In Terra Santa con “Città Nuova”

I nostri viaggi: persone da tutta Italia si uniscono nella ricerca di un’esperienza “intimamente” nuova. Non si tratta di semplice turismo.
Basilica della Natività a Betlemme

Anche Città Nuova viaggia. Viaggiano i suoi giornalisti e, da un anno a questa parte, viaggiano anche i suoi lettori. Intendendo con ciò non singoli individui che intraprendono un tour – quello, bene o male, l’hanno sempre fatto –, bensì gruppi di persone che, accomunate da un progetto, si incontrano per mettersi in cammino.

 

Si tratta di un’idea sorta un anno fa, quando il gruppo editoriale Città Nuova, d’accordo con l’agenzia turistica romana Tevere viaggi, ha dato il via a un’iniziativa poi battezzata “In viaggio con Città Nuova”. Sono nati così gli itinerari culturali e i pellegrinaggi spirituali che hanno condotto i nostri lettori a Fatima, Santiago, Gerusalemme, Salisburgo, Praga, Monaco. Viaggi non di natura prettamente turistica, ma inquadrati in un progetto. Così lo descrive Anna Puzio di Tevere viaggi: «I lettori di Città Nuova sono tanti e tra loro sconosciuti. Da ciò è nata un’idea: metterli in contatto, creare un’esperienza comune che potesse condurli a un arricchimento reciproco. Camminare assieme, trascorrere momenti di vita concretanella condivisione e accoglienza reciproca verso mete significative: sono queste le parole d’ordine dell’iniziativa».

 

Così, sull’esperienza dell’anno passato, si ripropone l’idea di un itinerario in Terra Santa. È il maggio 2011. Le vicende nordafricane e mediorientali preoccupano tanti, il numero di chi decide di aderire è esiguo: appena in diciotto da tutta Italia.

«Sono partita senza alcuna riserva per il fatto di non avere compagni di viaggio conosciuti, sicura di trovare persone disposte a fare un’esperienza di vita comune», racconta Maria. I giorni da passare assieme sono otto. La stessa Maria, al rientro, tutt’altro che pentita della scelta iniziale, ha affermato: «Ho trovato diciassette compagni di vita. Credo, infatti, fermamente che ciò che abbiamo toccato e visto assieme sarà un legame indistruttibile».

 

L’esperienza della Terra Santa è sempre intensa e coinvolgente, s’imprime nell’anima dei partecipanti. L’itinerario previsto è quello classico. I luoghi hanno nomi familiari ai più. Davanti agli occhi dei pellegrini-turisti, si avvicendano Nazareth, Betlemme, Cana, Cafarnao, Gerico e il lago di Tiberiade. Betania, e ancora il Mar Morto, Qumran, Gerusalemme, il monte Sion e il monte degli Ulivi. Emmaus infine. Probabilmente va bene così: è giusto che l’itinerario non si discosti dalla consuetudine. Il sapore particolare nasce altrove: dalla lente usata per filtrare il cammino, dal clima che si instaura tra i compagni d’avventura.

 

Si vuole che la madre di Gesù sia la lente attraverso cui osservare i luoghi, ascoltare i racconti, dare sostanza e significato a ogni dettaglio. Da ciò il titolo di questo pellegrinaggio: “Sui passi di Maria”. La visuale cristocentrica, per una volta, viene messa un po’ da parte. Maria diventa la protagonista, la meta di tutto il percorso; e la Via Mariae il tramite per entrare nell’intimità della Terra Santa. Non certo per mettere in secondo piano la figura di suo figlio, ma anzi, cercando di darne un’immagine più reale, arricchita della prospettiva di chi ha collaborato al disegno del Padre. Annunciazione, visita a Elisabetta, nascita a Betlemme: passano come fotogrammi davanti agli occhi dei pellegrini. Fino al calvario, alla crocifissione. Fino alla Desolata ai piedi della croce.

 

«Quando ho letto il titolo del viaggio ho subito intuito che sarebbe stato un incontrare Gesù insieme con Maria», afferma il sacerdote che ha accompagnato la spedizione, don Giorgio Pfender. «Non si trattava solo di vedere i posti dove Gesù è passato, ma soprattutto di lasciarsi prendere dentro con la propria vita, vivendo il silenzio di Maria». A creare questo clima, poi, era necessario un ultimo tassello, fondamentale: una guida che con un pennello fatto di conoscenza e sensibilità affrescasse gli episodi, le scene della vita di madre e figlio, i loro momenti di vita familiare. E che, accompagnando con raffinatezza i visitatori, li abbandonasse solo là dove l’esperienza intima non sarebbe che potuta essere personale. Un ruolo arduo, che però ha avuto esito felice. Così descrive Paola il meticoloso lavoro di accompagnamento: «Spiegando con competenza e precisione date e luoghi storici, la nostra guida ha saputo ricreare l’ambiente e la vita, i sentimenti, la realtà dei personaggi: così abbiamo conosciuto un Gesù vero, uomo e Dio, una Maria che si fida, legge i segni, visita Elisabetta e segue, sfondo celeste, Gesù».

 

E infine il clima. Anna Puzio lo ricorda così: «Il gruppo si era già andato formando nel corso delle telefonate preparatorie, in cui non ci si scambiava solo un nome o un numero di telefono, ma si costruiva un rapporto sincero, personale. Così, arrivati all’aeroporto, per ciascuno è stato come entrare a far parte di una famiglia, anche se non ci conoscevamo». E aggiunge: «Non c’era la logica di accaparramento consueta tra chi parte per un viaggio. Si guardava l’altro. Si penetrava nella sua diversità e la si accoglieva. Si tratta di una condivisione che, da subito, ha creato un’esperienza nell’esperienza. Questo è stato il vero plusvalore del nostro viaggio».

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