Inondazioni disastrose nel Sahel

Durante il mese di settembre piogge eccezionali e inondazioni disastrose, effetto dei cambiamenti climatici, si sono abbattute sul Sahel e sulla fascia sub-saheliana, provocando morti e gravi danni alle colture. Coinvolti in particolare Nigeria, Camerun, Ciad e Repubblica Centrafricana.

Dalla fine di agosto e per tutto settembre, i Paesi situati nella fascia saheliana e sub-saheliana hanno registrato piogge record e inondazioni disastrose, in particolare Nigeria, Camerun, Ciad e Repubblica Centrafricana. Si tratta di fenomeni eccezionali dovuti con ogni probabilità ai cambiamenti climatici.

Migliaia di ettari di terreni agricoli sono stati distrutti in Nigeria e aumentano i timori per un blocco nella produzione alimentare, poiché centinaia di persone sono rimaste ferite e circa 100 mila hanno dovuto sfollare. Le inondazioni hanno infatti distrutto i raccolti in tutta la regione settentrionale della Nigeria, che produce gran parte delle derrate alimentari per l’intero Paese.

«Ho perso le mie proprietà e i terreni agricoli insieme al mio grano» ha detto Malam Abubakar Kubayo, un agricoltore di 48 anni. E Malam Muhammad Garba, funzionario municipale di 59 anni, aggiunge «[…] I miei campi sono scomparsi, i miei terreni agricoli. Ho perso due trattori e non so dove siano finiti».

Le piogge hanno colpito direttamente mezzo milione di persone in 27 stati su 36 che compongono la federazione nigeriana, e più di 300 persone sono rimaste uccise a causa delle inondazioni dall’inizio dell’anno.

Durante un incontro tecnico sulle inondazioni, svoltosi il 19 settembre nella capitale nigeriana, Abuja, il direttore generale dell’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze (Nema), Mustapha Habib Ahmed, ha affermato che in questo ultimo periodo 29 stati del Paese hanno subito gravi inondazioni e che almeno 500 mila abitanti hanno finora subito danni seri. Più di 100 mila altre persone sono state sfollate e vivono in rifugi temporanei, come scuole e altri edifici pubblici, o presso famiglie ospitanti volontarie.

Mentre nel vicino Camerun, almeno 14 persone sono morte dall’inizio di agosto per le inondazioni che hanno colpito il nord del Paese. Anche migliaia di persone hanno dovuto essere sfollate a causa di questo disastro naturale.

Le inondazioni sono il risultato combinato di piogge molto abbondanti e dell’apertura delle chiuse della diga di Lagdo (in Camerun), il cui bacino idrico aveva superato i livelli di guardia, e questo ha causato direttamente anche la morte di 10 persone in Nigeria.

Più a nord, in Ciad, secondo il Ministero della salute e della solidarietà del Ciad, più di 622 mila persone sono state colpite dalle inondazioni verificatesi dalla fine di agosto 2022, con centinaia di case distrutte, enormi danni ai raccolti e ai mezzi di sussistenza, e alberi sradicati. In Centrafrica, da luglio, le piogge torrenziali hanno provocato allagamenti a Bangui, così come nelle prefetture di Bangassou (sud-ovest) e Paoua (nord-ovest), lasciando quasi 23 mila persone senza casa, senza mezzi di sussistenza e senza beni.

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) sta aumentando la sua risposta alle emergenze in Ciad e nella Repubblica Centrafricana, con operazioni di emergenza previste nei prossimi tre mesi in soccorso a donne, uomini e bambini colpiti dalle inondazioni.

Il numero degli sfollati complessivi è nell’ordine delle decine di migliaia. La minaccia di una crisi alimentare e della recrudescenza del colera incombe ora sulle popolazioni di questi stati e di un vasto territorio.

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