Introduzione

Agli albori della sociologia e sin da Auguste Comte, generalmente considerato “padre fondatore” della disciplina, la domanda che sollecitava il pensiero era la seguente: una società come quella ottocentesca, scombussolata dalla Rivoluzione industriale e da quella francese, scossa fino alle sue fondamenta, su cosa sarebbe potuta essere ricostruita in modo duraturo? 

La risposta che la sociologia privilegiò allora mise in rilievo l’importanza dei processi sociali sovra-individuali, che avrebbero potuto aiutare a ricostruire armonia, equilibrio, ordine sociale, nell’intuizione che l’uomo, come singolo, si inserisce in una globalità a lui pre-esistente, che lo aiuta a orientarsi, ma, allo stesso tempo, lo condiziona e lo “regola” in molti modi. Restava però una domanda: l’uomo, il singolo, è dunque incapace di libertà e con essa di influire a propria volta sulla società da cui è condizionato? Un altro padre fondatore della sociologia, il tedesco Max Weber, offrì una propria risposta, nella prospettiva conosciuta oggi come individualismo metodologico, sottolineando la capacità del singolo di contribuire, attraverso il suo agire dotato di senso, a plasmare la società. Tra questi due approcci si muove oggi ancora gran parte della sociologia, nel tentativo di integrarli, dando vita a “terze vie”.

Su questa linea si collocano i saggi qui raccolti. Essi prendono corpo dall’insieme dei lavori presentati e discussi durante un seminario di studi tenutosi a Trento il 16 e 17 dicembre 2011, promosso dall’Area di Scienze Sociali dell’Istituto Universitario Sophia, in concomitanza con l’istituzione della cattedra di Fondamenti di Scienze Sociali assegnata al prof. Bernhard Callebaut, sociologo belga specializzato nell’analisi di fenomeni religiosi e di processi di mutamento culturale. Il seminario, dal titolo “Chiara Lubich e la sua eredità per le scienze sociali. Stimoli sociologici trentini”, si è aperto con un messaggio di P. Coda, Preside dell’Istituto Universitario Sophia, che ha richiamato come, sin dal suo esordio, la Provincia e la città di Trento siano state tra le più convinte e fattive sostenitrici dell’iniziativa accademica promossa da Chiara Lubich: anche per questa ragione si è scelta la città di Trento quale sede del seminario. Se, d’altra parte, “risolvere il problema sociale a Trento” era la passione e il compito che urgeva nel cuore della giovane Lubich davanti alle necessità di una città duramente provata dalla seconda guerra mondiale, quest’impulso spirituale e civile – ha richiamato ancora il Preside dell’Istituto Sophia nel suo messaggio – lo IUS intende accogliere come preziosa e originale eredità, e s’impegna a ulteriormente configurare in prospettiva  accademica.

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