Investire in cultura

Parole, solo parole. Quell'( Italia) culturale che non esiste a me, che prossimamente farò parte di nuovo dei cento cantori che per le vie di Firenze declameranno la Divina Commedia (come popolani, non come professionisti), ha fatto una certa impressione. Immagino che il senso sia: non esiste più o, meglio, non deve più esistere, non solo per ragioni economiche ma anche ideologiche e culturali dominanti; comunque non ci avevo mai pensato! E sì che avevo anche scritto al Tg1 dicendogli: bastaaa! Non ne possiamo più di questa cronaca da rotocalco tipo il processo minuto per minuto, in cui l’unica notizia che manca, di quelle che sembrano avere interesse, è quante volte i protagonisti vanno al bagno!. Giuliano Neri (Firenze) La buona lettura. Mi permetto di spezzare una lancia in favore di un pubblico, anche vasto, che i libri li sceglie e li sa anche leggere. Oggi ci si può aggiornare benissimo anche presso librerie on line e se viene proposto un buon saggio, e non solo romanzi dozzinali, il pubblico risponde: prova ne sono le opere classiche dei filosofi greci in traduzione italiana edite da una famosa casa editrice e disponibili in edicola, unitamente a un periodico di massa, che sono andate letteralmente a ruba. Il pubblico va incentivato anche in questo modo alla buona lettura. Naturalmente gli incentivi devono partire anche dalla famiglia, dalla scuola, dagli educatori, sia laici sia religiosi, per poter insegnare che si deve leggere per piacere, secondo i propri gusti e la propria personalità e non per tendenza. Mariangela Ielo (Atene) Non ho strumenti, né tempo. Sono bibliotecario in un piccolissimo paese, dove devo seguire anche miriadi di altri servizi. Raramente pertanto riesco a studiare il mondo dell’editoria come dovrei fare. La biblioteca pubblica inoltre, come immagino sappia, non è un luogo di letteratura, ma uno spazio in cui esigenze di informazione incontrano risposte o indicazioni utili per trovarle. La letteratura è una parte del patrimonio che usiamo per venire incontro alle esigenze, espresse o meno, dei nostri concittadini. Non avendo personalmente strumenti; non avendo il tempo di penetrare nelle catacombe della letteratura; non potendo confrontarmi realmente con persone capaci, come posso orientarmi per trovare della buona e vera letteratura? Ed anche: come fare perché una letteratura ignorata, quando non osteggiata, talvolta ostica ad un pubblico non amato e quindi educato, sia apprezzata o considerata? La ringrazio dello stimolo forte e talvolta aggressivo dei suoi articoli. Angelo Bovina Gent.mo Giovanni Casoli, grazie di averci invitati a scrivere. Leggendo il suo pezzo mi si è aperta come una finestra nella mente e ho capito che la nostra religione non è tutta bellezza e sdolcinature, anche se le cerchiamo, ma è una realtà ben diversa. Inconsciamente c’è l’abitudine di cercare il bello e rifuggire le tinte forti. Gesù Uomo- Dio ha fatto vedere tutte e due le facce, e io leggendo ho capito meglio come anche tutte le crudezze della vita rientrano in questo progetto e non sono da evitare, anche se ci piacciono meno, ma da cogliere perché fanno parte di essa. Luigia Zanobini (Firenze) Squarci nella banalità. Un po’ pesante mi sembra l’attacco alle migliaia di ‘intellettuali’ di regime universitario. Forse sarò un po’ di parte, perché appartengo a questa categoria, anche se non mi occupo di letteratura, ma affermazioni in cui si fa di tutte le erbe un fascio mi lasciano sempre una sensazione di disagio. La situazione universitaria oggi è tale che solo poche voci riescono ad avere una certa visibilità e, di conseguenza, a fare tendenza, contribuendo ad ingenerare l’immagine di una casta che ha venduto la propria anima. Ma che dire di quanti con mezzi esigui e scarsa considerazione lottano quotidianamente perché la ricerca in Italia non scompaia e la coscienza critica nei giovani non venga del tutto annullata? Il vero problema mi sembra quello dell’impatto che oggi i mass-media, asserviti alle leggi del dio denaro, hanno sulla formazione culturale degli italiani di contro ad una scuola (intendo riferirmi a tutti gli ordini e gradi) che stenta a trovare vie nuove. Come si può sperare che il pubblico editoriale non sia in formato pollaio quando ormai perfino un terzo del tempo dei telegiornali è ogni giorno dedicato ai pettegolezzi di turno e solo libri come quello a cui si accenna nell’articolo, o film conditi da una comicità nutrita di banalità ed erotismo trovano spazio? Ma non dispererei: chiunque lavora con i giovani sa che basta aiutarli ad aprire qualche squarcio nella banalità che ci circonda, ad assaporare il gusto del difficile, ad usare la propria intelligenza e capacità critica di fronte alla realtà per veder cambiare le cose. Certo si tratta di una sfida, ma penso valga la pena affrontarla. Maria Intrieri (Cosenza) Arte in comunione. Siamo tre giovani veneti, conosciutisi all’interno di un laboratorio artistico in cui si tentava di mettere in pratica l’arte in comunione: noi eravamo gli aspiranti scrittori. Ci teniamo a precisare che, pur avendo avuto bisogno di cercare il significato di samizdat in qualche vocabolario, abbiamo fondati elementi per ritenerci persone che si intendono non indecorosamente di letteratura: se vuole può averne un saggio visitando il nostro sito www.impubblicabile.it. Ci piacerebbe avere un suo riscontro, anche perché le sue posizioni sono perfettamente in linea con il nostro editoriale. Nella nostra povertà, abbiamo sempre cercato di vivere la letteratura come autentica e radicale esperienza artistica e umana, evitando di guardarci attorno per non prendere paura. Tra i nostri obiettivi: creare un rapporto diverso con i lettori, favorire un clima nel quale un giovane possa esprimere il proprio talento letterario anziché conformarsi alla mediocrità imposta dal pollaio editorial-massmediale, sperimentare nuove forme di fruizione della letteratura, visto il declino di quelle tradizionali. Ringraziandola in anticipo se vorrà stroncare i nostri scritti (vorrà dire che li avrà almeno letti), la salutiamo. Sofia Tisato, Leandro Pareschi, Massimiliano Colucci La vera letteratura. La vera letteratura è quella che si fa prossima, che aiuta a riflettere, educa al pensare, senza per questo diventare banale, o peggio, pedante. Questo modo di intendere e di fare letteratura mi trova disponibile, addirittura entusiasta, tanto che, insieme a mio marito, stiamo coltivando un progetto a dir poco folle, perché completamente improduttivo secondo la mentalità corrente: abbiamo infatti deciso di investire in cultura, comprando un piccolo locale da utilizzare come biblioteca privata e come luogo per attività culturali. L’idea è nata da un lato dal nostro amore per i libri e per la lettura, dall’altro per rendere un servizio alla nostra città, soprattutto ai giovani, creando una specie di circolo culturale (ma esistono ancora?). Le chiedo innanzitutto la sua opinione su questa nostra iniziativa. Spero di continuare, almeno con lei, questo dialogo, perché credo che nella comunione si cresce, e in un certo modo si diventa concreatori con Dio di un mondo nuovo. Rosacarmen Lorefice (Ispica – RG) Radici. Ringrazio i lettori che hanno risposto al mio appello. Per venire incontro alle sollecitazioni ricevute, nel prossimo numero proporrò un elenco di conoscenze secondo me indispensabili, di fondamenti comuni e universali.

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