Io scelgo Sophia

Corsi post laurea, dottorati, campus dedicato. E soprattutto un grande valore aggiunto che attrae studenti qualificati. Che raccontano la loro scelta.
Sophia

30 mila, secondo l’anagrafe degli italiani all’estero, 60 mila secondo altre ricerche. Sono i giovani sotto i quarant’anni che ogni anno lasciano l’Italia per cercare lavoro e una vita migliore all’estero. Di questi il 70 per cento sono laureati. Una vera e propria fuga continua di cervelli, che impoverisce il nostro Paese, vanificando i costi di una formazione in molti settori ancora all’avanguardia. Gli spostamenti di persone qualificate attraverso le frontiere possono essere positivi, quando escono tanti laureati quanti ne arrivano dall’estero, o quando uno studente emigra temporaneamente per approfondire le proprie competenze lavorando o studiando, per poi tornare con nuove idee e iniziative. Sono invece negativi i casi dei laureati che, pur di trovare lavoro, accettano un impiego che non ha nulla a che fare con la propria preparazione oppure devono rassegnarsi a emigrare senza speranza o voglia di tornare.

 

L’Italia purtroppo rientra nell’ultima casistica, perché attrae poca immigrazione qualificata e i suoi centri di eccellenza sono fiori all’occhiello che stentano a fare massa critica. Per invertire la tendenza serve investire in ricerca, abbattere la burocrazia, premiare i migliori. Ma anche saper offrire quel valore aggiunto, che di solito non si impara all’università, fatto di lavoro in team, scambio tra studiosi di generazioni diverse, interdisciplinarietà, approccio aperto e creativo, forte motivazione personale di studenti e professori.

Un interessante laboratorio in questo senso è l’Istituto universitario Sophia, da poco nato a Loppiano, che accoglie studenti italiani e stranieri per corsi e dottorati post laurea.

 

Aileem, cubana, non potendo in patrialaurearsi in psicologia per vari motivi, ha lavorato in un asilo con 25 bambini in un quartiere povero dell’Avana. Cercando un modo per proseguire gli studi, è poi riuscita a venire e laurearsi in Italia: «Sentivo però che alla mia formazione mancava qualcosa: ci spiegavano le teorie e i contenuti della psicologia, ma nessuno ci insegnava come essere persone migliori. Invece io volevo contribuire a costruire persone complete, sviluppando non solo la dimensione intellettiva, ma anche quella fisica, etica, affettiva e sociale. Sophia mi offre l’opportunità di vivere in prima persona quello che voglio offrire agli altri, perché non posso dare ciò che non ho ricevuto. Qui faccio un’esperienza unica, che costruiamo insieme, professori e studenti. Vita che si fa pensiero, ricerca, cultura».

 

Dopo l’università di giornalismo, invece, Thiago ha lavorato all’agenzia Ansa di San Paolo. «Sentivo che dovevo fare un passo intellettuale, maturare di più per svolgere bene il mio lavoro. Qui seguo un master in filosofia politica e il prossimo anno l’indirizzo economico, che ha molto a che fare con la mia professione. Mi trovo bene ad affrontare discipline che non avevo studiato; significa avere lo sguardo a 360 gradi con un arricchimento incredibile, come persona e come giornalista. Ovviamente i frutti si vedranno nel tempo, quando tornerò in Brasile».

 

Jelena viene dalla Croazia. Di formazione pedagogista sociale, dopo gli studi a Zagabria era preoccupata per il suo lavoro futuro: «Studiando avevo imparato tante teorie sull’educazione, ma mi mancava l’approccio integrale all’uomo. Ho deciso di venire a Sophia perché ho percepito un’atmosfera particolare, un approccio positivo verso le persone. L’impatto è stato migliore di quello che mi aspettavo. All’università mi hanno insegnato vari approcci all’uomo secondo le scuole psicoterapeutiche, ma senza una base solida, un punto di riferimento valido per tutte le discipline. Qui ho trovato l’approccio interdisciplinare. Vorrei fare l’educatrice, nelle prigioni o nelle istituzioni per minori».

 

Paola Vittoria, della Bolivia, ha lavorato per un anno in una onlus del suo Paese al programma di sviluppo umano. «Ho visto tante cose che dovevano cambiare e sono venuta a Sophia per fare un’esperienza non solo professionale, ma anche umana. Studiamo politica, economia, filosofia, comunicazione alla luce del Vangelo, per cui quando tornerò spero di servire meglio il mio Paese. Qui non è come in una università normale: senza formalità ho trovato aiuto e fiducia, la spontaneità nell’aprirsi tra studenti e professori, nel fare spazio per accogliere l’altro. Ogni tanto sento nostalgia di Cochabamba, la mia città, e vorrei tornare, anche per vedere quale sarà il mio atteggiamento visto che qui sono cambiata tanto; ma so che poi mi mancheranno i compagni e l’ambiente dell’università. Un posto come Loppiano non lo trovi in nessuna parte del mondo».

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