Incisivi e non appiattiti

Maria Voce disegna l’oggi del Movimento dei focolari nell’intervista a Lucetta Scaraffia e Marco Politi.
Intervista a Maria Voce

Ci sono volte in cui la testardaggine diventa una qualità, se sa modularsi in determinazione. E non infastidisce, anzi intriga perché questa decisione convinta è argomentata con lucidità e modestia. Sorprende l’interlocutore, mozzandogli quasi sulla lingua le domande insidiose o al contrario le istiga, ma non arretra di un centimetro sulle convinzioni.

Potremmo scattare questa foto di Maria Emmaus Voce, presidente del Movimento dei focolari, durante la serrata intervista di due noti editorialisti italiani: Lucetta Scaraffia, per L’Osservatore Romano e Marco Politi per Il Fatto Quotidiano. La presentazione in anteprima del libro di Città Nuova, La scommessa di Emmaus, a Loppianolab (vedi articolo di Paolo Lòriga, pp. 30-31), ha rivelato l’indipendenza coraggiosa di un successore e anche la caparbietà calabrese – confessata sottovoce, della protagonista di questo vivace contraddittorio che ha tenuto inchiodati alla sedia i tremila presenti in sala e gli oltre cinquemila spettatori collegati in streaming: tutti curiosi di sapere che fine avessero fatto i focolarini dopo Chiara Lubich.

Già, perché se la testimonianza personale dei seguaci del carisma dell’unità non è venuta meno a quattro anni dalla scomparsa della fondatrice, non si può dire lo stesso della loro visibilità. Le pagine dedicate ai focolarini, sui media nazionali, si sono limitate alla pseudo scalata del Vaticano, a qualche nota sulle loro manifestazioni o alle interviste di esperti vicini alla spiritualità di Chiara. Ordinariamente il profilo basso sembra prevalere.

«Non siamo ammalati di nascondimento – precisa Maria Voce rispondendo ai bonari rimproveri della Scaraffia in proposito –. Non ci teniamo a farci pubblicità. Vorremmo che le persone conoscessero l’incisività positiva che il movimento può dare al nostro tempo».  Un’incisività non nostalgica, né succube della figura della fondatrice, pur stimata e amata, ma i focolarini di oggi sono impegnati invece a rispondere alle domande sempre nuove poste dalla storia e dall’umanità.

«Il carisma di per sé ha le risposte, perché è un dono di Dio – risponde Emmaus a Politi che la incalza sulla necessità di istituire “focolari di dialogo” sui nodi della società e della Chiesa italiana –. Il non appiattirsi sul tempo di Chiara dipende da questo: a nuove domande non si esigono nuove risposte ma nuovi modi di formulare le risposte. La nostra logica resta il Vangelo».

E pur accettando la sfida del giornalista de Il Fatto a percorrere le strade insidiose della politica, della responsabilità dei laici, del ruolo della donna nella Chiesa, precisa che non sono i sinodi o le assemblee programmatiche a risolvere, ma «il cristianesimo vissuto: il pensiero fiorisce poi su questa vita». Quindi, no a un terzo concilio Vaticano, ma bisogna applicare gli insegnamenti del secondo. Niente guerre sante per difendere i cristiani o per favorire la costruzione di moschee in territorio italiano, ma piuttosto favorire le relazioni, il far famiglia, perché a un musulmano «più che la moschea preme che un cristiano capisca la sua religiosità». A conferma della sua tesi racconta di quando, a Instanbul, lei stessa ospitò sul terrazzo di casa un gruppo di musulmani per la loro preghiera.

Lucetta Scaraffia definisce piccole bombe le aperture che la presidente dei Focolari confessa nelle pagine del libro: dalla partecipazione delle donne al conclave per l’elezione del papa, al perdere qualcosa della propria appartenenza ecclesiale per far posto alle altre Chiese e alle altre religioni. La verità è sempre una ricerca comune e non è posseduta solo da una parte. Anche quelli che Politi definisce «diversamente credenti che collocano il loro mondo etico in una dimensione non religiosa» vengono ingaggiati da Maria Voce in questo percorso. L’identikit dei Focolari oggi si attesta ancora sulla cifra che ha contraddistinto in fondo anche la fase fondativa: mostrare il profilo mariano della Chiesa all’opera, la capacità di includere, la vitalità delle relazioni che sa spingere sempre un po’ oltre gli stessi confini che la Chiesa e la società civile si sono date.

Peccato che nei sessanta minuti d’intervista non si sia osato di più su altri temi. Il libro intervista di Paolo Lòriga e Michele Zanzucchi apre brecce notevoli sul pensiero e sull’agire dei Focolari: i separati, la precarietà del lavoro, i fondamentalismi, la pedofilia, il fine vita sono solo alcuni dei temi affrontati con la nuova presidente. Poi ci sono le aperture a sorpresa sul mondo del cinema, sull’ecologia, sulle strutture economiche ispirate alla vita trinitaria. Forse, scoprire queste pagine spetta di diritto ai lettori.
 
La parola agli autori
 
Con l’azzardo e l’irriverenza del giovane giornalista, ho chiesto ai due curatori del libro di segnalare una risposta che li ha lasciati di stucco o piacevolmente sorpresi. Ecco cosa hanno scelto.
 
Il Movimento dei Focolari è conservatore o progressista? È di destra o di sinistra? Sembra un Movimento senza potere, senza possessi, senza strategie particolari. E allora sorge la domanda: sono questi i focolarini oggi?

«Una bella domanda! Siamo sempre in costante ricerca della nostra identità, in un continuo divenire: ma, di sicuro, vogliamo essere un popolo del Vangelo, con una conseguente radicalità, con la possibilità di vivere oggi quell’incontro con Gesù che hanno vissuto gli apostoli e poterne far fare esperienza a tanti.

«In questo orizzonte vitale, destra o sinistra, progressisti o conservatori mi sembrano categorie decisamente parziali. Se siamo un popolo del Vangelo, questo ci spinge a cercare in un conservatore qualcosa di buono da mettere in luce; così altrettanto troveremo in un progressista, e non per questo saremo conservatori o progressisti. Cercheremo con l’uno e con l’altro di costruire qualcosa di valido, una relazione che valga la pena di essere vissuta con tutti al di là di qualsiasi definizione.

«Noi vorremmo essere un popolo non solo nato dal Vangelo (come recita il titolo di un volume sul Movimento, edito dalla San Paolo), ma che continua a nascere dal Vangelo e a vivere il Vangelo come suo stile, come sua caratteristica, anche al di là delle appartenenze confessionali, perché non è legato neanche all’appartenenza alla Chiesa cattolica, anche se, logicamente, ciò ha la sua importanza e la sua efficacia».

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