Il teatro del Corpus Domini

Nel Medioevo questa importante festa era anche il momento in cui raggiungevano il culmine le rappresentazioni messe in scena dagli esponenti del teatro popolare religioso
Processione del Corpus Domini

La festa del Corpus Domini, nel Medioevo, aveva un’enorme importanza (anche oggi, ovviamente!). Istituita ufficialmente da papa Urbano IV nel 1264, la solennità suggellava l’anima del Medioevo che avevo colto la centralità del mistero del santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Veniva allora simboleggiata dalla processione trionfale, per le vie delle città, della sacra Ostia.

Oltre ai tesori teologici, di santità e di fede vissuta dal popolo, la centralità dell’Eucaristia era testimoniata da opere d’arte pittoriche e letterarie, ma soprattutto dalle sublimi cattedrali gotiche nella cui penombra interna, illuminata dai riflessi delle vetrate, l’anima si raccoglieva di fronte al “pane del cielo” e le cui guglie la innalzavano a Dio.  

Ma c’era un altro prezioso gioiello artistico scaturito da questa fede viva. Il teatro popolare religioso. Che aveva il suo climax proprio nelle festività del Corpus Domini. Nelle città, nei borghi, nel giorno delle rappresentazioni, si cominciava all’alba, verso le quattro e mezza, cinque del mattino. Gli attori si riunivano in piazza, per indossare i costumi, per dare gli ultimi ritocchi ai carri col palcoscenico drappeggiato di stoffa ricamata o dipinta. Un vocio allegro, quasi euforico, si diffondeva per la città, che cominciava a rischiararsi al sole della primavera avanzata. C’era grande emozione, perché quello era l’evento dell’anno.

La gente, uscita di casa, si dirigeva verso il grande prato. Si sedevano lì,  formando un ampio cerchio e posando  sull’erba il cestino del cibo che avevano portato. Perché il giorno sarebbe stato lungo. Verso le sei, i carri raggiungevano il prato e si dava inizio alle rappresentazioni, che si snocciolavano una dopo l’altra, raccontando la storia della salvezza. Su ogni carro, allestito dalle varie corporazioni, ne veniva messa in scena una parte, dalla creazione di Adamo ed Eva fino al Giudizio Universale. I carri si spostavano intorno al cerchio del prato, di modo che, in successione, ognuno potesse edificarsi seguendo le commedie religiose. Che erano dotate di grande potenza comunicativa. Coinvolgevano appassionatamente il pubblico, commuovevano, facevano piangere e ridere, ricordando allo stesso tempo il messaggio cristiano e invitando alla conversione.

In Inghilterra, in particolar modo, dalla proclamazione della festa del Corpus Domini fino alla sua soppressione avvenuta nel 1548 (in conseguenza dello scisma di Enrico VIII), sono stati prodotti tanti e importanti cicli di commedie sacre, chiamate “Misteri”, se di ispirazione biblica, o “Miracoli”, se legati alla vita di santi. I testi di questi cicli di commedie, sebbene carichi di luoghi comuni e d’ingenuità, ricchi di riferimenti alla vita quotidiana e conditi da personaggi ed episodi burleschi, non mancano di notevoli qualità letterarie, soprattutto per lo sforzo dell'autore di usare il linguaggio popolare del pubblico dell’epoca, per elevarlo al mistero divino.

«Per rozza che fosse la materia letteraria … la pietà, il pathos, la gioia, la speranza, l'indignazione, affidati a meccanismi elementari, continuano a manifestarsi con puntualità» scrive Masolino D'Amico. Quella del Medioevo è stata forse l’unica epoca in cui il teatro si è felicemente sposato con la religione cristiana; che dalla sua nascita, non si era mai dimostrata favorevole alle attività teatrali, eredità con i giochi del circo della Roma pagana. Gli attori erano accusati di incidere negativamente sulla moralità del popolo. Per esercitare la propria arte molti di essi diventarono girovaghi. Nei secoli successivi, i menestrelli, i trovatori, le compagnie ambulanti, non ebbero vita facile.  Ma furono proprio essi a gettare le basi del teatro religioso e della commedia dell’arte. La cristianità medioevale assorbì quest’enorme potenzialità popolare, per conferirle un contenuto religioso. Producendo frammenti di grande arte.

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