Il vincolo più forte che esiste.

Èil febbraio del 1956. Il processo di destalinizzazione avviato da Kruscev durante il XX Congresso del partito comunista dell’Urss dà impulso alla speranza di mutamenti nelle democrazie popolari dell’Est europeo. Nell’ottobre dello stesso anno avvengono in Ungheria, a partire da Budapest, manifestazioni antigovernative che si trasformano ben presto in una vera e propria insurrezione. All’alba del 4 novembre le truppe sovietiche con mezzi ingentissimi entrano nella capitale e soffocano nel sangue la protesta popolare, provocando migliaia di morti. I drammatici fatti di Ungheria attirano l’attenzione del mondo intero. L’11 novembre, papa Pio XII lancia da Roma, attraverso la radio, un appello accorato, dicendo tra l’altro: Dio! Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, di ogni giustizia, di ogni libertà, nei parlamenti, sulle piazze, nelle abitazioni, nelle officine… . Già il 15 gennaio del 1957, Chiara Lubich risponde a quell’appello, e lo fa sulle pagine di Città nuova, appena nata: C’è stata una società capace di togliere il nome di Dio, la realtà di Dio, la provvidenza di Dio, l’amore di Dio dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al suo posto (…). Occorre fare un blocco di uomini di tutte le età, razze, condizioni, legati dal vincolo più forte che esiste, l’amore reciproco, lasciatoci dal Dio fatto uomo morente come testamento (…). Occorrono discepoli di Gesù autentici nel mondo, discepoli che volontariamente lo seguano (…), un esercito di volontari, perché l’amore è libero. È stata quella la prima scintilla da cui sono nati i volontari di Dio, una delle più innovative espressioni dei Focolari. Volontarifest Non è un caso dunque che alle soglie dell’autunno di questo anno giungano a Budapest da ogni parte del mondo questi volontari e queste volontarie per celebrare il 50° anniversario della loro nascita. Sono laici, che si ispirano alla spiritualità e all’ideale dell’unità, e che intendono testimoniare in forma pubblica la fede cristiana. Con tutte le conseguenze che ne derivano nel campo etico, sociale e civile. Non si può qui non ricordare la parabola evangelica degli operai nella vigna, la si legge in Matteo, cui si riferisce Giovanni Paolo II: Essa spalanca davanti al nostro sguardo l’immensa vigna del Signore e la moltitudine di persone, uomini e donne, che da lui sono chiamati e mandati perché in essa lavorino. La vigna è il mondo intero, che deve essere trasformato secondo il disegno di Dio in vista dell’avvento definitivo del Regno di Dio Ugualmente dà gioia richiamare il pensiero di Igino Giordani, che con sguardo profetico e con sensibilità spirituale acuta, già decenni prima del Concilio Vaticano II aveva messo in luce la coscienza viva dei primi cristiani, che sentivano di essere collaboratori di Dio, coapostoli, non malgrado il fatto di essere laici, ma proprio perché laici. Oggi i volontari che si richiamano al Movimento dei focolari sono circa 20 mila, presenti in oltre 80 Paesi del mondo. L’appuntamento o, come si è voluto chiamarlo, Volontarifest, si svolgerà il 14 e il 15 settembre 2006 in una sala capace di accogliere oltre 11 mila persone. L’Arena, così si chiama, è una struttura dalle proporzioni armoniche, ed è perfettamente organizzata. Con grande puntualità, già alla fine dello scorso marzo sono giunte prenotazioni per oltre 9 mila persone, provenienti da 65 Paesi del mondo. Il Volontarifest sarà seguito, sabato 16 settembre, da una Giornata aperta, rivolta a quanti desiderano parteciparvi. Ad essa si prevede intervengano altre 2 mila persone supplementari, provenienti non solo dall’Ungheria, ma anche dalla Polonia, dalla Bulgaria, dalla Romania, dalla Cechia, dalla Slovacchia, dalla Croazia e da altri Paesi dell’Est europeo, tra i quali la Russia e la Lituania. Al servizio dell’umanità Il Volontarifest – dal titolo: I volontari di Dio: 50 anni di servizio all’umanità – vuole mettere in luce l’incidenza della loro vita nelle realtà terrene, sottolineando il loro impegno di servizio all’uomo nei tanti ambienti dove si trovano a vivere. A sua volta, la Giornata aperta ha per tema: Tante sfide, una proposta: la fraternità universale. Al mondo che oggi ci interpella con tante sfide, dall’economia alla giustizia, dall’ecologia alla comunicazione, verrà proposta la fraternità come possibile via da percorrere per poter giungere alla pace tra gli uomini e con la natura. Nell’ambito della manifestazione, un pomeriggio sarà dedicato ad una grande festa, in cui si alterneranno sul palco rappresentanti dei cinque continenti con canti, balli e coreografie che intendono riflettere la storia e lo spirito delle differenti culture rappresentate. In un altro momento avverrà la premiazione di un concorso interna- zionale di arti visive (pittura, scultura, grafica, fotografia e video) dal titolo: Fraternità, lanciato alla fine del 2005, come occasione per tanti artisti per manifestare qualcosa della bellezza, che è sempre segno di Dio. Infine, volendo dare la possibilità a tanti amici africani di aiutare in modo qualificato i loro Paesi, che spesso sopravvivono in situazioni drammatiche, sarà lanciato il progetto: Fraternità con l’Africa, per sostenere borse di studio da assegnare annualmente ad adulti e giovani, privi di mezzi economici, che desiderino migliorare la propria preparazione a livello universitario o con corsi di specializzazione professionale, con l’impegno di rimanere nei loro Paesi almeno per alcuni anni. Cantiere aperto Nel preparare un evento di grandi dimensioni, come è quello del prossimo settembre, sono stati aperti più cantieri di lavoro, sia in Italia che in Ungheria. Sono composti da professionisti diversi: c’è l’architetto per l’allestimento del grande palco e ci sono gli artisti; c’è lo scenografo, il regista, il fonico e ci sono i traduttori (si prevede la traduzione simultanea in 26 lingue); ci sono i tecnici e via di seguito. Né tutto ciò avrebbe uno sviluppo e un senso se da ogni angolo del mondo i volontari non avessero fatto pervenire proposte, numeri artistici e soprattutto esperienze vissute a tutte le latitudini, nel nord e nel sud del mondo, come risposta viva e concreta alle necessità, alle solitudini, alle mancanze di unità spesso laceranti e dolorose dell’uomo di oggi. È un grande gioco (se si può dire così) nel quale ognuno si sente responsabile, pur con compiti e in modi diversi. Un grande gioco che si vorrebbe realizzare anche durante l’incontro di settembre, quando il dono offerto da alcuni attraverso la parola, il gesto o l’espressione artistica sul palco sia accolto e ridonato da ognuno dei presenti nella vastissima platea, sentendosi tutti protagonisti e testimoni di un’avventura che è ben più che umana, perché guarda al cielo partecipando fino in fondo alle cose della terra. Si vorrebbe insomma vivere nella dimensione di una famiglia planetaria la fraternità in atto, capace di abbattere le mura che separano gli uguali dai diversi, i primi dagli ultimi. Infatti, il sogno che ogni volontario cerca ogni giorno di realizzare è quello di compiere un’autentica rivoluzione culturale e politica, perché il mondo ha più che mai bisogno della presenza di Dio. Paolo Siniscalco

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