Il voto “contro” dei tedeschi

La parola tedesca Wahl ha due significati: la si usa per elezione, ma anche per scelta. La Germania il 18 settembre aveva da fare una wahl in tutti e due i sensi: c’era da eleggere un nuovo parlamento, ma i tedeschi avevano anche la possibilità di compiere un scelta. Ebbene, il primo atto – l’elezione – l’hanno compiuto, il secondo – la scelta – l’hanno rifiutato. Per chi e per che cosa hanno votato davvero i tedeschi? Che cosa vogliono? In quale direzione si muoveranno? È stato un voto contro la prosecuzione del governo tra socialdemocratici e verdi. Schröder e Fischer (leader dei verdi) non sono riusciti a realizzare le riforme promesse nel campo economico, sociale e amministrativo.Tutte le iniziative riformatrici avviate sotto il titolo Agenda 2010 sono state varate in ritardo, con eccessivi tentennamenti e sempre più criticate dalla sinistra della Spd. Le elezioni del 18 settembre sono state però anche un voto decisamente contro il cambiamento a favore di un governo cristiano-liberale tra Cdu e Fdp. Schröder è riuscito in modo eccellente (dal punto di vista tattico) a suscitare ed accrescere la paura dei tedeschi di fronte ai cambiamenti necessari, alle rinunce inevitabili, alle sfide da affrontare. Angela Merkel non si è rivelata la personalità capace di togliere queste paure ed angosce dalla testa dei tedeschi. Non emanava sicurezza e fiducia. Non è riuscita nemmeno a presentare in modo semplice il suo complesso programma politico e ha pagato per i suoi limiti mediatici rispetto alla capacità comunicativa di Schröder. Le elezioni del 18 settembre sono state anche un voto contro il sistema politico attuale. Il nuovo partito della sinistra – composto dal Pds (gli ex-comunisti della Ddr) e da un gruppo di socialdemocratici insoddisfatti dalla politica di Schröder – ha raggiunto l’8 per cento, diventando la quinta forza politica nazionale. I due grandi partiti – Cdu e Spd – sono scesi notevolmente, come mai nella storia della repubblica federale. Tali risultati, assieme all’aumento dei liberali e la conferma dei verdi, hanno prodotto una situazione che potrebbe portare anche a dei raggruppamenti ritenuti fin d’ora impraticabili, come una coalizione tra democristiani, liberali e verdi, oltre alla tanta discussa grande coalizione tra Cdu e Spd. Dalle urne non è uscita una maggioranza. Ma è limpidissimo il messaggio degli elettori ai politici: non siamo d’accordo con la politica attuale; non vogliamo nemmeno l’alternativa che ci presentate; non ci sentiamo sicuri nelle vostre mani; non sappiamo in che direzione andare. Le reazioni di Schröder e della Merkel sono state invece all’insegna di una scarsa capacità d’analisi. Di fronte alla mazzata degli elettori, entrambi hanno dato prova di essere unicamente preoccupati della lotta per la poltrona di cancelliere, come ha stigmatizzato la Bild-Zeitung, il più grande giornale tedesco. Quali le conseguenze di queste elezioni? Per quanto riguarda l’animo dei tedeschi, si può sottolineare quanto ha sintetizzato un giornale polacco: I tedeschi ancora sono troppo concentrati su sé stessi e hanno paura di perdere un po’ del loro benessere. Non sono ancora pronti alla flessibilità richiesta da un’Europa sempre più unita ed un mondo sempre più globale. La tattica adottata da Schröder di puntare su tale paura si è rivelata efficace, ma sarà – a lunga scadenza – disastrosa. La politica in Germania è ora diventata più difficile e più complessa. I compromessi necessari per formare un nuovo governo non aiuteranno a far crescere il coraggio per giungere a scelte decisive ed incisive. C’è il rischio che la Germania rimarrà, ancora per alcuni anni, in fase di stagnazione, con arretramenti in molti ambiti. Se nel frattempo non emergeranno personalità coraggiose, umili e capaci di approntare strategie, la fiducia nella politica, nei partiti e nei politici diminuirà ancora. Tutto oscuro allora? Non necessariamente. Le difficoltà per giungere ad un nuovo governo possono spingere i partiti verso una nuova ricerca di valori comuni, accantonando posizioni e pregiudizi ideologici. E potrà farsi strada una analisi sincera del messaggio contenuto in queste elezioni. In tutti i partiti vi sono – almeno in seconda fila – politici capaci di affrontare le nuove sfide.

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