Il Viet Nam e La Pira. Attualità di una pace possibile

la pira

Un avventuroso viaggio ad Hanoi, la promessa strappata ad Ho Chi Minh di una pace che avrebbe evitato un’immane carneficina ed una serie di tensioni mondiali, poi il ritorno, la speranza nelle Nazioni Unite, il tradimento di una soffiata ad un giornale americano che fece saltare tutto, quindi la guerra, quella atroce del Vietnam. Sembrerebbe un’appassionante trama cinematografica ma non lo è, affatto: gli sviluppi di una delle più profonde ferite del ventesimo secolo avrebbero potuto essere ben diversi se solo 50 anni fa il messaggio di pace ottenuto dal sindaco di Firenze Giorgio La Pira in terra vietnamita fosse stato accolto dagli USA.

In occasione del 50° anniversario di quell’indimenticato viaggio che avrebbe potuto segnare la storia, La Fondazione Giorgio La Pira ed il Comune di Firenze organizzano l’incontro intitolato “Il viaggio di La Pira ad Hanoi, 50 anni dopo”, che avrà luogo il prossimo 29 Giugno nella Sala degli elementi di Palazzo Vecchio, a partire dalle 15. Dopo il saluto del sindaco, Dario Nardella, e l’Introduzione del presidente della Fondazione Giorgio La Pira, Mario Primicerio, a prendere la parola sarà l’ambasciatore del Viet Nam in Italia, Nguyen Hoang Long, con un contributo intitolato “Italia e Viet Nam, ieri e oggi”. Molto significativa la successiva relazione attesa, intitolata “Il ruolo dell’Italia nello scenario internazionale al tempo della guerra del Vietnam”, di Mario Sica, già segretario dell’ambasciata italiana a Saigon in quel periodo, tra i protagonisti di due tentativi successivi di pacificazione fatti da Fanfani, che presero il nome di Marigold, tramite un canale polacco, e di Killy, tramite un canale cecoslovacco. A seguire, la relazione della professoressa Elisa Giunipero, docente all’Università Cattolica di Milano, intitolata “La storiografia della iniziativa di La Pira”. Le conclusioni saranno affidate all’ex viceministro degli esteri, Lapo Pistelli.

Giorgio La Pira partì da Firenze in direzione Viet Nam il 20 ottobre del 1965, con in tasca qualche migliaio di lire, un visto per Varsavia, una valigetta con qualche indumento e la riproduzione di una Madonna di Giotto. Ad accompagnarlo, un ventiquattrenne Mario Primicerio (poi divenuto sindaco di Firenze negli anni ’90, come La Pira lo era stato nel 1951 e nel 1961). L’8 novembre 1965, l’incontro con Ho Chi Minh, con il quale furono sottoscritti i punti di incontro possibili tra le parti ma qualcuno, nel governo degli Stati Uniti, una volta recepito il messaggio preferì invece che quella sciagurata catastrofe si protraesse per 8 anni ancora otto anni e gli Stati Uniti furono sconfitti. L’accordo firmato a Parigi il 2 marzo del 1973 dal segretario di Stato americano Henry Kissinger e dal rappresentante vietnamita Le Duc To conteneva infatti le stesse clausole concordate nel novembre del 1965 da La Pira e Ho Chi Minh. In mezzo, il costo di otto anni di stermini: secondo calcoli americani, il numero dei civili morti o feriti nel Vietnam ammontò ad un milione e 350 mila; considerando anche anni recedenti, dal gennaio 1961 al 6 gennaio 1973, gli Stati Uniti ebbero 45.931 morti in combattimento, altri 10.296 morti per cause diverse, 303.605 feriti, 1.216 dispersi.

 “Quando il nostro Presidente del consiglio, Matteo Renzi – commenta Mario Primicerio – è andato in visita ad Hanoi lo scorso anno, subito dopo essere arrivato mi ha mandato un sms ricordando proprio il viaggio di La Pira. Ricordo anche con una certa emozione quando un anno e mezzo fa, invitato ad un congresso di matematica applicata in Vietnam del Sud, senza che io dicessi nulla un funzionario del governo ritirò fuori i giornali del ’65 con la foto mia e di Giorgio La Pira: laggiù ricordano con grande simpatia e gratitudine questo tentativo fatto per la pace. Riteniamo perciò importante ricordare quest’iniziativa di La Pira, ed anche altre che successivamente il governo italiano prese, in particolare legate all’attività di Fanfani: questo convegno non vuole essere solo una celebrazione ma vuole sottolineare l’attenzione che fin dai tempi più bui della situazione in Vietnam l’Italia ha avuto nei confronti di questo paese, nonché quindi le radici di un’amicizia e una collaborazione che è ancora in grande sviluppo”.

“Ci preme mettere in luce – precisa – l’importanza di relazioni bilaterali tra due paesi tutto sommato simili per dimensioni e per il fatto di non essere grandi potenze ma essere comunque rilevanti nella propria area geografica per un ruolo per il dialogo, l’area europea mediterranea da una parte e l’area del sud est asiatico dall’altra. D’altro canto, non è un caso se oggi le relazioni anche economiche tra i due paesi sono eccellenti: lo stesso ambasciatore vietnamita in Italia, un brillante giovane laureatosi nel nostro paese, ha svolto un’opera importante per l‘intensificazione dei rapporti tra i due paesi”.

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