Il teologo e i piccoli

Caro vescovo, siamo state molto contente che sei venuto a trovarci. Non ce lo aspettavamo che venivi e che ci portavi la lettera che ha scritto il papa: è stata una bellissima sorpresa. Quando ci hai raccontato della storia della Chiesa siamo state affascinate. Ci è rimasta molto impressa la storia dei santi. In particolare quella di san Martino che ha tagliato in due il mantello. Ci sono piaciute tanto le risposte che ci hai dato.Grazie!. È un epistolario insolito quello di cui stiamo parlando. Quella appena citata è la lettera di alcune bambine di Roma al segretario della Congregazione per la dottrina della fede. Caro mons. Amato – scrive Letizia -, io vorrei diventare come te e fare gli atti d’amore come fai tu. E Camilla di Cesena: Caro buon signore Amato, spero che tu torni un altro giorno al congresso gen 4. Lo si è capito. Il buon signore è mons. Angelo Amato, da tre anni segretario del dicastero presieduto fino all’anno scorso dall’allora cardinale Ratzinger; le autrici di queste missive sono le gen 4, le bambine dai quattro agli otto anni dei Focolari. Più che un epistolario è un rapporto quello che si è stabilito fra il vescovo, salesiano, insigne teologo, e le gen 4. Un’amicizia che nasce quasi per caso, allorché mons. Amato, venuto a conoscenza dell’azione natalizia che queste bambine fanno in tutto il mondo per riportare Gesù bambino al centro della festa, scrive loro una lettera di incoraggiamento in cui esprime apprezzamento per il loro entusiasmo e il loro impegno missionario (vedi Città nuova n. 3/2006). Seguono altri scambi, fino ad un invito. In giugno, infatti, quasi 800 gen 4 da tutta Europa si sarebbero ritrovate a Castelgandolfo per il loro congresso annuale dal titolo abbastanza impegnativo: Portare la felicità. Perché non chiedere a mons. Amato di parlare loro della fonte della felicità vera, di Dio che è amore? La richiesta è appunto quella di spiegare a bambine che non superano gli otto anni i contenuti dell’enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est (una proposta ardita?) e poi di rispondere a qualche loro domanda. Fra il vescovo e le gen 4 scatta una sorta di feeling immediato, come si fossero da sempre conosciuti. Le vostre domande sono difficili, io non so se riesco a rispondere, dirà a più riprese, per favorire il dialogo. Comincia dunque a parlare di questa lettera che il papa ha mandato a tutti i cattolici del mondo, e per far capire l’amore di Dio parla dell’amore dei genitori. Il Santo Padre dice che noi dobbiamo essere amati e dobbiamo amare… che la Chiesa è carità, cioè non solo ama Dio, ma anche il prossimo . E fa degli esempi concreti di santità. Insomma l’eros e l’agape dell’enciclica, declinati in un linguaggio comprensibile ai bambini. Ma il Santo Padre ha mandato una lettera anche a voi. C’è scritto: Alle bambine del Gen 4. Siete voi per caso?. L’applauso per il papa arriva… fino a Roma. Immediate e numerose le letterine di ringraziamento. Esprimono gioia ed affetto. Caro papa, come stai? La lettera che ci hai mandato mi è piaciuta tantissimo e mi emoziona. Spero un giorno di rivederti. Dalla tua carissima Benny!. La santità, dicevamo. Silvia ha una domanda su quest’argomento. Per diventare santi bisogna amare tutta la vita?. E poi, visto che mons. Amato conosce molto da vicino Benedetto XVI, cosa c’è di meglio che farsi raccontare tante cose su di lui? Cosa fa il papa per i poveri? Cosa fai con il papa? Visitate anche gli ospedali e le carceri? Come sta il papa? Vuole bene a noi gen 4?. Susanna ha un grande interrogativo. Come si fa a capire se qualcuno che ti parla di Dio lo conosce veramente?. Ne risulta una catechesi profonda, semplice, chiara. Come quella di Benedetto XVI con i bambini della prima comunione in piazza San Pietro lo scorso ottobre, per intenderci. Questo capirsi immediato tra grandi e piccoli, queste risposte a braccio sulle verità della fede, nell’uno come nell’altro caso, fanno risuonare nel nostro mondo complicato frasi come Lasciate che i bambini vengano a me e Se non ritornerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli. E che cosa frutti un congresso incentrato sull’importanza di portare a tutti la felicità che nasce dal dare e dall’amare anche quando sopraggiunge il dolore, lo testimoniano ancora una volta delle letterine. Questa volta a Gesù. Caro Gesù, quanto ti voglio bene! Ti scrivo questo per chiederti se posso diventare santa perché io mi pento per tutti i peccati e spero di diventare buona come i santi che ci sono là in cielo. Io mi diverto molto in questo mondo, grazie Dio per averlo creato (Miriam). Grazie, Gesù, per queste giornate. Ho tanta felicità nel mio cuore e voglio darla agli altri(Elisa). Carissimo Gesù, vorrei che con tutte le gen 4 amassimo tantissimo, fino alla morte, e portassimo tanta felicità nel mondo e tutti quelli che non credono diventino credenti in te. Ciao. T.V.T.T. bene (Sara). Non è forse quello che noi adulti definiremmo, con Benedetto XVI, la bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo?.Meglio cominciare da piccoli… Imparare dal vangelo Come parlare di Dio ai piccoli. Intervista a mons. Angelo Amato. Il teologo e ottocento bambine. Non è una cosa che capita tutti i giorni. Come si è trovato? Era la prima volta che mi trovavo con un pubblico composto interamente da bambine così piccole. Ho notato attenzione e partecipazione. Durante i miei trent’anni di cappellano delle Suore degli angeli a Roma ho imparato a confessare i bambini della loro scuola elementare e a tenere l’omelia durante la santa messa. I bambini spesso sembrano distratti, ma in realtà seguono attentamente le parole e le ricordano bene. I genitori sanno bene ciò. Parlare in maniera comprensibile delle cose di Dio a dei bambini che non superano gli otto anni. Qual è stato il suo segreto? Brevità e semplicità di linguaggio. Ai bambini bisogna dire poche parole, ma chiare. Soprattutto nella comunicazione religiosa il sacerdote deve essere il più possibile evangelico. Dovrebbe cioè imitare l’esempio di Gesù, che sapeva parlare ai grandi e ai piccoli. Anzi, ai grandi diceva di diventare come bambini, semplici e fiduciosi nella provvidenza del Signore. I grandi pedagogisti come Don Bosco riuscivano a comunicare ai piccoli le grandi verità di fede. Ricordo una predica di Don Bosco sulla santità. Ai ragazzi fece questo ragionamento: tutti siamo chiamati alla santità, grandi e piccoli; è bello farsi santi e quindi dovete farvi santi. Fra quei piccoli c’era Domenico Savio che disse: Io sono la stoffa, lei il sarto; faccia di me un bell’abito per il Signore. Ai bambini bisogna dire sempre la verità, sull’esempio di Gesù. Che ricordo si porta di questo incontro? Sono tanti: la cordialità dell’accoglienza, la creatività della scenetta sul diluvio universale, la gioia dei canti, il desiderio di chiedere il perché di tante cose. Ricordo che quando ho invitato le bambine a fare domande libere, subito si sono allineate una ventina per salire sul palco e porre domande semplici ma teologicamente profonde ed essenziali. Ad esempio: Come fare per mantenersi buoni fino alla fine della vita, se noi facciamo tante mancanze ogni giorno?. Si tratta di una domanda importante. I bambini desiderano essere buoni, ma sentono la difficoltà nel mantenere questo loro proposito. La mia risposta è stata altrettanto essenziale: frequentare il sacramento della riconciliazione, per ottenere il perdono dei peccati e rafforzare con la grazia la volontà di fare il bene, e poi accostarsi alla comunione, per ricevere da Gesù la forza di perseverare nella santità. I sacramenti sono la nostra riserva di santità per tutta la nostra vita. Un’altra domanda teologica è stata quella sul significato del Paradiso, che è la sintesi di ogni gioia e di ogni felicità. C’è stata anche qualche domanda simpaticamente birichina, come quella: Lei preferisce essere santo o papa?. La risposta la lascio indovinare. La trasmissione della fede è un processo necessario fin dai primi anni di vita. Quali sono, secondo lei, gli elementi fondamentali di questa formazione? Sono tre. Anzitutto si deve saper offrire risposte adeguate a tutte le domande sulla fede, che il bambino pone ai grandi. I piccoli hanno la lucidità di cogliere l’es- senziale delle cose e degli avvenimenti. Si accorgono subito quando, ad esempio, fra i genitori non c’è serenità e armonia. E ne soffrono. E spesso si ingegnano a porvi rimedio con la loro buona condotta. La risposta alla litania senza fine dei loro perché è la porta aperta per la loro formazione religiosa: perché pregare, perché andare in chiesa alla domenica, perché confessarsi. Ma anche: che cos’è la vita eterna, che cosa è l’eucaristia, chi è il papa. Alle mille domande dei piccoli, i genitori, come primi educatori della fede, hanno il dovere di rispondere con essenzialità e verità, consultando, ad esempio, il Catechismo della Chiesa Cattolica e il recente Compendio. Non si deve sottovalutare o trascurare questo desiderio di conoscenza dei bambini, anch’essi entusiasti esploratori della verità. In secondo luogo bisogna accompagnare la cultura religiosa con la testimonianza di vita. Se i genitori non pregano mai, ai bambini viene a mancare la prova dell’utilità e della necessità della preghiera. I piccoli non possono gustare una minestra che i genitori non preparano mai. Fu la perseveranza nella preghiera di santa Monica uno dei motivi che portarono sant’Agostino alla conversione: le mamme sono le prime educatrici dei loro figli alla fede. Infine, bisogna far lavorare la grazia educando i piccoli alla virtù, a saper distinguere tra bene e male e a scegliere il bene. Il bambino sa cogliere quasi istintivamente quello che è bene e quello che è male. Per questo la Chiesa eleva agli onori degli altari anche i bambini come il quattordicenne Domenico Savio o la dodicenne cilena beata Laura Vicuña. Quest’ultima, consapevole della situazione disordinata della mamma, non solo prega, ma supera vittoriosamente ogni attentato alla sua dignità di donna, offrendo le sue sofferenze per la conversione della cara mamma. Riuscendovi. MESSAGGIO DEL PAPA ALLE GEN 4 Dal Vaticano, 8 giugno 2006 Care bambine, il Santo Padre Benedetto XVI ha appreso con soddisfazione che ottocento di voi, appartenenti al Movimento dei focolari e provenienti da diverse parti del mondo, siete riunite in questi giorni al Centro Mariapoli di Castelgandolfo per riflettere sul tema: Portare la felicità a tutti. Il Sommo Pontefice desidera esprimere a ciascuna di voi il suo affettuoso saluto, augurandovi di crescere nell’amicizia con Gesù per diventare gioiose testimoni del Vangelo e recare a tutti il dono della vera felicità. Sua Santità, che conta molto sul sostegno spirituale dei bambini e sulle loro quotidiane preghiere, mentre auspica un buon esito dell’importante incontro, in segno di particolare benevolenza è lieto di inviare a ciascuna di voi una speciale benedizione apostolica, volentieri estendendola alle organizzatrici, ai vostri familiari e a tutte le persone care. Anch’io unisco un particolare saluto augurandovi ogni bene. ? Leonardo Sandri, sostituto

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