Mèlo americaneggiante del cinese (di Hong Kong) Wayne Wang, tratto dal romanzo di Lisa See, il lungo racconto talora mieloso parla di emancipazione al femminile. Il rapporto del padrone-signore con la donna di umili origini ha un fascino morboso, sottolineato più volte dal regista con forti sequenze sensuali.
Ma al di sotto regna l’inganno e l’attrazione fatale per la morte e per la vendetta. Gelido a volte, teatrale nella recitazione e con una fotografia che alterna con tecnica eccellente i momenti algidi e tragici con quelli intimi, il film di Wang tenta di apparentarsi con un certo filone di riscatto al femminile di sapore occidentale.
Piacerà a chi ama i melodrammi sontuosi e sanguinosi. D’altronde, la recitazione di attrici come Gianna Jun e Binghing Li, di alto livello, ha un suo fascino ed il regista non tralascia occasione per evidenziarne i lati più seducenti. Il film del “ventaglio” – con i suoi messaggi in codice – rimane alla fine una opera tecnicamente ben fatta, a cui però nuoce l’avvicinamento del “sapore” orientale ai modelli nostrani. Il che non è sempre una bella cosa. Perché perde l’occasione di un scavo dei caratteri originari in favore di una appagante costruzione estetica.