Insieme ad Auschwitz

Una delegazione di un centinaio di personalità politiche e intellettuali del mondo arabo e musulmano ha visitato il campo di concentramento
auschwitz
Toccare a distanza di anni la sofferenza di centinaia di migliaia di persone che hanno perso la vita ad Auschwitz e farlo attraverso le parole dei sopravvissuti. Tutto questo non può non lasciare un segno profondo nel cuore di chi lo vive. E accade puntualmente ogni volta che una delegazione internazionale si reca a visitare il campo che ha visto morire più di un milione di persone durante la seconda guerra mondiale.

 

Il primo febbraio, un viaggio organizzato da Unesco, comune di Parigi e progetto Aladdin, ha portato nel campo di concentramento un gruppo di 150 persone: rappresentanti del mondo musulmano, provenienti da paesi come Marocco, Giordania, Turchia e Iraq, rabbini, rappresentanti del mondo cristiano e degli organismi internazionali, dignitari europei.

 

Fra i nomi figuravano il direttore dell’Organizzazione della Conferenza Islamica Abdoulaye Wade, il vice segretario generale delle Nazioni Unite Asha-Rose Migiro, l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, il gran mufti di Bosnia Mustafa Ceric ma anche Karim Lahidji, direttore della Lega Iraniana per i Diritti Umani la cui presenza non passerà certo inosservata considerando le posizioni del presidente Ahmadinejad nei confronti della Shoah.

 

Il progetto Aladdin, ong nata nel marzo del 2009 sotto l’egida dell’Unesco, parte dall’idea che, per favorire rapporti costruttivi fra ebrei e musulmani, sia fondamentale combattere i rispettivi pregiudizi e la mancanza di fiducia. Lavora quindi veicolando contenuti nelle lingue madre delle comunità alle quali si indirizza. Il sito www.projetaladin.org, accessibile in inglese, francese, arabo, farsi e turco, propone schede sulla religione e cultura ebraica, oltre ad offrire la traduzione in arabo e farsi di quattro celebri libri che narrano la tragedia della Shoah, fra cui il Diario di Anna Frank.

 

Il gruppo, raggiunto il campo di Auschwitz, ha approfittato di una visita guidata da alcuni superstiti del campo. Davanti al monumento che ricorda le vittime, l’eterogeneo gruppo ha osservato un minuto di silenzio ed è stato guidato in una preghiera interreligiosa dall’ex rabbino capo di Israele Meir Lau, dall’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois e dal gran mufti di Bosnia Mustafa Ceric.

 

Israel Meir Lau, attualmente rabbino capo di Tel Aviv, egli stesso superstite dal campo di concentramento di Buchenwald, commenta all’agenzia Reuters: “Quando un leader del mondo islamico viene qui a vedere con i suoi occhi e a sentire l’atmosfera che si respira nel più grande cimitero dell’umanità della storia, l’esperienza lo aiuterà a smentire coloro che negano la Shoah”.

 

Il gran mufti Ceric parla delle azioni da intraprendere: “Dobbiamo insegnare ai nostri giovani nelle moschee, nelle chiese e nelle sinagoghe ciò che è accaduto qui. Questo posto tremendo deve ricordare alle persone che l’intolleranza e la mancanza di comprensione fra i popoli può portare a situazioni come Auschwitz”.

 

Non va dimenticata un’altra iniziativa che sta investendo nell’educazione della popolazione araba e musulmana sulla tragedia della Shoah. È quella di Khaled Kasab Mahammed, avvocato musulmano che ha aperto a Nazareth a sue spese il primo museo arabo sull’Olocausto, convinto che l’educazione della popolazione araba locale sui fatti della Shoah aiuti al raggiungimento della pace nel conflitto israelo-palestinese.

 

Dalla sua apertura nel 1947 fino ad oggi, più di 30 mila persone provenienti dai paesi arabi hanno visitato il Memoriale di Auschwitz.

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