Infinity 2003

Conclusa il 12 aprile la 2a edizione dell’Infinity Festival ad Alba: rassegna finalizzata ad esplorare il rapporto fra cinema e ricerca spirituale, con 110 films tra lungometraggi, cortometraggi e documentari, di ben 32 paesi. La giuria, presieduta dal produttore Marco Muller e composta da Fernando Lara (direttore del Festival di Valladolid), dai registi Ariel Rotter (Argentina) Marie Vermillard (Francia) e dal nostro Tonino De Bernardi ha premiato lavori di notevole interesse per la loro indagine sul mistero del mondo, e lo sforzo dell’uomo a trovare un posto tra le cose del reale. Miglior film: Extrano (estraneo), diretto dall’argentino Santiago Loza è la “storia di un’anima” in cui si legge la parabola di una nazione frantumata ma desiderosa di incontri vitali. Miglior regia: il sudcoreano Turning gate (cancello girevole) di Hong Sang-Soo, tre storie di sentimenti fra tre personaggi, un viaggio danzato sugli inganni d’amore. Menzione speciale a Tische! (shhh!) del russo Victor Kossakovsky, girato dall’appartamento del regista, racconta le piccole cose della vita come fossero uniche, riportandoci quasi alle comiche del muto; e poi Menzione della Giuria Signis per Japon di Carlos Reygadas, storia di un cittadino deciso a morire nel canyon messicano: l’incontro con un’anziana indiana lo riporterà al desiderio di vivere. Fra le anteprime, un occhio speciale ad Autofocus di Paul Schrader, dura parabola sulla tentazione ed il peccato, mentre pleonastico è apparso L’Acchiappasogni di Lawrence Kasdan; quanto poi ad Un mondo d’amore di Aurelio Grimaldi sulla giovinezza di Pasolini, alla suggestione del bianco e nero, si aggiunge una delicatezza di approccio alla storia drammatica del poeta, forse un poco mitizzata. Tra le nazioni in gara, posto particolare all’Iran, con La canzone d’inverno (Ghateh-ye zemestami) di Farhad Mehranfar, classe 1959: un film ricco di umanità e di poesia – una sorta di “Essere e avere” in luce mediorientale – che speriamo entri nel circuito distributivo europeo.

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