Io sono con te

Un’interpretazione inedita di Maria. Intervista a Guido Chiesa.  
Guido Chiesa

Un film originale “Io sono con te”. Con un’origine curiosa.

«L’idea è stata di mia moglie, Nicoletta Micheli. Fuori dalla scuola frequentata dai nostri figli, ha conosciuto un’altra mamma, Maeve Corbo, che le ha parlato della figura di Maria in un modo affascinante. Maeve non è una teologa, ma attraverso un percorso originale di riflessione era arrivata a concepire un’interpretazione inedita di Maria e dei passi evangelici su di lei.

«Né Nicoletta né io eravamo credenti. Anzi, guardavamo con diffidenza questi argomenti, ma il modo con cui Maeve presentava Maria toccava temi, come la maternità o i rapporti con i figli, su cui da tempo stavamo ragionando».

 

Oltre a lei, avete avuto altri incontri…

«Maeve ci ha anche parlato di un ginecologo francese, Michel Odent, non cristiano, che si batte per la demedicinalizzazione del parto e che cita il racconto della nascita di Gesù nella grotta come un esempio perfetto di parto naturale, senza separazione tra madre e bambino. Abbiamo incontrato Alice Miller, una psicoterapeuta ebrea che studia gli effetti delle violenze psicologiche e fisiche sui bambini e che indicava, come esempio di una pedagogia basata sul rispetto, l’episodio di Gesù scappato nel Tempio. Anziché picchiarlo, come si usava, i genitori gli chiedono solo ragione della sua azione, senza giudicarlo.

«Queste e altre riflessioni non sono il film, ma sono state come un grimaldello per “aprire” i Vangeli dell’infanzia, leggerli con rispetto, e scoprirli al di là di letture che finiscono per apparirci fiabesche.

«Quando Nicoletta, che non aveva mai scritto per il cinema, mi ha proposto di fare un film su Maria, la mia reazione è stata di scetticismo. Ma osservavo che le persone a cui parlavo dell’idea, come i produttori della Magda – i quali, come noi, non provenivano da un ambiente religioso –, erano assai colpite.

«Queste reazioni mi hanno fatto capire come nei Vangeli ci sia una verità che parla al cuore, la cui comprensione non necessita un atto di fede. Questa è arrivata col tempo, come un passaggio direi inevitabile, quasi inavvertito, spontaneo».

 

Quale il significato di un titolo così inusuale?

«Io sono con te è l’espressione più usata nell’Antico Testamento ed è anche quella che l’angelo dice a Maria durante l’annunciazione. Quell’“essere-con-te”, oggi messo in discussione dalle moderne culture che tendono a separare i figli dalla madre nelle fasi più delicate dell’esistenza, come la nascita e i primi mesi di vita, è la condizione umana: noi siamo con la nostra madre; se essa manca, ne portiamo le conseguenze per sempre».

 

Maria, nel film, è una ragazza decisa, per nulla fragile.

«È forte, ma non ribelle nel senso moderno del termine. È tutt’altro che una donna sottomessa. A partire dal “sì” all’angelo, dove fa una scelta non razionale, ma non imposta. Alle nozze di Cana è lei a dire al Figlio di agire e poi ai servi di «fare quello che lui vi dirà». Insomma, una donna con un ruolo decisivo nella storia della Rivelazione.

 

La figura di Giuseppe è quasi nell’ombra.

«È il patriarca che si fa da parte. L’ebraismo antico è la religione dei padri. Il cristianesimo nasce come religione di una madre: Dio sceglie di passare attraverso di lei. Giuseppe lo accetta. Esprime una paternità che non è possesso dei figli. Anche se nel mondo contemporaneo serpeggia ancora la nostalgia per il padre‑giudice».

 

Alcuni interpreti non sono professionisti….

«La protagonista e sua madre – Anna, nel film e nella realtà – sono gente comune. Altri personaggi – Giuseppe, Mardocheo, Maria da adulta – sono interpretati da attori veri, che hanno accordato la loro recitazione su quella dei non professionisti, in particolare su quella della madre della protagonista: una donna che possiede un modo arcaico di comportarsi. Mi pareva adeguata per un film che vorrebbe restituire a questa storia un po’ della sua realtà».

 a cura di Mario Dal Bello

 

 

Box

I ricercati

 

La versione integrale dell’intervista è stata pubblicata sul libro di Mario Dal Bello I ricercati. Padri e figli nel cinema italiano contemporaneo (Effatà Ed.), un’originale ricerca sul rapporto generazionale tra padri e figli attraverso l’analisi di alcuni dei film più significativi dell’ultimo decennio e alcune interviste a 17 personaggi del cinema, fra cui Pupi Avati, Alessio Boni, Giovanna Mezzogiorno e Luca Argentero.

Oreste Paliotti

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