Il sogno di Arianna

Una sera Arianna, senza apparente motivo, si mise a far capricci e, nonostante i rimproveri della mamma, del papà e dei fratellini, non la smetteva. I genitori, esasperati, la mandarono a letto. Il pianto disperato e gli urli di protesta si sentivano per tutta la casa. Per fortuna lentamente si calmò e infine si addormentò. Al mattino, appena sveglia, corse dalla mamma, l’abbracciò e le diede un mare di baci; poi corse dal papà e dai fratelli e fece la stessa cosa. La mamma, stupita, chiese cosa le fosse successo (che le punizioni, qualche volta, facciano bene – pensava – può succedere, ma fino a questo punto…). Arianna spiegò di aver sognato prima il diavoletto e poi l’angioletto. La mamma incuriosita, prese la sua bambina sulle ginocchia e la invitò a raccontare. Ho sognato il diavoletto che mi invitava a seguirlo mentre diceva: Amici come me non si trovano tanto facilmente e per dimostrarti che sono veramente un amico speciale ti porterò al Luna Park. C’erano tantissime giostre di ogni tipo. Le luci e le musiche le rendevano ancora più belle e, naturalmente, salii su tutte. Per ultimo, andai sulla ruota panoramica da dove potevo ammirare il parco: era bellissimo con tutte quelle luci multicolori e sfavillanti. Ma, all’improvviso, un fulmine fece saltare la corrente e tutte le giostre si bloccarono nel buio più completo. Mi ritrovai da sola nella parte più alta della ruota, poiché il diavoletto era scomparso. Che bell’amico: mi aveva abbandonato proprio nel momento del bisogno. Dalla paura mi misi a gridare con tutte le mie forze. Mi svegliai di soprassalto ma, costatando che era solo un sogno, feci un sospiro di sollievo e mi riaddormentai quasi subito. Ben presto cominciai a sognare di nuovo. Questa volta ero in compagnia di un angioletto che mi prese per mano e mi accompagnò in mezzo a delle bambine molto povere: Perché mi hai portato qui? Non c’è nulla! Cosa posso fare per loro? Non ho con me neanche un giochino! L’angelo mi sorrise, ma non rispose. Mentre cercavo di fare amicizia con quelle bambine, mi ricordai di aver imparato tanti giochi di gruppo al campo Scout: salto della cavalletta, nascondino, uno due tre stella, alto di terra ecc.. Glieli proposi e cominciammo a giocare allegramente. Visto il successo, presi coraggio e chiesi se volevano imparare a costruire alcuni giochi con materiale di fortuna, come un’altalena, uno scivolo, tiro alla fune… Anche questa volta feci centro. Arrivata la sera, intorno a un bel falò, parlammo di noi e dei nostri desideri. Fu bellissimo! Stanche ma felici, si addormentarono sotto un bel cielo stellato. Mentre le mie nuove amiche dormivano, cominciai ad osservare le stelle: Come sono belle – pensavo – e quante ce ne sono! Ma come fanno a rimanere lassù senza cadere?. E ancora: Lo spazio che c’è in cielo dove finisce? Mentre ero assorta in queste considerazioni, mi accorsi che l’angioletto stava frugando nel mio cuore. Sorpresa gli chiesi: Cosa stai facendo? e lui: Prendo la lucetta che c’è nel tuo cuore. Ed io ancora più stupefatta: Quale lucetta, chi ce l’ha messa? e l’angioletto mi spiegò: Ogni volta che fai qualcosa per gli altri, come hai fatto tu oggi per queste bambine, nasce una fiamma nel cuore; ed io ho il compito di portarla lassù in mezzo alle altre stelle. Ciao, devo far presto, se voglio essere di ritorno in tempo per stare con te domani mattina. E, in un frullo d’ali, volò via. Finalmente ho scoperto perché il cielo è così bello, siamo noi bambini, con i nostri atti d’amore, a renderlo così! Non è vero, mamma?. Ella strinse a sé la sua bambina mentre una lacrima di tenerezza faceva capolino tra le ciglia dei suoi occhi.

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