In ascolto dell’Asia

Culture millenarie che con i loro valori di armonia, inclusione, Assoluto, spiritualità, mistica arricchiscono l'annuncio cristiano e aprono nuove prospettive al dialogo non solo religioso ma anche politico ed economico. L'Urbaniana di Roma è stato il luogo di sperimentazione
Un indù

Un titolo accattivante quello proposto al convegno sull’Asia organizzato dalla Pontificia Università Urbaniana a metà aprile: In ascolto dell’Asia: le vie per la fede, società e religioni fra tradizione e contemporaneità.

In effetti si è trattato di un vero ascolto sia da parte della Chiesa – di cui l’Urbaniana rappresenta uno dei centri formativi più antichi e significativi – che per il mondo occidentale. Nel corso dei tre giorni di intensi lavori e di dialogo serrato fra relatori e studenti dell’Università, si sono alternati al microfono dell’Aula Magna dell’Università indù, buddhisti theravada, mahayana e won, musulmani sciiti e sunniti. Fra loro uomini e donne, monaci ed accademici. Ovviamente non sono mancati esponenti cristiani e anche di rilievo. A parte le autorità accademiche ed il Card. Filoni, Gran Cancelliere della Pontificia Università Urbaniana, sono intervenuti teologi sia europei che asiatici ed alcuni vescovi. Di rilievo anche la presenza di un esperto di geo-politica, Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes.

Il convegno ha dato voce ai vari ambiti delle culture asiatiche: quelle del sub-continente indiano e della Cina, in modo particolare, ma anche all’islam nelle sue declinazioni asiatiche, dal Pakistan all’Indonesia. Sono emerse problematiche teologiche, in ambito cristiano, ma anche questioni di giustizia sociale e libertà religiosa. Soprattutto da parte di professori e studenti si è ascoltato le voci di quel mondo che ha molto da dire nel contesto del mondo d’oggi e non solo a livello economico con le nuove potenze finanziarie che ormai scandiscono i ritmi del commercio e degli investimenti.

Concetti come armonia, inclusione, Assoluto, spiritualità, mistica sono stati spesso ripetuti, sottolineati ed approfonditi. Tutti si sono, quindi, posti in ascolto di un mondo e dei suoi valori. Sono emerse anche le sfide che il cristianesimo da due millenni si trova ad affrontare in un continente come quello asiatico, dove è nato Cristo e dove pare restare una religione ai margini delle grandi folle e delle culture millenarie.

I lavori e le pause hanno permesso condivisione ed approfondimento di contenuti. Era, infatti, una novità non indifferente trovarsi con autorevoli rappresentanti di diverse religioni asiatiche in quella ‘Università Urbaniana, nata nel 1627 come centro di formazione per i sacerdoti che si preparavano a partire come missionari nei territori in cui il Vangelo non era ancora mai stato annunciato’. Da un centro di preparazione per inviare missionari, l’Urbaniana, come recita la sua presentazione sul sito (http://iscrizioni.urbaniana.edu/kalendarium/), si è sempre più trasformata per arrivare ad essere un vero ‘laboratorio di interculturalità, […] dove attualmente operano persone provenienti da oltre 120 Paesi diversi, rappresentanti delle più varie culture, contesti sociali e religiosi.’

Questa nuova prospettiva, si inserisce sulla linea delle aperture della Chiesa verso altre culture e tradizioni seguite al Concilio Vaticano II, ma anche porta un riflesso dei processi di globalizzazione a cui il mondo moderno è sottoposto’.

In questo senso, l’esperienza che sacerdoti, religiosi e religiose e laici, presenti al convegno come parte della loro preparazione teologica, filosofica e pastorale, hanno vissuto, potendo interagire con persone di fedi diverse, altrettanto aperte al dialogo, ha rappresentato un segno molto incoraggiante per il futuro della Chiesa e dei suoi rapporti con il mondo.

In uno degli intervalli dei lavori, mi sono trovato in un ristorante cinese non lontano dall’istituto accademico per discutere alcuni prossimi programmi. Eravamo cinque persone: due coreani, un thailandese, una indiana. Ero l’unico italiano. Non solo: un vero spaccato di religioni, con un monaco buddhista, un professore del buddhismo Won, una professoressa indù. Verso la conclusione della cena sono entrati tre studenti africani ed hanno intavolato una discussione molto simpatica con il monaco, ovviamente vestito di arancione. Avevano ascoltato la sua relazione il giorno precedente e hanno avuto parole di grande apprezzamento.

Un’esperienza arricchente, che all’inizio del papato di Francesco porta in primo piano valori di culture millenarie che arricchiscono l’annuncio cristiano che, a sua volta, illumina la presenza dell’Assoluto in quelle correnti.

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