Il territorio dell’anima

Senza cellulare, senza tivù. Tre giorni nella splendida Val Paghera, nel Parco dell’Adamello, alla scoperta di sé stessi e degli altri. Questa la sfida raccolta dalle classi terze medie della scuola Lana-Fermi di Brescia, i cui insegnanti, con questo progetto inserito nell’ambito dell’educazione all’affettività, hanno voluto offrire un’opportunità nuova, lontani da moduli didattici e dai rumori della città. La loro singolare avventura viene ora raccontata da un libro che ha come autori gli alunni stessi: Luci ombre (1), ovvero voci, emozioni, ansie e incertezze di ragazzi che hanno percorso un autentico itinerario di ricerca. Primi passi La meta era ardita: Ritrovare un territorio/ un luogo che ti chiama/ a rischiare/ che ti rivela/ ti cambia/ dice chi sei veramente. Per far questo i ragazzi sono saliti a Campo Tres lasciando a casa sicurezze e comodità e si sono messi in cammino. Non c’era nessuno accanto a noi/ che risolvesse i nostri problemi/dovevamo risolverli da noi stessi/avevamo ansie finalmente nostre/non di altri. In realtà gli insegnanti (una ventina in tutto quelli coinvolti nel progetto) sono sempre stati i loro significativi punti di riferimento, specialmente nei momenti più difficili: Abbiamo provato paura/ ma qualcuno ci ha aiutato. Le incomparabili bellezze naturali del parco li hanno conquistati fin da subito e con l’aiuto di una guida hanno imparato a scoprire il fascino delle cose nascoste: Fino a qualche giorno fa non facevo caso/ ad un semplice piccolo seme/ su un semplice tronco/ anche le cose più insignificanti/ svelano segreti. Hanno sperimentato il silenzio, poi definito indimenticabile. Soprattutto si sono sentiti profondamente veri: in città ci si trucca, si mette il profumo, si comprano vestiti belli e costosi per mascherare la propria identità, per sembrare migliori. Nei boschi tutto è come lo vedi… Ma ben presto la fatica si è fatta sentire: sentieri tortuosi, salite estenuanti, freddo, passeggiate interminabili hanno portato a momenti di cedimento e di sconforto: Ho iniziato a pensare che questa meta è troppo difficile/ che mai riuscirò a raggiungerla; di angoscia: abbiamo vissuto col pericolo/ che ad ogni passo ci seguiva; di rabbia: mi sono venute vesciche/ ho provato odio immenso per chiunque/mi stesse portando/in mezzo a quei sentieri fangosi, ma anche di grandi soddisfazioni: mi sento distrutta/contenta/ di avercela fatta nonostante la stanchezza. Eppure sono stati proprio i momenti più critici che hanno messo in moto l’aiuto dei compagni: Qualcuno stava cadendo/ ma qualcun altro l’ha afferrato/ quella mano ci ha riportato dentro i nostri limiti/ quella mano ha forse spezzato un’arroganza. Ed è maturata in loro la consapevolezza che da soli non avrebbero mai raggiunto il traguardo: Siamo arrivati uniti dove nessuno è arrivato/ e vedere qualcuno in difficoltà quando tu sei in difficoltà/fa sentire tutti più uniti e più forti. Amicizia In fondo l’arduo percorso tra salite e crinali non ha fatto altro che riflettere l’esperienza della convivenza tra coetanei, caratterizzata dalle ombre e luci tipiche dell’età: Ho appena litigato con le mie migliori amiche/ e tutto a causa mia/ mi sento una persona orribile/ho tradito la loro fiducia/ loro ora mi mancano. Hanno visto l’altro cambiare perché guardato con occhi nuovi: il compagno che ritenevi antipatico/si è trasformato/ rivelando di essere una persona/diversa da quella che pensavi. Alla fine hanno provato la gioia di ritrovarsi più amici: il bene che voglio/ ai miei compagni/ è immenso . Ascolto Parte fondamentale del progetto sono risultati la sera i momenti di messa a fuoco del vissuto quando i ragazzi, seduti in cerchio, venivano invitati ad esprimere spontaneamente le sensazioni ed emozioni provate durante il giorno: Stamani ho scoperto l’amore che la natura ci dà/ mi si sono aperti gli occhi/ ho trovato me stesso/ un soffio vitale/ la mia anima. E ascoltandosi tra loro si sono resi conto di essere cambiati interiormente: Prima di arrivare qui/credevo di sapere già tutto/an- che se in realtà non sapevo niente/ ho perso la strada sulla carta/avevo freddo paura/ma ho trovato la strada dentro di me/ora sono più libera e spensierata/non ci sono problemi /penso solo all’infinito. La meta Nei mesi seguenti il cammino è proseguito su un panorama altrettanto entusiasmante e non meno impegnativo: liberare la propria creatività trasformando i passi compiuti in parole, fotografie, immagini. Cosa che ha portato ad ulteriori scoperte: Fotografie/ che ho fatto/ credo che siano lo specchio/ della nostra anima/ triste/ felice/ grintosa/ o arrabbiata/ superficiale o originale che sia/ e non ce n’è una più bella di un’altra/ perché in ognuna c’è la personalità di ognuno di noi. Ed è quanto comunicano le belle immagini del libro che assieme alla voce poetica narrante rivelano a quali vette educative può arrivare un’esperienza condivisa tra insegnanti e alunni. È stato proprio grazie al mettersi in gioco di entrambi, che con passione e impegno hanno investito tempo ed energie nel sapersi confrontare al di là dei rispettivi ruoli, che ognuno ha potuto raggiungere la sua meta. Ho conosciuto meglio gli altri/ho capito/che ogni momento della nostra vita è da realizzare/e sfruttare/ho imparato a vivere/siamo andati/sopra le basse nuvole grigie/ dove non pioveva. Luci ombre: flash inediti di adolescenti di oggi, ma anche metafora dell’educazione stessa.

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