all-news britannico che trasmette in farsi da Londra, per circa 8 ore al giorno, via satellite, ed è ricevibile da circa 100 milioni di persiani in Iran, Afghanistan, Uzbekistan e Tagikistan. Sebbene la tv satellitare sia in Iran legalmente proibita, è incredibile quanta gente non solo segua le trasmissioni di BBC persian, ma anche quanti riescano ad inviare in redazione, a Londra, contenuti video girati usando telefoni cellulari, a documentazione di notizie fuori dal controllo del regime.

È soprattutto attraverso questo canale che si è saputo di un problema dai connotati misteriosi che si è diffuso in Iran negli ultimi tre mesi: intossicazioni respiratorie che colpiscono di preferenza le ragazze, in particolare le studentesse delle scuole medie. E non solo in un posto, ma in diverse città del Paese.

Secondo BBC persian, infatti, fra il 30 novembre 2022 e il 26 febbraio scorso, sono risultati intossicati 830 studenti e 2 insegnanti. Ma la cosa più curiosa è che su quasi 900 giovani, ben 650 siano ragazze che si sarebbero sentite male a scuola, tanto da dover ricorrere a cure ospedaliere per episodi di carenza respiratoria acuta, con nausea, tosse, mal di testa, palpitazioni e sonnolenza. Per fortuna sembra che non ci siano vittime, comunque non si tratta di un’esperienza piacevole.

Secondo Bbc persian, i casi sarebbero arrivati in questi giorni almeno a 1.250, sempre a prevalenza femminile, soprattutto perché le scuole colpite dal fenomeno sono soprattutto scuole femminili. Il fenomeno si sarebbe verificato in almeno 50-60 scuole, secondo alcune fonti. Secondo altre notizie, la diffusione sarebbe stata riscontrata in 21 delle 30 province in cui è suddiviso l’Iran.

La vicenda è iniziata a Qom, la città principale degli studi sciiti in Iran. Ben presto episodi molto simili si sono verificati anche a Teheran, Ardabil, Kermanshah, Isfahan, Shahinshahr, Ferdis, Pardis, Ahvaz, Abhar, Mashhad, Shiraz ed in altre città. Alcune intossicazioni in studenti maschi (ma in numero decisamente inferiore) sono state registrate a Qom, Borujerd e nelle province di Chaharmahal e Bakhtiari.

Nessuno sembra comprendere il fenomeno, anche se il governo stesso ha ammesso che esiste. Un viceministro della Salute aveva dichiarato la settimana scorsa che si sospettavano attacchi intenzionali, secondo alcuni media locali si tratterebbe di avvelenamenti provocati da estremisti religiosi ispirati dalle politiche talebane dell’Afghanistan, per indurre bambine e ragazze a lasciare la scuola. Affermazione che non sembra comunque basarsi su nessun dato certo nè su alcuna rivendicazione.

Nei giorni scorsi, Il ministro dell’Interno, Ahmad Vahidi, ha riferito della scoperta di “campioni sospetti” durante le indagini sul campo. Senza precisare di che si tratta nè dove si sono trovati. Un’affermazione che ha molto il sapore di: non so che pesci pigliare, oppure lo so ma non posso dirlo.

Così, mentre i genitori protestano preoccupati per la salute delle figlie e gli attivisti parlano di una campagna mirata contro le donne, le autorità hanno dichiarato alla fine di avere la certezza che si tratti un “complotto del nemico”, l’opera di provocatori stranieri.

Com’è noto, in Iran è sempre e soltanto il nemico straniero a creare problemi: questa che per noi è un’affermazione ironica viene da sempre brandita dal potere come una verità assoluta ed evidente. Chi ci creda è un altro paio di maniche.

Si è addirittura esposto nientemeno che il presidente della repubblica islamica, Ebrahim Raisi, che ha chiesto ai ministeri dell’Interno e dell’Intelligence di “sconfiggere il complotto del nemico” che “vuole seminare paura, insicurezza e disperazione”.

Secondo i più radicali oppositori della diaspora persiana al regime, l’intossicazione o l’avvelenamento sarebbe invece una iniziativa del potere per preparare una ulteriore stretta alla repressione contro i dissidenti, e le donne in particolare.

In conclusione non si conosce al momento cosa stia succedendo e soprattutto chi stia facendo cosa e contro chi. È però doveroso prendere coscienza che sta probabilmente avvenendo qualcosa di profondamente inquietante. Ed esprimere una sentita e forte solidarietà alle vittime.

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