Il “suggerimento” di Paolo

Paolo ce la sta mettendo tutta. Sì, quel Saulo di Tarso divenuto Apostolo delle genti, da abile comunicatore qual è stato, sta facendo tesoro del bimillenario della sua nascita, avvenuta tra il 6 e il 10 dell’era cristiana. Ha così suggerito a papa Benedetto XVI e al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I di indire un Anno paolino per le loro rispettive Chiese. E gli inizi sono promettenti anche sul versante ecumenico. L’ormai tradizionale visita a Roma nella festa dei santi Pietro e Paolo da parte del patriarcato di Costantinopoli ha assunto quest’anno un significato più intenso. I due leader religiosi hanno vissuto assieme la solenne inaugurazione dell’Anno paolino nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Con loro, numerosi delegati di altre Chiese e Comunità ecclesiali. Tra le Chiese ortodosse, quelle di Gerusalemme, Cipro e Grecia, e quella siro-ortodossa di Antiochia, che hanno un vincolo particolare con l’Apostolo, perché costituiscono l’ambiente geografico della sua vita prima di giungere a Roma. Presenti, inoltre, due rappresentanti del Patriarcato di Mosca e il primate anglicano delle Indie occidentali, l’arcivescovo Drexel, in rappresentanza dell’arcivescovo di Canterbury. L’intento di Benedetto XVI è quello di apprendere da Paolo la fede e la verità in cui sono radicate le ragioni dell’unità. L’auspicio è che l’Anno aiuti il popolo cristiano a rinnovare l’impegno ecumenico e si intensifichino le iniziative comuni nel cammino verso la comunione fra tutti i discepoli di Cristo. Visibile la gioia anche in Bartolomeo I. Questa celebrazione è anche un’occasione per le nostre due Chiese sorelle di pregare e celebrare insieme al fine di suggellare il nostro impegno per la riconciliazione e di rafforzare i nostri vincoli di solidarietà. I rapporti tra Roma e Costantinopoli sono stati alimentati da incontri e visite reciproche tra Paolo VI e Atenagora, Giovanni Paolo II e Demetrio I, oltreché con l’attuale patriarca. Adesso sembra che gli ottimi rapporti tra le due Chiese beneficino di un colpo di acceleratore, almeno nella frequenza degli appuntamenti. Nel giro di un anno e mezzo – dal viaggio del papa a Istanbul – Benedetto XVI e Bartolomeo si sono incontrati tre volte. E il bello, si potrebbe dire, deve ancora avvenire. Perché il patriarca ha già in agenda di tornare a Roma nel prossimo ottobre. L’invito ricevuto è importantissimo dal punto di vista teologico ed ecclesiologico, e perciò ecumenico: parlerà al Sinodo mondiale dei vescovi cattolici. Un segnale di coraggioso dialogo nel sempre impegnativo cammino ecumenico. A suggellare l’impegno del patriarca Bartolomeo nel processo di comunione con tutta la cristianità, la consegna del premio Klaus Hemmerle 2008, avvenuta ad Istanbul il 12 giugno scorso, da parte di una delegazione ecumenica di vescovi tedeschi assieme ai responsabili dei Focolari della Germania e a duecento persone.

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