Il silenzio che risponde alla n’drangheta

La gente di Reggio Calabria ha reagito unita e in maniera inaspettata all'attentato contro la Procura. Una fiaccolata silenziosa è l'ultima delle tante iniziative partite dal basso.
fiaccola

Questa volta la n’drangheta non se l’aspettava. E la deflagrazione di domenica scorsa, che aveva lo scopo di colpire al cuore la Procura generale di Reggio Calabria, invece del solito scoramento ha provocato una reazione corale della parte sana della città, difficilmente immaginabile fino a qualche giorno prima. Da allora infatti si sono susseguite una serie di manifestazioni a catena, la prima spontanea indetta quella stessa domenica dal padre gesuita Giovanni Ladiana, della chiesa adiacente la sede della Corte d’appello, luogo dell’attentato. E poi altre due iniziative, l’ultima in ordine di tempo quella di ieri sera. Una fiaccolata silenziosa indetta dalle sigle sindacali dei vari orientamenti che ha riunito associazioni del mondo del volontariato, ma anche gente comune, e soprattutto giovani.

 

Un silenzio dignitoso ha accompagnato il corteo, che si è snodato nel centro cittadino a partire proprio dal luogo dell’attentato. Nessun grido, nessuna bandiera o slogan offensivi, ma di certo un silenzio che, manifestato in piazza,come quasi mai avviene in queste latitudini, ha espresso più di mille parole lo stato d’animo della gente: tenace e in un certo senso capace di soffrire con compostezza. Il tutto mentre in città si teneva un vertice istituzionale di vaste proporzioni, alla presenza del ministro degli Interni, Roberto Maroni, e della Giustizia, Angelino Alfano, con la promessa di un invio, in tempi brevi, di nuovi magistrati e forze dell’ordine. Questa volta lo Stato ha compreso che non si può più attendere.

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